Realtà virtuale, realtà relativa e realtà assoluta
Il tema del seminario teosofico di quest’anno ci dà l’occasione di riflettere su cosa sia la realtà.
Ma che cos`è la realtà ?
Di questo quesito si sono occupati diversi filosofi, a partire dall’antica Grecia:
Parmenide sosteneva che l’essere è eterno, immutabile, e che il cambiamento e il divenire sono solo illusioni. La realtà, per Parmenide, è un’unica e immutabile sfera dell’essere.
Platone credeva che il mondo fisico, che percepivamo attraverso i sensi, fosse solo una copia imperfetta e mutevole di un mondo reale e eterno di “forme” o “idee”. Queste idee, come l’amore, la bellezza, la giustizia, esistono indipendentemente dalla mente umana e sono la vera realtà.
Democrito rappresenta uno dei primi tentativi di spiegare la realtà attraverso particelle fondamentali. Democrito credeva che tutto ciò che esiste fosse composto da piccole particelle indivisibili chiamate “atomi”. Questi atomi, con le loro diverse configurazioni e posizioni nello spazio, costituiscono la realtà che percepiamo. Come vedremo in seguito, la meccanica quantistica ha smentito questa teoria…
Protagora è famoso per aver detto che “l’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono per ciò che esse sono, e delle cose che non sono, per ciò che non sono”. Questa affermazione indica una visione relativistica della realtà, in cui ogni individuo ha la propria percezione e interpretazione del mondo che lo circonda.
Questi sono solo alcuni degli approcci alla realtà presentati dai grandi filosofi greci. Le loro idee hanno avuto un’enorme influenza sulla filosofia occidentale e sono ancora discusse e analizzate oggi.
Molti secoli più tardi, Kant fa distinzione tra mondo fenomenico e noumenico. Il mondo delle apparenze (fenomeni) è l’unico mondo che possiamo conoscere con certezza, mentre il mondo al di là dell’esperienza (noumeno) è per noi inconoscibile perché non possiamo mai farne esperienza diretta.
Schopenauer introduce il concetto di Velo di Maya , il velo dell’illusione, che ottenebra le pupille dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista.
Per Krishnamurti, la realtà non può essere compresa attraverso concetti, idee o credenze. Egli sosteneva che la vera comprensione della realtà poteva emergere solo quando l’individuo era libero da tutti i condizionamenti, siano essi culturali, sociali, religiosi o personali.
Una delle sue affermazioni più celebri era che “la verità è una terra senza sentieri”. Questo significava che la ricerca della verità e della realtà non poteva essere guidata da dogmi religiosi o filosofici fissi. Ognuno doveva trovare il proprio cammino, liberandosi da tutte le influenze esterne e esplorando la propria mente senza pregiudizi.
Krishnamurti invitava le persone a osservare la propria mente in modo attento e profondo, senza giudizio o desiderio di cambiamento. Attraverso questa osservazione profonda, sosteneva che si potesse scoprire la realtà in modo diretto, senza le lenti distorsive delle nostre aspettative, paure e desideri.
In effetti, la realtà consiste in ciò che i nostri sensi, i nostri sensori percepiscono.
Ma le cose non sono così semplici: gli occhi vedono solo una certa gamma di colori, le orecchie odono solo una certa gamma di frequenze, viviamo in un mondo a tre dimensioni, ma probabilmente esistono universi a dimensioni maggiori di tre, ecc. Si tratta di sensori imperfetti, ma importanti, poichè collegano la vita materiale con la nostra coscienza. Questo collegamento può essere alterato dai nostri corpi più densi, da emozioni, modelli che ci costruiamo, o anche purtroppo con l’utilizzo di svariate droghe.
Realtà relativa
Parliamo quindi di realtà relativa per indicare il concetto secondo il quale la percezione e l’esperienza della realtà possono variare da individuo a individuo. Immaginiamoci due persone che aspettano un treno. Il primo aspetta un amico che non vede da lungo tempo, e se ne rallegra.
Il secondo dovrà dire addio all’amata che partirà con quello stesso treno.
Le due persone avranno una percezione molto diversa di quella stazione e di quel treno…
La percezione della realtà è influenzata da fattori quali le emozioni, la cultura, le nostre esperienze.
Anche il tempo è percepito in maniera soggettiva. Einstein diceva:
“Metti la mano su un fornello caldo per un minuto e ti sembrerà un’ora. Se ti siedi con una bella ragazza per un’ora, ti sembrerà un minuto. Questa è la relatività”.
Ma non è solo una questione di soggettività, anche il tempo non è assoluto, ma relativo, dipende dal sistema di riferimento.
…La teoria della relatività ristretta ci dice che, all’interno di un’astronave che viaggiasse ad altissima velocità, il tempo trascorre più lentamente, le sue dimensioni si riducono, e la sua massa aumenta.
Fino alla fine del 19° secolo, la realtà poteva essere descritta dalle leggi della fisica classica.
Questa credeva di descrivere la realtà fisica, mentre descriveva invece un modello mendace della realtà creato dai nostri sensi , ad esempio che l’esistenza del mondo è indipendente dall’osservatore (poi smentito da Heisenberg), che lo spazio ed il tempo sono indipendenti ed assoluti, (smentito da Einstein), che la materia è composta da atomi pieni, duri ed indistruttibili (smentito da Ernest Rutherford che ha dimostrato che la materia è quasi vuota) che la realtà è un sistema deterministico, cioè che conoscendo le condizioni iniziali, si può predire l’evoluzione passata e futura del sistema (smentito dalla meccanica quantistica) [1]
La conclusione è che la realtà sfugge a qualsisi tentativo di descriverla con un modello.
La musica non è nelle note, la musica è tra le note, diceva W.A. Mozart…
Realtà virtuale o aumentata
Qual è la percezione della realtà, nella quotidianità? La nostra società attuale sembra immergersi sempre più in una realtà virtuale, interponendo tra l’uomo ed il mondo vari tipi di schermi.
Possiamo ad esempio vivere l’esperienza di essere in alta montagna, semplicemente attraverso un computer e una webcam. Tutto diventa semplice, a portata di mano. Una sensazione di onnipotenza. Anche visitando un luogo per la prima volta, abbiamo l’ impressione, rassicurante a scapito della sopresa, di averlo già visto…
Capita di vedere escursionisti che si avventurano in montagna con scarpe da città, senza esperienza nè equipaggiamento. L’esperienza se la sono fatta al computer.
Nel 2021, 3’680 persone si sono trovate in situazioni difficili nelle Alpi svizzere e hanno dovuto essere salvate (erano state 3’471 l’anno prima). Si tratta di un numero da primato.
I morti sono stati 201…
Attraverso uno schermo, anestetizziamo il nostro rapporto con il presente, annientiamo il “qui ed ora”…
Tendiamo a delegare tante attività alla cibernetica: invece di parlarsi, ci si messaggia. Gli acquisti si fanno online, persino la guerra si fa a distanza. E’ probabilmente più indolore uccidere il prossimo azionando il mouse.
La tecnologia ci fornisce infinite opportunità, gli smartphones diventano sempre più indispensabili, sempre più arduo staccarsi dai vari social media.
Un viaggio in treno, ormai, sembra una scena di un vecchio film di fantascienza, in cui tutti fissano i piccoli schermi, incapaci di comunicare direttamente fra di loro.
Abbiamo messo uno schermo tra noi e gli altri, aumentando la separatività.
Realtà aumentata
Insistendo in questa direzione, la realtà virtuale, o aumentata, è una tecnologia che consente di entrare in un ambiente immaginario.
Le molteplici applicazioni della realtà virtuale si hanno nelle simulazioni per la medicina, l’aviazione, i giochi, in architettura, ecc.
Questa si basa su smart glasses, occhiali intelligenti che sono in grado di immergerci in un mondo artificiale. Portando dei guanti appositi possiamo interagire con questo mondo.
Come ogni cosa, anche la realtà aumentata ha però almeno due facce.
Può servire a scopi didattici, simulando situazioni che servono a istruire personale tecnico, medici, ingegneri. Purtropo però anche per formare piloti di aerei da caccia, militari e via dicendo.
Può inoltre anche essere una porta per fuggire irrimendiabilmente dalla realtà.
Ci si può chiedere ora per quale motivo l’uomo vuole fugggire dal quotidiano, e cercare altre realtà.
La realtà relativa non basta…
La scintilla divina che è in noi sente intimamente che la realtà che conta è un’altra cosa, la realtà che ha a che fare con l’origine di tutto, con l’essere immanente: la Realtà Assoluta.
Realtà Assoluta
La Realtà Assoluta si riferisce a un concetto di realtà che esiste indipendentemente dalla percezione umana o da qualsiasi altro fattore soggettivo.
La Teosofia postula un universo ciclico, che si manifesta, si sviluppa e si dissolve nella Realtà Assoluta. Dopo un periodo di riposo, un nuovo universo appare.
La nostra mente, essendo limitata, non può comprendere l’Assoluto, che è la sorgente della Manifestazione, l’Essere Immanente. Grazie alla ricerca interiore, ed alla pratica mistica, è possibile però avvicinarsi ad un’esperienza della realtà assoluta. La realtà ultima non può essere compresa solo attraverso la ragione e la logica.
Ci sono livelli di esistenza che ci nascondono la visione della realtà assoluta, il velo di Maya.
La teosofia ci dice anche che la realtà è una manifestazione dell’energia divina o spirituale, e soprattutto che la realtà è Una, come l’unità della vita. L’intero universo è permeato da un’unica e unificante forza o principio. Tutte le cose sono interconnesse e interdipendenti, poiché condividono questa stessa realtà assoluta. Anche la fisica quantistica si confronta oggi con il mistero dell’entanglement (interconnessione, correlazione) quantistico, un’interazione indipendente dalla distanza fisica di due sistemi quantistici.
Nella Cosmogenesi, la Signora Blavatsky scrive che “tutto ciò che esiste ha solo una realtà relativa, non assoluta, dato che l’aspetto assunto dal noumeno (la realtà in sè) celato dipende dal potere di percezione dell’osservatore….Nulla è permanente all’infuori dell’unica Esistenza celata ed assoluta che contiene in sè stessa il noumeno di tutte le realtà…
Il progresso ascendente dell’Ego è una serie di risvegli progressivi, ognuno dei quali porta con sè l’idea che finalmente siamo giunti alla realtà; ma solo quando avremo raggiunto la Coscienza Assoluta e avremo fuso la nostra con essa, saremo liberi dalle illusioni prodotte da Maya.” [2]
La Società Teosofica Italiana e quella Svizzera continuano la loro collaborazione anche in occasione dell’edizione 2024 del tradizionale Seminario Teosofico di Ascona, dedicato quest’anno al tema: “Realtà virtuale, realtà relativa e realtà assoluta: dialoghi teosofici sull’individuo contemporaneo e il suo vissuto”. Il Seminario, in presenza, sarà ospitato nel bel contesto dell’Hotel Ascona, nella ridente omonima località del Canton Ticino (Svizzera), alle pendici del Monte Verità, che fra fine Ottocento e inizio Novecento ospitò una delle più significative esperienze culturali e umane nel segno dell’Utopia e della costruzione di un mondo migliore. Il Seminario si svolgerà dal pomeriggio di venerdì 22 marzo a domenica 24 (con conclusione per le ore 12). Sono previste relazioni specifiche, approfondimenti e una sessione di domande e risposte. In allegato le informazioni di dettaglio e la scheda d’iscrizione.
Per chi non dormisse in Hotel il seminario ha un costo da versare alla reception dell’Hotel Ascona di Chf. 20.-, così come i pasti vegani/anarcolici di Chf. 25.- a persona/pasto.
Siamo fondamentalmente UNO, uniti nell’Unico Campo Cosciente e le “distanze locali” sono solo un’illusione perché la materia non è altro che Pura Coscienza-Energia (Intelligenza) condensata in forme differenti (locali). I fisici quantistici hanno scoperto che la materia è “vuota”, e che la materia non è altro che informazione-pensiero condensata. Questa prospettiva rivoluzionaria ci invita a riflettere sulle nostre percezioni della realtà e a esplorare la connessione profonda che esiste tra tutti gli elementi dell’universo. Nel contesto della fisica quantistica, la nozione di separazione e individualità si dissolve, rivelando un tessuto di realtà interconnesso in modi che sfidano la nostra concezione tradizionale di spazio e tempo.
Se la materia non è altro che Pura Coscienza-Energia (Intelligenza) condensata in forme differenti (locali), questa intelligenza o mente divina che è tutto, è la realtà percepita in maniera assoluta. Se la nostra mente realizza la sua natura (divina), la natura della mente che illuminata, dimora nell’assoluto e non nel relativo, limitato della realtà relativa. Ciò è semplicemente dimorare nella verità di quello che i Buddhisti chiamano Rigpa, la natura della mente.
Alla fine del 1970 Stephen Phillips, allora studente laureato in fisica presso l’Università della California, conseguì la laurea utilizzando alcuni dei diagrammi riportati in Chimica Occulta. Il dottor Phillips scoprì che le descrizioni chiaroveggenti di Besant e di Leadbeater degli elementi chimici erano completamente in linea con le teorie Quark, Quantum Chromodynamic e delle Super-Stringhe della moderna fisica subatomica. In esoterismo, gli atomi sono chiamati vibrazioni (secondo la teoria delle stringhe appunto tutta la materia è una vibrazione). Originariamente i Greci indicavano con il termine Atomi (dal greco A-tomein ovvero che non si può suddividere ulteriormente) le particelle ultime. Oggi abbiamo teorizzato come particelle ultime le stringhe appunto.
La visione della realtà proposta dalla fisica quantistica ci porta a ridefinire le nostre concezioni sul mondo che ci circonda. La scoperta che la materia è in realtà principalmente “vuota” e che è costituita da informazione-pensiero condensata (le vibrazioni della mente che pensando generano forme, forme pensiero, vibrazioni, stringhe appunto) ci invita a rivalutare le nostre percezioni e a esplorare nuove prospettive sulla nostra connessione con l’universo poiché anche noi siamo tutto e Dio, solo limitati temporaneamente dalla nostra realtà soggettiva illusoriamente relativa (maya per i buddhisti). Questo nuovo paradigma ci spinge a superare le nozioni convenzionali di separazione e individualità, aprendo la strada a una comprensione più profonda della realtà. In questo contesto, ci appare evidente che le “distanze locali” sono solo un’illusione, e che siamo tutti parte di un tessuto interconnesso di coscienza ed energia. La realtà una. Siamo uno. La concezione dell’universo partecipativo, la fusione tra l’osservatore e l’osservato, la possibilità di trasformare la nostra realtà poiché coincide con le vibrazioni del nostro cervello che è come un’antenna che si sintonizza. Più le nostre vibrazioni sono elevate e quindi unitarie meno siamo nell’illusione e andiamo verso la beatitudine dell’assoluto.
E questo oggi non è sono un’affermazione spirituale, “alternativa”, ma è suffragato da premi Nobel (2020 per la fisica) come Roger Penrose secondo il quale in base alla Teoria quantistica della coscienza, “le anime sono contenute all’interno di strutture chiamate microtubuli che vivono all’interno delle cellule cerebrali, i neuroni”.
Un punto di vista molto interessante ci dice anche che i buchi neri esistono ma ci mettono un tempo infinito per formarsi e quindi quelli che vediamo sono ammassi di materia in via di collasso gravitazionale.
Se pensiamo a HPB e la teoria di formazione dell’universo con le bolle di Koilon il nesso salta subito all’occhio e anche perché questo grande schema continui all’infinito appunto. Mi ricordo Phan Chon Ton che parlava di Dio che crea come soffiando in un bicchiere pieno d’acqua e sapone e le bolle sono l’universo, non a caso la materia è vuota, ci dicono i fisici.
Pensiamo al buco nero come alla materia condensata in un punto. Quando tutto è condensato è pralaya (l’immanifesto), ma il manvantara (manifesto) e il pralaya sono coesistenti poiché l’immanifesto è eterno e quindi cè sempre. È un paradosso evidente perché non si può affermare che l’immanifesto c’è sempre, se non ché i buchi neri sono osservabili solo dal loro interno e al di fuori di essi la loro formazione è all’infinito , come una curva il cui asintoto è raggiungibile solo all’infinito.
Dire all’infinito ci porta a pensare all’essere fuori dal tempo, che è illusione creata nella realtà relativa che è la curvatura dello spazio tempo formata dalle bolle o vibrazioni (ricordate le stringhe) e il tempo, il tempo stesso è relativo poiché la mente divina crea l’universo vibrando (pensiamo al LOGOS) fino a generare la materia solida che non è altro che illusione poiché tenuta insieme da questa vibrazione che dà “sostanza” alle cose.
Light Digital Sound Wave on Blue Circle Vibration Background,technology and earthquake concept,design for music studio and science,Vector Illustration.
Se osserviamo l’universo microscopico e lo paragoniamo alle nostre strutture troviamo una costatante che è la forma del Toro. Tutto ha forma di spirale 3d o di Toro ma si può portare questo modello di creazione dell’universo anche a livelli microscopici e constatare che essa (la creazione) avviene in ogni attimo, costantemente a livelli microscopici, con dei micro buchi bianchi che sono per gli scienziati un’ipotetica regione dello spaziotempo scaturiti da una singolarità dalla quale esce energia–materia e luce. In questo senso sono l’opposto del buco nero. Nell’immagine una teoria del multiverso dove al centro si trova la singolarità (la chiameremo unità, uno … è singola, la singolarità appunto) da una parte un buco nero e dall’altra uno bianco.
Secondo la scienziato Nassim Haramein buchi bianchi e neri sussistono anche a livello microscopico e la creazione a quei livelli avviene perennemente. Il che avrebbe un senso in termini esoterici perché micro e macrocosmo hanno la stessa struttura e tutto si ripete come per le bolle di koilon che sembrano universi se applichiamo lo schema del frattale cosmico.
Per un’approfondimento sulla forma del Toro vedi in fondo all’articolo. ***
La nostra realtà relativa converge in quella assoluta tendente all’infinito come per un ritorno all’origine, il buco nero appunto. Una serie infinita di universi di dimensioni infinite è la manifestazione che dal nulla porta al manifesto, differenziato, temporale. Il tempo e le dimensioni sono momenti della manifestazione e la coscienza a livello microscopico è contenuta in questi microtuboli (e non posso non pensare a un tubo, un tubichino, una cannuccia e alle bolle di sapone alla base del tutto …) che fanno transitare le microparticelle nel nostro essere e lo racchiudono finché siamo limitati da un corpo fisico transitorio. La coscienza è solo apparentemente/illusoriamente limitata poiché in realtà esiste solo una realtà universale, atemporale ed eterna che relativamente viene sperimentata nella nostra dimensione limitata come particolare, legata al tempo e allo spazio se si considera la sua dimensione incarnata. Ricordiamoci sempre che il tempo è un impressione generata dalla curvatura dello spazio che a sua volta nasce dalla manifestazione, solo l’immanifesto è perenne.
Lo scopo dello sviluppo di intelligenza artificiale, computers quantici nella logica del transumassimo è quello di non morire fisicamente evitando lo sgradevole effetto collaterale della vita in carne e ossa chiamato morte. Il nostro caro Elon Musk cerca di progettare dei computers quantici per fare in modo di arrivare a trasferire la coscienza all’interno di realtà simulate e controllate (come in Matrix ma non per produrre energia che era un po’ il punto debole del film). Siamo sempre alle solite, in maniera più sofisticata e tecnologica, l’uomo si prende per Dio e ruba il fuoco agli dei come Prometeo. Marco Boccadoro nella sua conferenza ci ha rassicurati in questo senso e anch’io sono convinto che nessuno arriverà mai a farlo realmente. Sono tutte fantasie che fanno credere agli investitori che sia possibile per aumentare il capitale di Musk, venditore di sogni in borsa. Ci sono poi fior fiore di filosofi che si lanciano in speculazioni sulla linea appena menzionata e che si chiedono se già ora stiamo vivendo in una realtà simulata? Secondo il filosofo David Chalmers è impossibile sapere se stiamo vivendo in una realtà simulata oppure no, ma se anche fosse così le nostre vite non sarebbero meno reali. Il vostro cane esiste davvero o è una simulazione creata da un computer? E voi, siete “persone fisiche” connesse a una macchina (in stile Matrix), siete biologicamente reali oppure siete avatar, personalità simulate? Ma (per non farci mancare nulla) una vita in una realtà simulata sarebbe meno reale di una vita biologica? Di queste e altre questioni ha parlato David Chalmers, filosofo australiano che si occupa in particolare di indagare i misteri della mente e della coscienza umana.
Siamo pedine in una scacchiera gestita da un Grande Simulatore? Efe Murat | Shutterstock
Viviamo in una simulazione? La domanda di base, che altri prima di lui si sono posti, è: viviamo nella finzione, in una realtà simulata? La risposta di Chalmers è quella classica: non possiamo saperlo, perché ogni prova del contrario potrebbe a sua volta essere simulata. «Se la simulazione nella quale stiamo vivendo è perfetta, non sapremo mai se ci siamo dentro», spiega il filosofo: «l’unica possibilità di scoprire se siamo degli avatar è che la simulazione sia imperfetta, o che i simulatori decidano di mostrarci il codice sorgente.»
Simulazione e metaverso. Per mettere a fuoco la questione è importante distinguere tra universo simulato e metaverso. Nel primo caso si parla di ipotesi della simulazione, una teoria filosofica che ha origini antiche e secondo la quale la realtà in cui viviamo sarebbe una simulazione. Nel secondo caso si parla invece di realtà virtuale (in inglese VR, virtual reality), un mondo artificiale nel quale ci immergiamo consapevolmente per un tempo più o meno lungo.
Ipotesi della simulazione. L’ipotesi della simulazione, ovvero la teoria secondo la quale viviamo in una sorta di Matrix, ha origini antiche: il primo a interrogarsi sulla questione fu il filosofo cinese Zhuāngzǐ (369-286 a.C), fondatore del taoismo, che nel racconto Zhuāngzǐ sognò di essere una farfalla si domandò se lui stesso fosse una farfalla che sognava di essere un umano, o un umano che sognava di essere farfalla. Anche Cartesio, nel suo Meditazioni metafisiche, si domandava se stesse vivendo in una sorta di sogno, ipotizzando l’esistenza di un demonio ingannatore (che oggi chiameremmo simulatore) capace di creare da un mondo esterno le sensazioni del nostro mondo, come il calore di un fuoco o l’umidità della pioggia.
Facendo un salto temporale fino ai giorni nostri arriviamo alle teorie del filosofo Nick Bostrom, secondo il quale potrebbero esistere molti mondi simulati e molti avatar, e sarebbe perciò impossibile sapere se siamo pure simulazioni -che vivono in modo programmato e sono incapaci di libero arbitrio (un po’ come i personaggi-non-giocanti del film del 2021 Free Guy) – oppure persone realmente esistenti le cui menti sono attaccate a una macchina.
Digitale ma reale. Secondo Chalmers, una realtà simulata è in ogni caso una realtà reale: «È reale ciò che fa la differenza, ovvero che ha un potere causativo, ciò che non vive solo nella nostra mente, e ciò che non è un’illusione», afferma: «tutti gli oggetti di una realtà simulata sono dunque reali, perché in una simulazione abbiamo un corpo, vediamo degli oggetti e delle persone e interagiamo con loro: è tutto reale, solo che è digitale.» Il fatto stesso che la nostra realtà potrebbe essere una simulazione e che non sia possibile dimostrare il contrario, sottolinea, è un’ulteriore prova che la realtà simulata è reale.
Metaverso. Il primo a coniare il termine metaverso fu Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash, del 1992, nel quale si immaginava una realtà virtuale condivisa grazie a Internet, dove gli utenti si muovono e interagiscono in forma di avatar. Più di recente si è tornati a parlare di metaverso con Facebook, ma Zuckenberg e Stephenson hanno visioni diverse: secondo l’autore di Snow Crash il metaverso era un unico mondo virtuale, mentre per il papà di Facebook possono esistere diversi mondi virtuali.
Secondo Chalmers, anche gli oggetti del metaverso sono reali e nella VR è possibile vivere una vera vita: «Immagino che un giorno potremo scegliere se vivere in questo mondo o in quello virtuale, e in molti sceglieranno di vivere nella VR».
La vita nel metaverso è reale. La vita vera ha un senso perché è condita di esperienze, amicizie e obiettivi: tutte cose che esistono nella realtà virtuale, dove però non ci sono la fisicità, la morte, la nascita. In compenso la VR offre più esperienze rispetto alla vita reale, e permette di avere più di un corpo, spazio illimitato e oggetti in abbondanza. «Credo che il metaverso sarà come Internet è ora: avrà cose buone e meno buone, ma nel complesso sarà un’innovazione positiva», afferma Chalmers. Non ci resta che aspettare per vedere fino a che punto arriverà la tecnologia – sempre che i simulatori non decidano di disconnettere le nostre menti dalla macchina che ci tiene in vita (ma questo in realtà è proprio il modo per liberarsi, come Neo in Matrix che si stacca dalla simulazione).
Da chiedersi se questa realtà virtuale, sempre relativa mom sia una maniera di imprigionarci sempre più nella caverna di memoria platonica a guardare delle ombre. Io propendo per questa ipotesi e considero la via per la liberazione passare per una consapevolezza che l’inganno diventa sempre più tecnologico e sofisticato e che comunque la natura della mente illuminata è liberatoria, assoluta, non relativa e virtuale ma ben concreta e possibile. La natura della realtà una volta capita e realizzata l’unità del tutto ci dice che noi siamo il tutto e l’illusione è credersi separati virtualmente o relativamente. Una volta metabolizzato questo a tutti i livelli del nostro essere saremo pronti per evolvere ulteriormente. Questo è lo schema dell’evoluzione, il Piano Divino della grande gerarchia.
AVVISO AI NAVIGANTI, LE SIRENE SONO SEMPRE PIÙ TECNOLOGICHE E SOFISTICATE !
Vi invito a leggere la fonte della mia ricerca all’indirizzo :
L’apparente separazione tra la coscienza umana e quella superumana o divina, svanisce se capiamo come siamo fatti, cioè quando sperimentiamo la natura dei nostri apparati : il corpo vitale, il corpo emozionale e il corpo mentale, tutti formati da materia a diverse densità. Non credo che sarà la realtà virtuale a svelarci l’antica sapienza che permette di creare una via di collegamento tra la coscienza ancorata nel cervello e quella del Sé reale o spirituale. Perso piuttosto che la meditazione e le pratiche spirituali siano un sentiero più adatto all’evoluzione. Vedo tecnosirene all’orizzonte !
SAPIENZA ANTICA E SCIENZA MODERNA
Le Scuole di Sapienza in passato s’identificavano completamente con le Scuole Misteriche. Anticamente Scienza, Filosofia, Etica, formavano un corpo unico di insegnamento che era impartito a poche persone in genere negli antichi Templi. Esteriormente era una scuola, un collegio, dove venivano insegnate scienze, arti, etica, leggi, filantropia, internamente si fornivano le prove pratiche che permettevano di catturare i segreti dei fenomeni cosmici. Tutto ciò era noto sotto il nome di Misteri.
Vi era in ogni nazione antica degna di chiamarsi civile, una Dottrina Esoterica, un sistema designato con il nome di Saggezza, e coloro che si erano votati alla sua prosecuzione furono dapprima denominati uomini saggi o dotti … Pitagora chiamava questo sistema la Gnosi o Conoscenza delle cose che sono.
In Occidente, Erodoto, Talete, Parmenide, Empedocle, Orfeo, Pitagora, tutti, nella loro epoca, andarono alla ricerca della Saggezza nelle Scuole Misteriche egizie, nella speranza di risolvere i problemi dell’universo. Ammonio Sacca insegnava che la Dottrina Segreta si trovava completa nei Libri di Thot (Ermete), da cui Pitagora e Platone trassero entrambi la loro conoscenza e molta della loro filosofia; e questi libri, egli dichiarava, erano “identici agli insegnamenti dei Saggi dell’Estremo Oriente”. Poiché il nome Thot significa un collegio, un’assemblea, non è per nulla improbabile che i libri siano stati così denominati essendo la raccolta delle dottrine del sodalizio sacerdotale di Memphis. Astronomo, era il titolo dato all’Iniziato che conseguiva il settimo grado, dopo di che egli riceveva il Tau, divenendo oltre che Astronomo anche Guaritore. La grande Iniziazione aveva luogo a Tebe in Egitto. Il padre della medicina moderna, Ippocrate, era sacerdote di Asceplio[1], e come tale era un Iniziato al culto di Esculapio. Il giuramento di Ippocrate[2] fatto dai medici, è un giuramento sodale, da sod o mistero, e nell’antichità veniva fatto dal candidato istruito nelle Scuole Misteriche. In Egitto i Misteri erano noti fin dall’epoca di Menes, i Greci li ricevettero solo quando Orfeo li introdusse dall’India. Secondo Erodoto, Orfeo li aveva portati dall’India, e Orfeo è di gran lunga anteriore a Omero e a Esiodo. Le famose “Quattro, ” le sedi dell’istruzione nell’antico Egitto, sono alla base di ogni conoscenza del mondo occidentale trasmesso dall’Egitto alla Grecia e poi all’Occidente[3].
Fu nel grande santuario di Tebe che Pitagora, al suo arrivo dall’India, studiò la Scienza Segreta dei numeri.
Fu a Memphis che Orfeo volgarizzò la troppo astrusa metafisica indiana a uso della Magna Grecia; e da qui Talete e, secoli dopo, Democrito, appresero tutto quello che sapevano.
A Sais spetta tutto l’onore della meravigliosa legislazione e l’arte di governare il popolo, impartita dai suoi Sacerdoti a Licurgo e Solone, che saranno entrambi oggetto di ammirazione per le generazioni future.
E se Platone ed Eudosso non fossero mai andati a Eliopoli, molto probabilmente l’uno non avrebbe mai stupefatto le generazioni future con la sua etica, né l’altro con la sua meravigliosa conoscenza della matematica.
Anticamente I filosofi erano scienziati, e la filosofia era una vera scienza, non semplicemente verbosità dialettica com’è oggigiorn o. Il termine è composto di due parole greche il cui significato è inteso a indicarne il senso segreto, e dovrebbe essere interpretato come “sapienza d’amore.” Amore non è inteso come “tenerezza”, ma è il termine usato per Eros, il principio primordiale nella divina creazione, sinonimo di πόθος ( póthos erroneamente tradotto da google come lussuria), l’astratto desiderio di procreazione nella Natura, risultante in una perenne serie di fenomeni. Significa “amore divino, ” quell’elemento universale della divina onnipresenza diffuso in tutta la Natura, e che è al tempo stesso la causa principale e l’effetto. La “sapienza d’amore” (o filosofia) significava attrazione e amore di ogni cosa celata dietro il fenomeno oggettivo e la sua conoscenza. Nella sua modestia, perfino Pitagora rifiutava di essere chiamato filosofo (uno che conosce ogni cosa celata nelle cose visibili, causa ed effetto, o verità assoluta), e si definiva semplicemente un saggio, un aspirante alla filosofia, o alla Sapienza d’Amore. (non a caso Dante era un “fedele d’amore”)
Con la chiusura di queste Scuole di Sapienza avvenne la grande separazione da una parte un certo tipo di Scienza e dall’altra parte un certo tipo di filosofia e le grandi Religioni di Stato. Dopo essersi allontanate con venti secoli di separazione, la Dottrina Segreta e la Fisica si ritrovano nuovamente assieme con la Teoria della relatività e la Fisica Quantistica.
Figura 1. Helena Petrovna Blavatsky
Alla fine del XIX secolo, nel 1888, fu pubblicata in inglese “La Dottrina Segreta”, per opera di Helena Petrovna Blavatsky. Quest’opera ebbe un’enorme diffusione in tutto il mondo. L’autrice, quando precedentemente scrisse il libro “Iside Svelata”, fece allusione a un libro custodito segretamente in Himalaya, tanto antico che i moderni antiquari non riuscirebbero mai a mettersi d’accordo sulla natura del materiale su cui è scritto. La tradizione afferma che il libro fu trascritto in Senzar,un’antichissima lingua sacerdotale, un cifrario geroglifico.
Un manoscritto arcaico – una raccolta di foglie di palma rese inalterabili all’acqua, al fuoco e all’aria mediante qualche processo specifico ignoto – si trova davanti agli occhi dell’autrice.[5]
La “Dottrina Segreta” fu scritta facendo riferimento all’antichissimo testo il cui nome in tibetano è Libro di Dzyan, diviso in Stanze e in Shloka. Le Stanze che formano le tesi di ciascuna parte sono tradotte in linguaggio moderno, lasciando stare i vocaboli intraducibili perché la fraseologia arcaica risulterebbe incomprensibile. Nel 1988, al tempo del centenario della pubblicazione della Dottrina Segreta, in un simposio a Culver City, California, leader americano teosofo, Jerry Hejka-Ekins ha osservato:
È improbabile che un recensore di libri alla ricezione de La Dottrina Segreta nel 1888 avrebbe giudicato il lavoro come uno che non sarebbe durato oltre un paio di ristampe. Un lavoro pesante di circa 1500 pagine, pieno di termini filosofici e religiosi dell’Estremo Oriente in contrasto con scienza del diciannovesimo secolo e le sue teorie ora scartate. Ma in qualche modo, dopo un centinaio di anni, la Dottrina Segreta rimane in stampa ed è ancora in fase di studio …
La nipote di A. Einstein, nel 1960 ad Adyar, dichiarò che lo zio teneva sempre una copia della “Dottrina Segreta” sul suo tavolo di lavoro (secondo altri autori non ci sono prove, ma poco importa viste le conferme arrivate recentemente da premi Nobel come Penrose). L’astronomo svedese Gustaf Stromberg intimo di A. Einstein era un seguace degli insegnamenti di H.P. Blavatsky, e forse fu la persona che diede la “Dottrina Segreta” ad Einstein. Psicologi della statura di Campbell (e nel video abbiamo visto un breve intervento dagli archivi di Campbell che ricordo aver partecipato agli incontri di Eranos ed essere l’autore de “L’eroe dai mille volti” che fra l’altro ha ispirato George Lucas per scrivere Guerre Stellari, mia piccola curiosità nerd) e Jung hanno dimostrato profondo interesse per gli scritti teosofici (aveva 18 libri di G. R. S. Mead segretario di di H.P. Blavatsky). Sylvia Cranston, scrivendo un libro sulla biografia di Helena Blavatsky ci informa che una parte del mondo scientifico è fortemente interessata a quanto riportato nella Dottrina Segreta.
L’autrice a cui ho rubato questo testo apprese durante una visita a Boston e Cambridge nel 1982 che docenti e studenti di chimica del Massachusetts Institute of Technology (MIT) formulavano progetti per indagare su alcuni insegnamenti de La Dottrina Segreta collegati alle loro specializzazioni. Nel 1988 si venne a sapere tramite il dottor Philip Perchion, uno scienziato che aveva lavorato alla bomba atomica, che docenti e studenti del MIT avevano costituito una società alchemica e studiavano regolarmente La Dottrina Segreta. Perchion disse inoltre che lui e diversi docenti di chimica, perlopiù professori del MIT in pensione, si incontravano periodicamente per discutere La Dottrina Segreta all’Harvard Club di New York.
Dopo la pubblicazione della Dottrina Segreta per opera di H.P. Blavatsky, apparve un articolo intitolato “Chimica Occulta” in Lucifer nel 1895, l’anno in cui A. Besant e C.W. Leadbeater iniziarono la loro collaborazione. I risultati delle prime indagini chiaroveggenti furono raccolti e pubblicati nella prima edizione di Chimica Occulta nel 1908, una ristampa del primo materiale fu pubblicata nel 1919. Il complesso delle osservazioni chiaroveggenti degli elementi chimici di Besant e Leadbeater è stato infine raccolto e pubblicato postumo in una terza edizione di Chimica Occulta nel 1951. La capacità di vedere le cose invisibili di piccole dimensioni è uno degli otto siddhi o poteri psichici[6], dello yoga descritti da Patanjali (400 a.C.).
Nel 1905 Albert Einstein pubblicò tre articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica, dimostrò la validità della teoria dei quanti di Planck, espose la teoria della relatività ristretta, che precede di circa un decennio quella della relatività generale. Nel 1926 Schröedinger scrisse una serie di quattro articoli in cui mostrò che una meccanica ondulatoria possa spiegare l’emergere di numeri interi e dei quanti, gli insiemi di valori discreti anziché continui. In meccanica quantistica, lo stato di una particella è descritto da una funzione d’onda stazionaria. Nel 1925 venne pubblicato da A.A. Bailey, il “Trattato del Fuoco Cosmico” il cui contenuto è l’insegnamento fornito dal Maestro D.K. noto come il Tibetano, il trattato rappresenta l’insegnamento più rilevante fornito dal Tibetano nel corso della sua collaborazione trentennale con Alice Bailey. Quest’opera monumentale era stata annunciata alla fine dell’Ottocento dalla Blavatsky, istruita dal medesimo Maestro per la stesura della “Dottrina Segreta”. Il Maestro Djwal Khul è stato l’istruttore sia di A.A. Bailey, e sia di Besant Leadbeater, inoltre i chi dettò gran parte de “La Dottrina Segreta” a H. P. Blavatsky e le mostrò molte illustrazioni, fornendo inoltre la maggior parte dei dati contenuti in quell’opera, pertanto è il personaggio cardine di questa opera.
Nella seconda metà del XX secolo la teoria di campo quantistica è stata estesa alla descrizione delle interazioni forti che avvengono all’interno del nucleo fra i quark e gluoni, con la cromodinamica quantistica. Alla fine del 1970 Stephen Phillips, allora studente laureato in fisica presso l’Università della California, conseguì la laurea utilizzando alcuni dei diagrammi riportati in Chimica Occulta. Il dottor Phillips scoprì che le descrizioni chiaroveggenti di Besant e di Leadbeater degli elementi chimici erano completamente in linea con le teorie Quark, Quantum Chromodynamic e delle Super-Stringhe della moderna fisica subatomica. Fornì questi dettagli in un suo libro del 1980, in cui Phillips riconcilia la Chimica Occulta con la fisica moderna dei quark. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare la maggior parte dei fisici, ha considerato seriamente e con interesse il lavoro dei due chiaroveggenti, e il risultato finale è stato un importante validazione tecnica dei dati ottenuti da Leadbeater e Besant. Stephen Phillips ha reinterpretato Besant e Leadbeater precisando che gli Anu non sono gli atomi, ma dei sub-quark. In Chimica occulta Besant e Leadbeater hanno descritto la natura sub-quantica della materia fisica nel 1895,con un secolo di anticipo! L’Anu descritto in Chimica Occulta è stato chiamato UPA (Ultimate-Physical-Atom). Anu è uno dei nomi di Brahmâ, distinto da Brahman, e significa “atomo”: anîyâmsam aniyasâm, “il più atomico degli atomici l’immutabile ed imperituro (achyuta) Purushottama”.
L’Idea Divina di Platone, istruito nei Misteri, nel Timeo è descritta muoversi nell’Æther. Nel 19° secolo l’Etere era pienamente accettato nella scienza, per poi nel 20° secolo essere negato e abbandonato! Ora dopo più di cento anni l’Etere torna da protagonista nella fisica. La nuova teoria “Cinetica Subquantica” è un nuovo paradigma microfisica che incorpora concetti sviluppati nel campo della teoria dei sistemi e termodinamica di non equilibrio. Invece di cominciare le osservazioni fisiche, la cinetica subquantica inizia postulando una serie di ben ordinati processi di reazione, che collettivamente, compongono quella che viene definito l’Etere di trasmutazione primordiale composto sottili “Etheron”o particelle. David Thomson e Jim Bourassa hanno fondato il Quantum Æther Dynamics Institute e stanno sviluppando indipendentemente un modello eterico che integra e unifica la meccanica quantistica, la teoria della relatività e la teoria delle stringhe.
Nel 1982 un’équipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha scoperto che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni, siano capaci di comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia si tratti di metri o di miliardi di chilometri. Significa che siamo fondamentalmente UNO, uniti nell’Unico Campo Cosciente e che le “distanze locali” sono solo un’illusione perché la materia non è altro che Pura Coscienza-Energia (Intelligenza) condensata in forme differenti (locali). I fisici quantistici hanno scoperto che la materia è “vuota”, e che materia non è ma un’informazione-pensiero condensata.
[1] Imhotep fu divinizzato alla sua morte e per i Greci divenne tutt’uno con Esculapio, il dio della medicina.
[2] “Ippocrate aveva una tale fede nell’influenza delle stelle sugli esseri umani, e sulle loro malattie, che esplicitamente raccomandava di diffidare dei medici che fossero ignoranti di astronomia” (Arago).
[3]Diogene Laerzio scrive che Democrito, il padre dell’atomo, studiò per un tempo considerevole presso i sacerdoti egiziani.
[4] Dottrina Segreta III, 295.
[5] Helena Petrovna Blavatsky, Dottrina Segreta I, Introduzione.
[6] A. Besant e C.W. Leadbeater ammisero di essere stati addestrati per sviluppare i poteri psichici dai Maestri orientali noti ai teosofi sotto il nome di Koot Hoomi e Djwal Khul (abbreviato D.K.) detto anche il Tibetano.