APPENDICE A UN APPROFONDIMENTO DEL MATRIMONIO: SACRAMENTO O CONTRATTO?
In un mio precedente scritto, pertinente al matrimonio, ho cercato di chiarire quale fosse il rapporto fra un’istituzione religiosa e il “destino contrattuale tra uomini”, dove la divina invocazione di bene, non era il consenso in sé bensì; voleva rendere solo noto, ciò che era stato attuato in precedenza.
Vorrei, ora, esprimere alcune considerazioni sul rapporto di coppia, il quale, guarda caso, con l’arrivo del tempo caldo e soleggiato, in cui la maggior parte delle persone cerca il divertimento o preferisce riposarsi in santa quiete, fa esplodere l’estate degli addii.
Di tutto ciò: è difficile farsene una ragione plausibile; ma il problema è forse riconducibile e da addebitare al nostro vivere quotidiano, in cui le occasioni di stare insieme, sono sempre meno frequenti e non lasciano abbastanza spazio al dialogo e al confronto.
Infatti, ci sono i bambini e la scuola; gli orari imprescindibili del lavoro; i compiti e le incombenze dei genitori; i fine-settimana, talvolta dissennati, con uno svuotamento di energie psichiche e fisiche a causa di sforzi gravosi e di crescenti preoccupazioni, che non lasciano spazio e non aiutano, sicuramente, i momenti di intesa e di serenità e, a maggior ragione, non favoriscono le manifestazioni di affetto e di rispetto reciproche.
Se a tutto questo, uniamo un amore narcisistico, con un’ammirazione di noi stessi e un atteggiamento che mira al raggiungimento del benessere materiale, come scopo primario di vita e con un rifiuto alle rinunce, è ovvio come il matrimonio non avrà lunga vita a causa di instabilità e incertezze, divenute le variabili costanti dell’amore stesso.
E così, obtorto collo, il matrimonio impazzisce per una infatuazione amorosa, spesso superficiale e passeggera, per una mancanza di attenzione verso l’altro coniuge e con un atteggiamento d’indifferenza, e di distacco non privi di una certa superbia.
Se i genitori pensassero, solamente un istante, al bene dei figli e volgessero il loro cuore e le loro menti ad un progetto di compartecipazione che si trasforma in solidarietà e riflessione per ciò che è stato fatto e di ciò che si sarebbe potuto ulteriormente realizzare, se guardassero i loro bambini nei loro occhi profondi e trasparenti, e trascendentali, scoprirebbero in essi una aspettativa di vita, fatta di amore e di fiducia irreversibili verso i loro genitori, questo gravoso problema umano non sussisterebbe. Purtroppo, il perché non lo si è realizzato tra coloro che si separano, è che c’è sempre uno di loro che ha pensato al proprio “EGO”, talmente tronfio dei suoi desideri, delle sue soddisfazioni, della sua libertà, della sua vanità, ma non a una sofferta situazione nel mettersi in gioco con un’altra persona e in altro luogo, dando così un calcio alla vita in comune e dimenticando, a dispetto di quella univoca “felicità nascosta dietro la porta”, l’opera costruita e fatta di affetti, di ricordi bellissimi e di circostanze per le quali uno si era dedicato insieme a una persona, scelta tra tante, proprio per quello scopo.
Colui che intende lasciare il campo e si distrae da un progetto comune, diventa insofferente, si annoia in famiglia e tradisce ogni aspettativa. In tale frangente, complici amicizie e lavoro, la persona vuole combattere la noia e cerca l’avventura nel sesso od altro per rivivere nuovi piaceri, ma finisce col stravolgere la sua personalità e la sua stessa vita.
La presenza di una quant’altra persona è un corpo virale esterno alla famiglia, è un’arma puntata contro la coppia e la stessa famiglia, soprattutto làddove esiste un segreto non ancora rivelato che crea incertezze e confusione, risveglia un senso di colpa e crea bugie, che sono le violenze precedenti il dolore, che si manifesteranno al momento della separazione.
La separazione è in verità un diritto acquisito allor’quando gli affetti sono compromessi, ma non bisogna dimenticare, che il contratto di matrimonio impone un obbligo morale di comportamento a entrambi i coniugi, basato sulla lealtà reciproca da non trascurare, alfine di irrobustirne la resistenza all’amore.
Colui che intende essere sleale, tradisce ogni aspettativa di vita e finisce con l’affliggere l’amore; Egli sancisce la fine del matrimonio che, generalmente e in modo vistoso, di preferenza cessa di esistere d’estate.
Nella trama faticosa del tempo, sbiadiscono le promesse, si affievoliscono le coscienze e muoiono le certezze sopite nell’uomo, che non ha così saputo o voluto aprire il cuore e accogliere nella sua dimora l’amore caritatevole di Dio per il bene della famiglia e dell’umanità intera.
Se è vero che i sogni, nell’immaginario collettivo, muoiono all’alba, gli impegni formali e i giuramenti di fedeltà fatti agli uomini e a Dio, finiscono sovente in una malinconica serata d’estate…….
Ascona, settembre 2013
Fabbri Giancarlo
“Membro della Società Teosofica Svizzera”