Ascona, sabato 24 marzo 2018
Marco Boccadoro
Teosofia: Tradizione e Rivoluzione
L’argomento del nostro seminario odierno è “Teosofia: Tradizione e Rivoluzione”, ma mi piace pensare ad un’evoluzione piuttosto che a una rivoluzione.
Qual è infatti la definizione di rivoluzione ?
“Sconvolgimento, mutamento radicale di un ordine statuale e sociale, o delle strutture economico-sociali e politiche, oppure ancora radicale trasformazione delle idee cosmologiche” [1]
Ora, nel caso degli insegnamenti teosofici, non parlerei di mutamenti radicali o di sconvolgimenti, ma di un continuo adattamento di messaggi antichissimi.
E’ pur vero che, similmente a diversi profeti, anche i protagonisti della Teosofia si potrebbero definire dei rivoluzionari, basti l’esempio di Annie Besant: famosa per le sue idee politiche radicali, vicina ai circoli marxisti, si è battuta per la libertà di pensiero, i diritti delle donne, la laicità, il controllo delle nascite e diritti della classe operaia; era anche molto critica nei confronti dell’influenza e degli insegnamenti del cristianesimo.
Entrata nella massoneria, in seguito Annie Besant si trasferisce in India, dove è protagonista del movimento teosofico, e in seguito diventa uno dei primi membri dell’Indian National Congress. Nel 1916, lancia l’Indian Home Rule League che rivendica l’indipendenza indiana.
Quindi il movimento teosofico ha, già dagli inizi, influito verso il mondo esterno in senso rivoluzionario, motivato dalla convinzione che occorra lavorare per un mondo migliore.
Un mondo in cui “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, dice il postulato fondamentale di Lavoisier.
Anche l’Antica saggezza non sfugge totalmente a questa legge.
Pur essendo costituita da principi costanti, la sua formulazione evolve nel tempo.
Immutabile rimane il pensiero universale, che attraverso i secoli accompagna l’umanità, e si rivolge ai grandi quesiti esistenziali:
Qual è il senso della vita?
Chi siamo? Qual è la nostra vera natura ?
Qual è lo scopo della manifestazione universale?
Come dovremmo vivere la nostra vita?
Cosa sono il Bene, ed il Male?
Cos’è la morte? Cosa succede quando muoriamo?
Esiste un Dio e, in tal caso, qual è la sua natura?
La formulazione di questa Antica Saggezza , evolve nel tempo, dal libro Egiziano dei Morti, ai Veda, alla Bhagavadgita, dall’antico gnosticismo a Platone e al neoplatonismo, ai Misteri di Orfeo, ai Manichei, e poi nel Medioevo, ai Bogomili ed ai Catari, poi , nei tempi moderni, parzialmente si ritrova presso i Rosacroce ed i Massoni.
E poi, come sappiamo, nel 1875 è nato a New York il movimento Teosofico, che ha permesso, tra l’altro, una diffusione del pensiero orientale anche in occidente.
Teosofia significa, come sappiamo “sapienza divina”. E’ importante riflettere sul significato profondo della parola, cioè che questa sapienza è causata da Dio, e non si tratta della la conoscenza di Dio come oggetto [2]
In particolare, quindi, la tradizione dei pensiero teosofico ha come vettore una parte dell’umanità che è disposta a percorrere il sentiero mistico, grazie alla purificazione, alla meditazione, al retto agire.
Tra i moltissimi esempi che si potrebbero fare, prendiamo le tre proposizioni fondamentali stabilite dalla Dottrina Segreta:
(a) La prima proposizione dice che esiste un principio onnipresente, eterno, senza confini, un principio immutabile sul quale è impossibile speculare poiché esso trascende il potere di astrazione e di concezione umano [3, 1:14]
(b) La seconda proposizione stabilisce l’eternità dell’Universo in toto come uno spazio senza confine. [Ibid. 1:16-17]
(c) La terza proposizione enuncia L’identità fondamentale di tutte le Anime con l’Anima Universale. L’Anima Universale è un aspetto del principio onnipresente. [Ibid.1:17 ]
E vediamo cosa scrive Plotino al riguardo , 1600 anni prima della Signora Blavatsky:
(a) … Il Divino effonde nella molteplicità la sua potenza (Enneade II 9,9) .. E giustamente si può dire che l’eternità è Dio stesso che si mostra e si manifesta qual è , cioè come l’Essere, immutabile identico a sé e perciò stabile nella sua vita. (Enneade III 7,5)
(b) L’universo non ha nulla fuori di sé (Enneade II, 1) e “l’essere senza inizio garantisce l’eternità del cosmo”. “Che il mondo non abbia mai cominciato – e il contrario, s’è detto, è assurdo- è verità che rende certi riguardo al suo avvenire” (Enneade II 1,4)
(c) L’anima è indivisa e divisibile “….poiché anche quaggiù essa non è soltanto divisa, ma anche indivisibile; ciò che di essa si divide, si divide infatti senza dividersi in parti “(Enneade IV, 2)
Quindi esattamente gli stessi principi, espressi però in un modo leggermente diverso. Ciò non significa ovviamente che la signora Blavatsky abbia plagiato Plotino.
Vi sono innumerevoli esempi dell’enunciazione ripetuta in epoche diverse di verità sovratemporali. La costituzione settenaria dell’ uomo, ad esempio, la ritroviamo già nel libro egiziano dei morti , 2700 anni a.C.[4]:
Hat: corpo materiale
Anch: forza vitale
Ka: doppio etereo
Khaibit: corpo astrale
Ba: anima razionale
Cheby: anima spirituale
Kou: spirito divino
Vi sono molti altri esempi. Torna alla mente il detto di Publio Terenzio Afro:
“Non si dice nulla che non sia già stato detto”.
Il dilemma di ogni religione, dottrina filosofica, corrente di pensiero è se esse debbano evolvere o irrigidirsi su dogmi intoccabili. Raggiungere uno o l’altro estremo ne provoca la disintegrazione.
Infatti poter comunicare il messaggio è essenziale, altrimenti gli insegnamenti a poco a poco svaniscono nel corso dei secoli.
A tale proposito, se apriamo una breve parentesi sulla semiotica, vediamo che per comunicare facciamo capo ad un triangolo, ai cui vertici troviamo:
- il significato (ad esempio: attenzione, un cervo potrebbe attraversare la strada!)
- il significante (un cartello stradale raffigurante un cervo in una forma geometrica)
- il referente (noi alla guida di un’automobile)
Edoardo Bratina ci spiega che il significante utilizzato da Gesù erano le parabole, come troviamo nelle Epistole di San Paolo [4]:
“Perché parli ad essi per mezzo di parabole?” Gesù risponde:
“Perché a voi è dato di comprendere i Misteri del regno dei cieli, non a loro,.. perché vedendo, non vedano, e udendo, non odano né comprendano…”.
Alla “comprensione” intuitiva delle parabole si attribuiva una virtù salvifica in quanto richiede l’esercizio delle facoltà spirituali dell’anima immortale” (fine della citazione)
Ciò che deve evolvere è il significante, altrimenti si rischia, con il passare del tempo di non riuscire a farsi comprendere dai contemporanei.
Evoluzione, quindi, piuttosto che rivoluzione, senza però perdere di vista il significato, altrimenti vien da pensare a quella storiella ebraica:
Un giorno un rabbino anziano va a trovare un rabbino giovane e gli chiede [5]:
“Mio figlio, per la sua bar mitzvah, mi ha chiesto in regalo una Kawasaki, ma dimmi , cos ‘è una Kawasaki?”
Al che il rabbino giovane glielo spiega.
Poi guardando perplesso il rabbino anziano gli chiede:
“ma dimmi, cos’è la bar mitzwah?”
La teosofia esprime quindi una “summa” di Saggezza che fluttua al di sopra del tempo, è al di sopra di esso ed è costante, ma a questo punto ci si potrebbe chiedere, come Platone, da dove è giunta per la “prima volta” a noi questa Saggezza.
Platone ne parla a proposito dell’eternità dell’anima:
“E però l’anima, essendo immortale e rinata più volte, vedute le cose di quaggiù, di lassù, nulla vi è che non abbia appreso. Per cui non è da meravigliarsi se può rammentarsi delle virtù e delle altre cose, che già conosceva.. perché cercare e apprendere è tutta una rimembranza” [6]
Detto questo, cosa deve essere tradizione teosofica, e cosa può evolvere?
Faccio spesso un esercizio mentale: immagino di essere a bordo di una mongolfiera che sorvola il mare in tempesta. Il pallone presenta però uno squarcio, e per raggiungere incolumi la riva, bisogna buttare a mare tutta la zavorra possibile. Immaginiamoci di avere a bordo molti libri teosofici… Cosa salveremmo a tutti i costi?
Io terrei , oltre alle proposizioni fondamentali della Dottrina Segreta, gli insegnamenti seguenti:
- la sopravvivenza dell’anima razionale, la sua reincarnazione in virtù dei meriti e dei demeriti trascorsi [4]
- l’esistenza dell’Aldilà
- l’Unità della vita
- la natura divina dell’uomo, la sua essenza settenaria
- la teoria del karma, l’equilibrio universale
- la legge della periodicità, del flusso e riflusso, l’alternanza di Giorno e Notte, Vita e Morte, Manvantara e Pralaya.
La sintesi è comunque spesso un esercizio pericoloso….
Come scriveva Edoardo Bratina, l’intento di conciliare tutte le religioni ha fruttato ad Aristocrite un anatema da parte di Clemente, quarto Vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 92 al 97 della nostra era (Clementine Recognitiones) [4]
“Anatemizzo pure il libro di Aristocrite che egli intitola Teosofia nel quale cerca di dimostrare che il giudaismo, l’ellenismo, il cristianesimo ed il manicheismo insegnano la stessa dottrina”
Purtroppo, ironicamente, dopo molti secoli, l’umanità non ha imparato nulla, e gli uomini continuano ad uccidersi imperterriti in guerre scatenate da motivi religiosi , a causa di sfumature ,piccole differenze di interpretazione di un’unica Verità.
La missione della Teosofia è anche quella di portare un po’ di luce in tutto questo buio.
Bibliografia:
[1] Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it
[2] Enciclopedia europea, Garzanti, 1981
[3] H.P.Blavatsky, 2003,La dottrina Segreta, E.T.I.
[4] S. Demarchi, 2005, Il pensiero teosofico nella teosofia antica, E.T.I
[5] Bar mitzvah : celebrazione religiosa dell’età della maturità (13 anni)
[6] Platone, Menone, 80d-81b, vedi anche [4]