Dove trovo la terza proposizione fondamentale ?
Nella Dottrina Segreta troviamo i tre principi fondamentali :
- L’esistenza di un principio onnipresente, eterno, illimitato, immutabile, sul quale ogni speculazione è impossibile per la mente dell’uomo.
- L’eternità dell’universo su un piano infinito sul quale appaiono e scompaiono infiniti universi.
- La fondamentale unità di tutte le anime con l’Anima universale e l’obbligatorio pellegrinaggio di ogni anima attraverso il ciclo delle incarnazioni e del Karma.
La Dottrina segreta è Jnana Yoga e questo sentiero dice H.P. B. è il vero sentiero per lo studioso occidentale. Il libro è stato compilato allo scopo di fornire al candidato indicatori lungo il Sentiero da percorrere.
Ma che cosa è uno Jnana Yogi o cosa è lo
Jnana Yoga
Nella scuola di pensiero induista del Vedānta, il Jnana Yoga (dal sanscrito, la lingua sacra, Jnana – conoscenza, e Yoga – unione) è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la salvezza (insieme a Bhakti Yoga, Raja Yoga e Karma Yoga).
Jnana Yoga è il sentiero della conoscenza; secondo questo Yoga, la liberazione (Moksha) e l’unione con Dio si possono acquisire per mezzo della conoscenza di Brahman, (Il “Non Manifestato”, il fondamento di tutto ciò che esiste, l’Assoluto) riconoscendo il Brahman come il proprio Sé.
La liberazione dal Saṃsāra (ciclo delle nascite e delle morti) è ottenuta grazie alla realizzazione dell’identità dell’anima individuale (jiva) con l’Anima Suprema (Brahman). E questo è contenuto proprio nella nostra terza proposizione fondamentale (fodamentale identità dell’anima con la super-anima universale, Parabrahman, e il necessario pellegrinaggio di manifestazione che ha come conclusione la liberazione o riunione con l’origine. (processo simboleggiato dall’ Alpha e Omega nel cristianesimo originario, da Gesù che si incarna e torna al padre attraverso il sacrificio.)
A parole è molto semplice, ma nei fatti il problema, la causa di tutta la sofferenza e degli attaccamenti è l’ignoranza metafisica (Avidya) all’inizio del pellegrinaggio della Monade (Jiva) poiché non avendo ancora esperienza è afflitta da ignoranza che agisce come un velo (Maya) o uno schermo, che impedisce al Jīva di percepire la sua natura reale e divina. Nella sua piccolezza ed ignoranza, il Jiva (l’anima individuale) stupidamente si convince di essere separato e diverso da Brahman. La conoscenza di Brahman (o Brahma Jnana) rimuove questo velo permettendo al Jiva di ristabilirsi nella sua propria natura essenziale: Sat-Chit-Ananda (Esistenza, Conoscenza, Beatitudine).
Il praticante dello Jnana Yoga (Jnana-Yogi) prende coscienza che Brahman è la Vita della sua vita, l’Anima della sua anima; egli sente e sa che Dio è il suo proprio Sé. Grazie alla meditazione costante, intensa ed integrata, egli comprende la sostanziale unità di Atman e Brahman, e si rende conto di essere uno con l’Assoluto attraverso la visione spirituale o intuizione profonda, e non soltanto con lo studio di libri, di teorie o di dogmi; infatti, Jnana non è un sapere puramente intellettuale. Non si tratta unicamente di comprendere e accettare un concetto. Non è una semplice asserzione intellettuale, è la realizzazione diretta di una unione, l’unità con Dio, l’Essere Supremo. La sola convinzione intellettuale non può portare all’autentica conoscenza di Brahman.
Lo Jnana Yoga insegna che esistono quattro metodi per conseguire la Liberazione:
– discriminazione: l’abilità di differenziare tra ciò che è reale / eterno (Brahman) ed irreale / temporaneo (qualsiasi altra cosa nell’universo).
– distacco: il rifiuto dei piaceri del mondo, dovuto alla comprensione che questi sono in verità le fonti del disagio.
– le Sei Virtù:
-
- la calma, il controllo della mente e dei pensieri
- il controllo degli organi di senso
- la rinuncia alle attività che non siano doveri, o attività che non facciano parte del Dharma (nostro dovere)
- fermezza interiore di fronte alle avversità, alle diversità e alle coppie di opposti, come il piacere ed il dolore
- fede nell’insegnamento
- concentrazione perfetta
- ardente attesa e intenso desiderio di liberazione dai vincoli di tempo e spazio
LA TERZA ASSERZIONE FONDAMENTALE DELLA DOTTRINA SEGRETA
“La fondamentale identità di tutte le Anime con la Sovra-Anima Universale, quest’ultima essendo essa stessa un aspetto della Radice Sconosciuta; e il pellegrinaggio obbligatorio di ogni Anima, scintilla del formatore, attraverso il Ciclo di Incarnazione (o ‘Necessità’) in accordo con la legge Ciclica o Kārmica, durante il periodo totale.” (I, 17*)
Prima una chiarificazione di termini. “Anima” come usato qui, rappresenta una delle traduzioni di Ātma, il settimo principio dell’uomo (sul piano Atmico, lo spirito nello schema qui sotto)
LO SCOPO DELL’ESISTENZA
Poichè la monade è universale, senza legami e senza partito, così come non composta e indivisibile, nulla può essere aggiunto ad essa durante un periodo di manifestazione fino al tempo in cui entra nell’Assoluto – per il periodo del Mahā-Pralaya. Qual’è dunque il proposito di tutto, se nulla è aggiunto ad essa e la Monade rientra nello stato o condizione dalla quale è scaturita ? Neppure la Monade stessa è capace di maniferstarsi nelle sfere inferiori, ma deve farlo attraverso un Raggio ? Allora, anche, sembrerebbe, apparentemente, incapace di avere effetto sul corso del raggio inferiore ? Anche se presumibilmente queste sono una serie di domande semplici, la risposta diviene chiara solamente quando i concetti fondamentali presentati nella Dottrina Segreta sono completamente compresi.
Che cosa è la MONADE :
È la diade, Atma-Buddhi, quella parte immortale dell’uomo che si reincarna nei regni inferiori della natura e gradualmente progredisce attraverso essi fino all’Uomo, e quindi fino alla meta finale – il Nirvana. La Monade è il principio eterno ed immortale nell’uomo, poiché è parte indivisibile del Tutto integrale – lo Spirito Universale – dal quale emana e viene assorbita alla fine del ciclo. I Vedantini la chiamano sutratma (il filo dell’anima) e le danno un significato intraducibile nelle lingue occidentali. La Monade, nata dalla natura e dall’Essenza dei Sette (il suo principio più elevato essendo immediatamente avvolto dal settimo elemento cosmico), deve compiere la sua rivoluzione settenaria attraverso tutto il ciclo dell’Essere e della Forma: da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio. Sulla soglia del Paranirvana, la Monade assume di nuovo la sua Essenza primordiale e diventa ancora una volta l’Assoluto. Esiste un numero limitato di monadi che evolvono e diventano sempre più perfette mediante l’assimilazione di numerose personalità successive in ogni nuovo Manvantara. L’evoluzione dei Globi planetari e delle Monadi umane procede di pari passo. La Monade non ha alcuna relazione con l’atomo, o la molecola così come sono concepiti dalla scienza. Essa è la combinazione degli ultimi due Principi dell’uomo: il sesto ed il settimo; propriamente parlando, il termine “monade umana” si applica alla Duplice Anima: Atma-Buddhi. La Monade, o Jiva, non è spirito, ma un Raggio, un Soffio dell’Assoluto. Come tale essa non può manifestarsi sul nostro piano, o per meglio dire, si manifesta a condizione che si verifichino due premesse: (1) un modello spirituale, o prototipo, sul quale plasmare il materiale fisico; (2) una coscienza intelligente che guidi il suo progresso. La “vita” ed il suo veicolo formano il modello sul quale si plasma il corpo fisico; dopo arriva l’anima e la mente. Tutto ciò avviene mentre la monade segue l’arco discendente; contemporaneamente evolvono gli Elohim che la assistono e quando essi la incontrano nasce il simbolo terrestre dell’Uomo Celeste, l’Uomo Perfetto. Secondo Pitagora, la Monade allo stato di UNO è causa di ogni unità e misura di tutte le cose. La Duade è la Madre del Logos, ed è sostanziale. Segue la Triade, da cui deriva l’Universo manifestato. A questo punto la Monade torna nel Silenzio e nelle Tenebre da cui era apparsa come Punto al centro del Cerchio. La monade umana, quindi, acquista consistenza nella Trinità umana (Atma-Buddhi-Manas) e procede durante il Manvantara. Il discorso sulla Monade, trattato da molti grandi filosofi, è molto difficile e non può essere esaurito con le parole; per essere capito richiede un grande sforzo individuale, uno stato immaginativo che vada oltre il razionale. La Monade, infatti, fondamentalmente, è un mistero.
L’Essenza Monadica – rappresenta la Sorgente del nostro essere, l’Ātman o Se. La congiunzione di Buddhi con Atman rappresenta il primo aspetto della Monade. Poiché la prima upādhi, o “velo di spirito” è stata emanata da Ātman, o Se – piuttosto che Ātma-Buddhi, che è tecnicamente la Monade. Il congiungimento di Buddhi con Atman rappresenta il primo aspetto della Monade. Poichè la prima upādhi, o “velo di spirito” è stata emanata da Ātman come Raggio. Finora il primo aspetto non è capace di manifestarsi sul piano fisico, dunque una seconda upādhi è richiesta. Il secondo “velo di spirito” viene emanato. A questo ci si riferisce tecnicamente come a Manas Superiore , o l’Ego Reincarnante. A suo turno l’Ego reincarnante ha bisogno di un veicolo per contattare il piano fisico. Questo è fornito dal suo raggio, la personalità. Comunque, la personalità è un composto. È composta dal corpo fisico (Sthūla-śarīra) con il suo attendente Corpo Modello (Linga-śarīra), più il principio vitalizzante (Prāna), insieme con il Principio-Desiderio, Kāma, in congiunzione con l’aspetto inferiore del principio-Mente, Manas.
È quasi vero che nei reami inferiori all’umano, la Monade non è capace di influenzare il corso del raggio inferiore – per la ragione che non è stata raggiunta l’autoconsapevolezza. Comunque, quando il principio-Manas è stato risvegliato – il risveglio del quale ha luogo durante lo stadio umano dell’evoluzione – c’è allora la possibilità che la Monade possa essere capace di influenzare il corso del suo Raggio, quando la personalità è fatta ricettiva all’illuminazione. Qui è dove “sforzi auto indotti e mirati” della terza proposizione fondamentale entrano in gioco.
Il pellegrinaggio sul Cerchio di Necessità è intrapreso non per lo scopo di “aggiungere” nulla all’Essenza Monadica, poichè il concetto fondamentale dello schema evolutivo non è per lo scopo di raccogliere sostanze o proprietà addizionali, ma piuttosto per far sbocciare potenzialità o capacità inerenti e passare a stadi superiori della gerarchia creatrice. Il girare che è stato intrapreso dal Pellegrino – o Monade – abilita l’Essenza Monadica ad allargare la sua sfera di influenza, in modo che possa includere tutti i Regni così come tutti i globi della catena planetaria con i quali viene a contatto, attraverso esperienze dirette ottenute con i suoi Raggi. Allo stesso tempo le vesti o strati che sono stati manifestati sono in grado di conseguire esperienze a loro turno. Sicuramente non c’è bisogno di dubitare dell’affermazione che la personalità (il raggio inferiore) guadagna esperienze durante la vita terrestre. Attraverso esperienze ripetute la personalità raggiungerà lo stato di diventare uno strumento ricettivo per il suo Raggio superiore (l’Ego reincarnate), su questo globo (Globo D). A suo turno l’Ego Reincarnante (più correttamente l’Ego reincorporante) raggiungerà il potere di funzionare coscientemente su tutti i globi della Catena Terrestre. Quindi, anche, a tempo debito il Raggio superiore raggiungerà il potere di esistere autoconsapevolmente, che è l’oggetto del pellegrinaggio sul Cerchio di Necessità (come asserito nella terza proposizione fondamentale). Questo è per dire, che il Raggio, Buddhi, raggiungerà il potere di esistere senza la necessità di un raggio sul piano fisico, fornito dalla personalità. Allo stesso tempo Buddhi raggiungerà l’espiazione con la sua Essenza Monadica. Avendo così raggiunto lo scopo, l’Essenza Monadica e il suo Raggio saranno capaci di perdurare attraverso un Manvantara Planetario senza strati inferiori o vesti, così come durante un paragonabile periodo di non-manifestazione (un Pralaya Planetario).
Lo scopo dell’Essenza Monadica e del suo Raggio è, allora, di funzionare in sfere ancora più estese di influenza, il dominio su ogni area estesa è raggiunto attraverso la supervisione in quel regno o sfera.
In riferimento alla questione riguardante lo scopo di entrare in Paranirvāna : fornisce all’Essenza Monadica un’opportunità di diventare libero dai rivestimenti o vesti – per un periodo estremamente lungo. Questo capita alla consunzione di un Manvantara Solare*. Sicuramente, quando il periodo Solare di manifestazione è cessato, il Pralaya Solare prevale. Quindi, in quei cosmi non ci sono globi manifestati sui quali la Monade possa funzionare. Dopo l’entrata nel Paranirvāna, il Raggio diventa fuso con altri raggi, la “goccia di rugiada scivola nel mare scintillante”. Inoltre il Raggio, Buddhi, mantiene ancora cognizione della sua individualità, mentre l’Essenza Monadica – Ātman – diventa uno con Paramātman, la Scintilla diventa la Fiamma (delle parole delle Stanze di Dzyan). Questo è così, perché Ātman è legato con Paramātman, come è sempre, anche durante la vita terrestre.
“Ātman, il ‘Se Superiore’, non né il tuo Spirito ne il mio, ma come la luce del sole splende su tutti noi. È l’universalmente diffuso “principio divino”, ed è inseparabile dall’Uno e Assoluto , come il raggio di sole è inseparabile dalla luce del sole.”*
Fondendosi nell’Essenza Una, Ātman diventa “la vera vita stessa”. (I, 130+)
Poiché il Movimento Senza Posa è per sempre, può essere visto come la Legge Primaria. Sembrerebbe, quindi, che l’oggetto o scopo dell’esistenza è di raggiungere lo stato del Grande Respiro, nel quale la condizione è la stessa durante periodi di manifestazione come durante intervalli di non manifestazione, che è durante Manvantara e Pralaya. Tentando una descrizione : è quella condizione quando cio che È, è equivalente a cio che NON È. In altre parole, rappresenta la condizione di Essenza piuttosto che di essere. (BE-NESS rather than BEING)
Sebbene Jivātman è spesso “l’anima individuale”, questo termine può essere reso come “l’essenza ātmica della vita”, poiché Jīva, dalla radice verbale jiv, vivere, significa vita.
(I) L’uomo può decidere se compiere il pellegrinaggio o all’interno dello specifico periodo assegnatogli, il manvantara planetario; (2) o scegliere di raggiungere una fine del pellegrinaggio più presto di questo periodo specifico coperto dal Cerchio di Necessità; (3) o determinare di prolungare il suo pellegrinaggio anche del doppio rispetto alla lunghezza del periodo specifico. Quindi il suo libero arbitrio non è impedito poichè ha il potere di fare la propria scelta. Qualsiasi corso l’uomo decida di seguire, egli stesso è responsabile per il risultato delle sue decisioni.
Il pellegrinaggio obbligatorio prende origine dalla sorgente originale della provenienza dell’uomo, poichè Atman è una Scintilla di Paramātman (o l’anima è una Scintilla della Sovr-anima). Al momento dello scaturire della Scintilla dalla sua sorgente venne originata una divina urgenza che le dà l’impulso di “ritornarvi”, o di essere una sola cosa con la sua Sorgente, non come una Scintilla ma come la vera Fiamma stessa. È questo che agisce come l’inestinguibile, forza propellente che necessita “l’obbligatorio pellegrinaggio”, che continuerà finchè questa urgenza originaria non sarà raggiunta. Finchè si considera il pellegrinaggio c’è l’obiettivo definitivo (appena menzionato), che è molto al di là della destinazione indicata più tardi in questa asserzione, quella di raggiungere un’indipendente esistenza autocosciente. Anche questa sublime destinazione è lontanamente superiore all’obiettivo immediato per il regno umano. Il presente sforzo consiste nello salire la Scala della Vita o il prossimo scalino nell’ascesa gerarchica, che anch’essa è un’impresa del più importante significato. Per essere sicuri, tutte le religioni e filosofie cercano di definire un obiettivo per il pellegrino. Che sia l’offerta del paradiso come ricompensa, Nirvāna, Moksha, o qualsivoglia concetto possa essere, è stato stabilito che il Nirvāna, e similmente tutti gli stati simili al Paradiso, non sono che pause temporanee, poichè l’impulso originario del pellegrinaggio non è stato raggiunto. Quindi il riemergere dalla pausa temporanea è imperativo, senza curarsi di quanto sia lungo il periodo di tempo in questione, anche se fosse per un manvantara, perchè possa essere continuato il pellegrinaggio obbligatorio.
IL CERCHIO DI NECESSITÀ
Dopo Il ciclo di incarnazione, il cerchio di necessità si riferisce al grande Pellegrinaggio che ogni entità deve fare dal tempo della sua prima emersione finché non raggiunge lo stato comparabile alla sua Sorgente : un viaggio di periodi di tempo incommensurabili che possono essere a malapena afferrati dalla mente. Questo può essere chiamato il Super-Super-Ciclo. Il più piccolo Ciclo di Necessità, vasto abbastanza nelle sue proporzioni, tratta della rivoluzione della catena planetaria. O ancora, un concetto ancora più profondo coprirebbe il ciclo del sistema solare. Il Ciclo di Necessità per una catena planetaria occupa molti milioni di anni. Era la messa in scena drammatica dei riti associati agli Antichi Misteri.
Con un vena un po’ drammatica HPB scrive sul Ciclo di Necessità :
“Per compiere il ciclo di necessità… spiega la Dottrina; per progredire nei loro compiti di evoluzione, dai quali nessuno di noi può essere esonerato, ne dalla morte o dal suicidio, poiché ognuno di noi deve passare attraverso la ‘Valle di Thorns’ prima che emerga sui piani della luce divina e del riposo. E per questo l’uomo continuerà a rinascere in nuovi corpi ‘finché saranno sufficientemente puri da entrare in una più elevata forma di esistenza.’
“Questo vuol dire solo che il Genere Umano, dalla prima giù fino alla settima Razza, è composto di una stessa compagnia di attori, che sono scesi da sfere più elevate per compiere il loro tour artistico su questo pianeta Terra. Partendo come puri spiriti nel loro viaggio verso il basso attorno al mondo (veramente!) con la conoscenza della verità, oggi flebilmente echeggiata nella Dottrina Occulta, inerente in noi, leggi cicliche ci portano giù all’apice inverso della materia, che è perso qui giù sulla terra e il culmine del quale è stato già raggiunto; e allora, la stessa legge di gravità spirituale ci farà lentamente ascendere a sfere sempre più elevate e pure che quelle dalle quali siamo partiti.
Indiscutibilmente lo scopo di intraprendere il Ciclo di Incarnazione è dato nell’estratto dalla terza asserzione, sopra : è di poter funzionare consapevolmente nel principio di Buddhi costantemente, e di raggiungere lo stato di esistenza indipendente.
“Fra le Entità Spirituali molte sono quelle che si sono incarnate nel corpo di uomo dalla sua apparizione, e che per tutto ciò esistono indipendentemente come lo fecero prima, nell’infinità degli Spazi…
“Per metterla più chiaramente : l’Entità invisibile può essere presente nel corpo sulla terra senza abbandonare, comunque, il suo stato e funzioni nelle regioni sovrasensoriali. Se questo necessita spiegazione, non possiamo fare meglio che ricordare al lettore di simili casi nello spiritualismo, sebbene simili casi siano molto rari.” (I, 233+)
Pensando che sarebbe di aiuto avere questo stato chiarificato, specialmente se desse uno scopo tangibile nello sforzarsi di raggiungere un obiettivo veramente valido degli sforzi intrapresi, come anche mirasse ad un fine nel subire il Ciclo di Incarnazione (in vista delle prove e delusioni che arrivano durante la vita sulla terra), il seguente passaggio ispirato è citato dalle Lettere dei Mahatma a A.P. Sinnet :
“L’anma passata attraverso ogni forma elementale del mondo fenomenico di questo Manvantara”. Chiariamo : il mondo fenomenico significa il mondo della forma, del piano fisico. Gli esseri che si manifestano nel mondo fisico e stazionati sul più basso scalino della Scala Gerarchica della Vita sono le entità che comprendono il Regno Minerale. Essi richiedono di passare sette Ronde di fasi di sviluppo prima di ascendere alla Ronda più alta della Scala Evolutiva, rappresentata dal Regno delle Piante. Nella stessa maniera le entità del Regno delle Piante richiedono sette fasi di esperienza evolutiva prima di salire allo stadio del Regno Animale. Finché concerne lo sviluppo dell’individualità, che è il punto di sbocco, come messo in evidenza nella clausola (b) della citazione, le forme concernenti i Regni Minerale, Vegetale, e Animale rappresentano “forme elementali”, poichè nessuna di esse sperimenta individualità nel senso raggiunto nel Regno Elementale. Questo è per dire che sono forme preliminari o iniziali nel mondo fisico.
Per essere sicuro, il termine “elementale” usualmente significa un entità, o essere, che persegue le sue esperienze evolutive prima di assumere una forma fisicizzata e materiale. Ogni elementale di questo tipo è, come menzionato nella citazione, una Scintilla che deriva dalla pura Essenza, e deve continuare il Ciclo di Esistenza salendo la scala Gerarchica delle Vita. Ogni Scintilla di questo tipo rappresenta una Monade che passa attraverso gli stadi dei Regni Preliminari. Questo per dire, prima di entrare nel Regno Minerale per manifestazione fisica, un’entità deve perseguire la sua evoluzione in tre regni che precedono il primo regno manifestato. Questi regni preliminari sono chiamati il primo, il secondo e il terzo Regno Elementale. In ognuno dei tre Regni c’è un’esperienza evolutiva settenaria. Si può raggiungere un po’ di comprensione dello status degli esseri elementali considerando le sette classi di elementali, quattro delle quali furono listate dai Kabbalisti sotto il nome di Salamandre, Silfidi, Ondine, Gnomi, esseri rappresentanti degli elementi del Fuoco, Aria, Acqua e Terra. Le altre tre classi non furono nominate.
L’ACQUISIZIONE DELL’INIDIVIDUALITÀ
“Nessun Buddha spirituale può avere un’esistenza indipendente prima che la scintilla abbia acquisito individualità, primo per impulso naturale, e poi sforzi indotti e concepiti autonomamente (controllati dal suo Karma), così ascendendo attraverso tutti i gradi di intelligenza, dal più basso al più alto Manas, dal minerale e pianta su fino al più santo arcangelo (Dhyāni-Buddha).” (I, 17*)
L’individualità è acquisita quando la Monade che stà soggiornando attraverso il Ciclo di Necessità, salendo i gradini della Scala Gerarchica della Vita assumendo a turno le vestigia appropriate per ogni reame, finalmente entra nel Regno Umano. Prima della sua entrata nello stadio umano, il suo ciclo di esistenza è portato attraverso impulso naturale, in questo la Monade segue l’evoluzione graduale, molto lenta attraverso tutti i gradi dell’intelligenza dal minerale e pianta fino all’animale e umano, gli stadi dell’ascesa essendo marcati dalle caratteristiche pertinenti ad ogni Reame. Così nel primo dei Reami Manifestati il colore e il brillio di gemme sono sfoggiati nel Regno Minerale. Questo tipo di intelligenza è sorpassato nel prossimo piolo della Scala dalla bellezza della forma, tinta e fragranza di germogli nel Regno delle Piante. Altri fattori sono dimostrati nel Regno Animale : le qualità di amore e devozione nell’educazione dei giovani, e segni di intelligenza sono chiaramente discernibili.
“Ogni forma sulla terra, e ogni specie (atomo) nello Spazio combatte nei suoi sforzi verso la formazione di se stesso per seguire il modello messo per lui nell’Uomo Celestiale. … È l’involuzione (dell’atomo) e l’evoluzione, la sua crescita e sviluppo interna ed esterna e il suo sviluppo, hanno tutti un solo oggetto, l’uomo; l’uomo, come la più elevata e progredita forma su questa terra, la Monade, nella sua assoluta totalità e condizioni elevate, come il culmine della divina incarnazione sulla Terra.” (I, 183+)
* Vol. I, p. 82, 6 vol. ed.; I, 45, 3a ed.
+Vol. I, p. 235, 6 vol. ed.; I, 205-6, 3a ed.
L’Uomo stesso si sta sforzando di raggiungere lo stadio di Uomo Celestiale – che rappresenta il culmine del tipo raggiungibile dal regno umano al completamento del Manvantara planetario. Non c’è bisogno di dire, che lo stadio presente dell’evoluzione umana è sempre così lontano dal raggiungimento dell’obiettivo. Nondimeno, questo fattore così importante deve essere ora considerato. Quando viene raggiunto il Regno Umano, un nuovo fattore entra nel viaggio del Cerchio di Necessità. Non c’è più vantaggio attraverso gli impulsi naturali. Invece la Mondade può continuare la sua ascesa attraverso sforzi autoindotti e concepiti autonomamente. L’individualità è stata acquisita. Da qui in avanti può essere compiuto un rapido avanzamento sulla scala evolutiva, eccetto per un impedimento. È menzionato nella asserzione da quattro piccole parole che sono messe in parentesi. Forse avrebbero dovuto essere capitalizzate poichè sono così spesso dimenticate : “CONTROLLATO DAL SUO KARMA”. Questo significa, certamente, che l’avanzamento di una persona è impedito attraverso azioni che sono commesse dalla persona stessa. Perchè sempre quando si compiono delle azioni, producono reazioni sull’inidividuo che le ha inaugurate, così producendo ostacoli nel raggiungimento dell’obiettivo desirato. Ora questo agire non si riferisce solamente ad atti compiuti sul piano fisico, o al mondo manifesto. Gli atti sono generalmente il risultato di pensieri che, quindi, possono avere origini su piani più alti che quello fisico, raggiungendo il piano spirituale, ma principalmente sul piano mentale, che è il reame dei pensieri. Ma, allora, questo mondo dei pensieri include lo psichico o l’emozionale, che è il mondo dei desideri. Il Karma è generato su tutti questi piani e non è prodotto solamente sul fisico, dove il risultato delle azioni può essere visto prontamente. Sono le cause ad essere state messe in movimento che reagiscono sull’iniziatore, senza riguardo al piano nel quale sono state originate. Ogni essere umano, quindi, ha il potere di plasmare il suo proprio destino, sia con atti che con pensieri. L’obiettivo è raggiunto quando la condizione risvegliata della Monade è raggiunta. Il raggiungimento segna lo stato di un Buddha.
Un paio di parole a proposito di Manas sono appropriate qui, poichè è stato menzionato in clasusola (b) della citazione precedente. Manas è il quinto principio dell’uomo, nella classificazione settenaria. La parola è derivata dalla radice Sanscrita man, pensare, cogitare, riflettere, quindi la parte pensante di un uomo, il principio Mentale. Questo è il principio cardine nell’uomo, e agisce in una capacità duale. Potrebbe cercare di raggiungere il sesto principio, Buddhi, o può tendere verso l’aspetto più basso della natura umana, il principio del desiderio Kāma. Un esempio simbolico dell’abilità umana di ascendere alla sua parte più elevata, o discendere alla più bassa, può essere dato riferendosi al simbolo familiare Cristiano dell’uomo legato alla croce. L’uomo può guadagnarsi la libertà cercando unione con suo Padre all’interno (non in paradiso), del suo più elevato; oppure può rimanere legato alla croce, incatenato dai suoi desideri ed emozioni.
L’importanza dello stadio umano nella Scala della Vita non può esser sovrenfatizzata. È ripetuto sempre ancora nella Dottrina Segreta. Questo passaggio testimonia :
“La Dottrina insegna che per diventare una divinità pienamente cosciente, anche le intelligente antichissime e spirituali più elevate, devono passare attraverso lo stadio umano. E quando diciamo umano, questo non si applica meramente alla nostra umanità terrestre, ma ai mortali che abitano ogni mondo, vale a dire quelle intelligenze che hanno raggiunto l’equilibrio appropriato fra materia e spirito, come noi l’abbiamo ora, da quando il punto medio della quarta Razza Radice della quarta Ronda fu superato. Ogni entità deve aver vinto per se stessa il diritto di diventare divina, attraverso esperienza propria… questo è anche il significato segreto della frase dei Purāna circa Brahmā perennemente ‘mosso dal desiderio di creare’. Questo spiega anche il significato kabalistico nascosto del detto : “il Respiro diventa pietra; la pietra, una pianta; la pianta, un animale; l’animale, un uomo; l’uomo, uno spirito; e lo spirito, un dio.’ I figli nati dalla Mente (Mānasaputra), i Rishi, i Costruttori, etc., erano tutti uomini, di qualsiasi forma fossero, in altri mondi e nei Manvantara precedenti.
“Questo soggetto, essendo così mistico, è per questo il più difficile da spiegare in tutti i suoi dettagli e relazioni; poiché l’intero mistero della creazione evolutiva è contenuto in esso.” (I, 106-7*)
Riassumendo l’affermazione della terza asserzione fondamentale attraverso la prossima frase della citazione :
“La dottrina cardine della filosofia Esoterica non ammette privilegi o doni speciali nell’uomo, salvo quelli acquisiti dallo stesso Ego attraverso sforzo personale e merito attraverso una lunga serie di metempsicosi e reincarnazioni.” (I, 17+)
Dovrebbe essere abbastanza chiaro, in vista dell’esposizione che è stata presentata, che il progresso sull’ascesa della Scala della Vita, una volta entrati nel Regno Umano, è fatto autonomamente da ogni uomo. Ogni stato individuale è determinato attraverso lo sforzo personale di vita in vita e non dovuto a “privilegi e doni speciali”.
* Vol. I, p. 167, 6 vol. ed.; I, 132, 3a ed
+ Vol. I, p. 83, 6 vol.; I, 45, 3a ed.
Dal Piano Divino (G. Barborka)