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Rivista Teosofica Svizzera/Ticinese (ADYAR)

~ Società Teosofica Ticinese ri-fondata il 29/9/2009.

Rivista Teosofica Svizzera/Ticinese (ADYAR)

Archivi Mensili: aprile 2014

Mr. Tim Boyd è il nuovo presidente mondiale

28 lunedì Apr 2014

Posted by abcsocial in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese

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PRESIDENTIAL ELECTION 

2013-14

 

Under the authority of the Executive Committee of the Theosophical Society,

I hereby certify that, in accordance with Rule 10 of the Rules and Regulations of the said Society, the Election Committee appointed by the Executive Committee counted the results of the voting communicated to the International Secretary by the General Secretaries of National Societies and Sections, Regional and Organizing Secretaries, Presidential Representatives and the votes of Lodges and Fellows-at-Large attached to Headquarters. The Executive Committee checked them and declared the results as follows:

 

 

Mr. C. V. K. Maithreya: 4242 votes

Mr. Tim Boyd: 7190 votes

 

 

(Dr. Chittaranjan Satapathy

International Secretary

27 April 2014

 

*******

 

In accordance with the requirements of Rule 10 of the Rules and Regulations of the Theosophical Society and the results of the voting shown above, which have been checked by the Election Committee and the Executive Committee, Mr. Tim Boyd is hereby declared elected President of the Theosophical Society for a term of office of 7 years from the date of assuming office.

 

 

 

(Dr. Chittaranjan Satapathy)

International Secretary

 

27 April 2014

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Fabbri Giancarlo, Dalla filosofica superiorità spirituale alla filosofia della conoscenza scientifica

25 venerdì Apr 2014

Posted by abcsocial in Autori, Giancarlo Fabbri

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mpubblico
Dalla filosofica superiorità spirituale
alla filosofia della conoscenza scientifica

La filosofia che contribuì negli ultimi millenni all’evoluzione del pensiero umano, non sembra ora più in grado di custodire e fronteggiare tutto lo slancio che l’ha vista ascoltata protagonista, in quanto è rimasta orfana di quell’incisivo respiro pieno di vitalità, mediante il quale conferì prestigio alla cultura europea occidentale.

Pare, infatti, che l’annientamento dei suoi insegnamenti, sia stata una forma di autodistruzione programmata da tempo dagli stessi filosofi, perché essa non si occupava più delle dottrine di pensiero. Azione e pensiero sono, quindi, l’esito senza tradizioni di un processo che ha avuto sovente la presunzione di cambiare il mondo e di realizzarsi come originaria corrente culturale nell’adempimento ed evoluzione dell’opera umana.

Se la filosofia non esplica più una libera presenza bensì, la forma di una pesante ed oggettiva sudditanza, essa trascinerà con sé la già decadente cultura, perché non è più capace di proporre nuove idee, nonostante sia in condizione di confutarne quelle esistenti. Però, nella logica, non crea alcun mutamento e non si preoccupa di trarre suggerimenti da tutto ciò che le viene prospettato e che potrebbero avere un maggior peso della stessa proposta.
È da lungo tempo che la cultura parla solamente a sé stessa ma senza coinvolgere la vita delle persone e rivelandosi servile nei confronti della scienza e dell’ingegneria. Essa, classica cultrice, si appresta alla fine della conoscenza umanistica, poiché la cultura della crisi, iniziata con il primo ‘900 e diventata poi crisi della cultura verso la metà dello stesso secolo, aveva bisogno, per sopravvivere, di essere il principio logico secondo il quale ogni concetto è uguale a sé stesso in anima, corpo e mente (l’Identità) e l’avanzamento verso forme di cultura e di civiltà più evolute ma ancor più di conoscenze scientifiche e condizioni di vita alternative di modelli sociali di patria, religione e di una comunità basata su origini comuni e interessi pratici; di idee come componenti di una comunità, tenendo presente la differenziazione di una partecipazione a dei valori condivisi nei loro concetti di universalità, come riferimento di obiettivi altrimenti, la filosofia rimane un fattore individuale ed intellettuale di marginale accoglienza.

È inutile restare incerti ed indecisi sulla crisi in atto, perché la cultura ha valore solamente se esprime una tendenza di vita (culturale) ideologica o politica, altrimenti “è e resta” un ampio corredo di cognizioni di varie discipline (l’erudizione) o un concetto che attribuisce un particolare valore alla conoscenza dell’intelletto, ma mettendo in subordine altre facoltà quali: l’intuizione, la volontà; l’emotività.

La cultura dovrà, quindi; esprimere una concezione di vita globale che richieda un atteggiamento severo e responsabile. La cultura perdurerà se si stupirà ed assumerà un entusiastico impegno per la sua nascita e la sua rinascita; se si predisporrà ad un profondo condoglio per la sua morte; se assaporerà l’ultimo stadio della sua vita e il limite della propria finitudine.

La cultura e la filosofia non devono fuggirsene dalle nascite e le morti, ma rinnovare l’insieme delle conoscenze, delle aspirazioni e idee delle persone nel timore di dovere, poi,rendere conto a Dio, allo spirito e al suo soprannaturale manifestarsi all’uomo.

In un confronto tra utilità della conoscenza scientifica e tecnologia con l’inutilità delle scienze umanistiche, c’è un divario da considerare per chiarire le disponibilità economiche in rapporto agli intendimenti dichiarati.

Se la scienza e tecnologia offrono una condizione di vita di maggiore agiatezza predisponendosi a possibili condizioni sfavorevoli, la cultura va oltre i bisogni e i mezzi per soddisfarli, identificandosi con la libertà; il ragionamento, il senso dell’estetica; i vincoli sentimentali e morali; la nostra apparizione e la sua sorte futura.

Se la scienza ci da l’opportunità di relazionarci attraverso la realtà concreta, percepibile con l’esperienza sensibile delle cose, la cultura ci consente di vivere liberi rapporti attingendo alla nostra umanità. Solo così la cultura, dopo essersi appropriata del suo ruolo, potrà riproporsi come il fine a cui tendere, affinché il tutto ci conduca ad un conclamato rapporto con la civiltà; al suo insegnamento e continuità con la tradizione.

Essa si perpetua mediante l’esperienza di vita, i primi rudimenti, le condizioni elementari e le consuetudini che sono un fascio di risorse umane.

Se la cultura trasmette idee e pensieri di vita attraverso il sapere, la tradizione si eredita.

Sarebbe bene riunire cose e avvenimenti in facile e ordinata successione, perché la cultura, che ama la natura, non accetta l’idea di una vita condizionata da processi tecnologici che fanno dell’uomo un automa, poiché il pensiero è una estensione culturale e una capacità ideologica; una intensità di ispirazione; una espressione e risonanza di notizie e di opinioni.
Tutto ciò ci fa sperare in un “miracolo” e a non disperdere quel pensiero filosofico che Dio ha dispensato all’uomo, suo figlio prediletto, affinché egli glorificasse il suo nome in eterno.

Se il “prodigio” non accadrà, la filosofia morirà e all’uomo non resterà che esclamare:
-“Viva la filosofia!”

Ascona, Aprile 2014

Fabbri Giancarlo
“Membro della Società Teosofica Svizzera”

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Giancarlo Fabbri : Verità e ragione nella luce della fede in Dio

03 giovedì Apr 2014

Posted by abcsocial in Giancarlo Fabbri

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Verità e ragione nella luce della fede in Dio

Un gruppo di bambini un po’ rumorosi e festanti provava un senso di grande meraviglia e uno stato d’animo di intensa felicità durante la ricreazione nel cortile della scuola materna. Essi parevano vivere una strana situazione e un particolare momento di attesa intorno a loro mentre si rincorrevano e si abbracciavano con cenni d’intesa e stridule grida.

Si trattava di un insolito passatempo e i bambini ne avevano percepito come il segnale di un imperscrutabile avvenimento atto a realizzarsi, di lì a poco, con l’apparizione della visione del Signore, assai compiaciuto della sua creazione e, in particolar modo, della loro infantile esultanza.

Nulla, infatti, gli stava più a cuore della loro felicità e di quella loro beatitudine celeste senza incertezze, perché gli adolescenti sono i portatori di un candore morale e spirituale, retaggio di quel cordone ombelicale fra “il mondo di là a venire”; etereo e invisibile, e la nostra realtà nella quale era ben manifesto uno stato trascendentale e la chiara presenza di Dio che i cieli non possono contenere.

La loro felicità si rincorreva tra “il mondo del reale” e quello “illusorio”, il nostro per l’appunto, e si elevava al di sopra di un processo psicofisiologico con il quale si instaura nell’uomo un legame fra un desiderio e una risposta che, in precedenza, non esisteva.

Era la felicità che oltrepassa i confini del mondo che si libra veloce nel cielo e penetra l’universo per adagiarsi, infine, silente e composta, accanto al Signore visibilmente compiaciuto ma anche commosso. Egli l’accarezza con dolcezza prima di volgere uno sguardo compassionevole all’umanità dolente e smarrita; una umanità scolorita e sciatta e incapace di risollevarsi dalle proprie miserie dove i pensieri, i sentimenti e una profonda logica del potere umano le sono di ostacolo se esso non si lascia condurre dalla Fede; da Dio.

L’uomo, diventato il protagonista della scena del mondo, ha perso la viva luce della Fede e smarrito la via maestra che dovrebbe guidarlo e illuminarlo in quest’ora di turbamento.

È quella fede senza tempo che gli rischiara il cammino, perché la mancanza di luce lo renderebbe confuso e gli sarebbe impossibile distinguere il bene e il male. L’uomo, alle volte, volge lo sguardo a un mito prediletto, il cui aspetto e la cui origine gli sono noti in quanto sono una sua creatura; ma questo, è solamente un pretesto per collocare sé stesso al centro della vicenda e adorarne la propria opera.

La fede, a differenza dell’idolatria, significa “unione”; ma essa non sarebbe tale senza la “verità”. Mentre l’esistenza della verità imposta (come nei regimi totalitari) è intransigente, la “verità dell’amore” è libera da ogni chiusura e appartiene al bene dell’umanità.

Non lasciamoci, pertanto, sottrarre Fede e Speranza, che Dio ci regala per illuminare il nostro cammino. NON rinunciamo alla luce, che viene “dal passato”, che è quella della vita di Gesù come testimonianza di assoluto Amore, con l’altra fede, quella del Futuro, che ci apre nuovi orizzonti al di là del nostro “IO”, perché Cristo è risorto. Solo allora, l’uomo comprenderà che la Fede non dimora nel buio, perché essa è luce che rischiara la sua vita nel bisogno e nella povertà.

Nel Vangelo di Giovanni si legge: “Io sono nato come luce, affinché chi crede in me non rimanga nelle tenebre”. E San Paolo afferma: “Rifulga la luce delle tenebre, affinché rifulga nei nostri cuori.” La fede è qualcosa che vive e ci illumina l’esistenza; non è incertezza e nemmeno un ricovero di gente senza forza morale, Essa è il bene di tutti noi.

Nel rapporto tra fede e ragione, come mezzo e motivo conoscitivi, la Fede, senza Verità, resta una fiaba ma in realtà, essa dà una risposta di verità ai bisogni del nostro tempo; Colui che crede, vede e si oppone alla comune idea, secondo la quale, la Fede sia una pia illusione, forse un intimo conforto o, ancor più, un principio di oscurantismo. La Fede non è intollerante, perché si riceve attraverso la coesistenza e San Francesco, di proposito, recita: “Colui che crede non è arrogante, ma umile, e ci fa progredire nel dialogo con tutti.”

La nostra cultura ha perduto “la percezione della presenza di Dio”, lampante nell’aldilà, ma incapace nel nostro mondo; cosicché solamente la cultura dell’Amore tiene uniti gli uomini, altrimenti l’unico collante sarebbe il tornaconto, la convenienza e il turbamento; L’incontro tra gli uomini genera la Fede in una catena ininterrotta di testimonianze, poiché non sarebbe possibile credere da soli.

Nella preghiera della speranza a colui che soffre, Dio non gli fa comprendere il “tutto”, ma Lui è una presenza che lo accompagna e lo conforta. San Francesco dice al riguardo: “NON lasciamoci rubare la speranza e chiediamo alla Madonna di aiutare la nostra Fede.”

L’incondizionata adesione a una verità rivelata, che corrisponde del tutto a una visone astratta del vero, certo e immutabile, ci fa partecipi della volontà di Dio mediante la Grazia della sua verità, accettata nel suo contesto e con il quale l’uomo è nella condizione di scegliere il vero dal falso, il giusto dell’ingiusto, mentre l’intelligenza, che coincide in massima parte con la ragione, si espande e congloba le facoltà psichiche e intellettuali, che permettono all’uomo di prendere visione di qualsiasi realtà da affrontare.

LASCIAMOCI, dunque, trasportare dalla verità e dalla ragione.
LASCIAMOCI sedurre dalle fede che apre i nostri cuori alla felicità: la stessa felicità dei bambini della suola materna.

Tu, SIGNORE NOSTRO DIO E FARO DELL’UMANITÀ; che conosci il segreto delle nostre anime e il percorso delle nostre vite, illuminaci le menti per poterti Glorificare nei secoli a venire, e fino al termine del Tempo Universale.

Ascona, il mese di Giugno dell’A.D. 2013

FABBRI GIANCARLO,
Membro della Società Svizzera

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