Verità e ragione nella luce della fede in Dio

Un gruppo di bambini un po’ rumorosi e festanti provava un senso di grande meraviglia e uno stato d’animo di intensa felicità durante la ricreazione nel cortile della scuola materna. Essi parevano vivere una strana situazione e un particolare momento di attesa intorno a loro mentre si rincorrevano e si abbracciavano con cenni d’intesa e stridule grida.

Si trattava di un insolito passatempo e i bambini ne avevano percepito come il segnale di un imperscrutabile avvenimento atto a realizzarsi, di lì a poco, con l’apparizione della visione del Signore, assai compiaciuto della sua creazione e, in particolar modo, della loro infantile esultanza.

Nulla, infatti, gli stava più a cuore della loro felicità e di quella loro beatitudine celeste senza incertezze, perché gli adolescenti sono i portatori di un candore morale e spirituale, retaggio di quel cordone ombelicale fra “il mondo di là a venire”; etereo e invisibile, e la nostra realtà nella quale era ben manifesto uno stato trascendentale e la chiara presenza di Dio che i cieli non possono contenere.

La loro felicità si rincorreva tra “il mondo del reale” e quello “illusorio”, il nostro per l’appunto, e si elevava al di sopra di un processo psicofisiologico con il quale si instaura nell’uomo un legame fra un desiderio e una risposta che, in precedenza, non esisteva.

Era la felicità che oltrepassa i confini del mondo che si libra veloce nel cielo e penetra l’universo per adagiarsi, infine, silente e composta, accanto al Signore visibilmente compiaciuto ma anche commosso. Egli l’accarezza con dolcezza prima di volgere uno sguardo compassionevole all’umanità dolente e smarrita; una umanità scolorita e sciatta e incapace di risollevarsi dalle proprie miserie dove i pensieri, i sentimenti e una profonda logica del potere umano le sono di ostacolo se esso non si lascia condurre dalla Fede; da Dio.

L’uomo, diventato il protagonista della scena del mondo, ha perso la viva luce della Fede e smarrito la via maestra che dovrebbe guidarlo e illuminarlo in quest’ora di turbamento.

È quella fede senza tempo che gli rischiara il cammino, perché la mancanza di luce lo renderebbe confuso e gli sarebbe impossibile distinguere il bene e il male. L’uomo, alle volte, volge lo sguardo a un mito prediletto, il cui aspetto e la cui origine gli sono noti in quanto sono una sua creatura; ma questo, è solamente un pretesto per collocare sé stesso al centro della vicenda e adorarne la propria opera.

La fede, a differenza dell’idolatria, significa “unione”; ma essa non sarebbe tale senza la “verità”. Mentre l’esistenza della verità imposta (come nei regimi totalitari) è intransigente, la “verità dell’amore” è libera da ogni chiusura e appartiene al bene dell’umanità.

Non lasciamoci, pertanto, sottrarre Fede e Speranza, che Dio ci regala per illuminare il nostro cammino. NON rinunciamo alla luce, che viene “dal passato”, che è quella della vita di Gesù come testimonianza di assoluto Amore, con l’altra fede, quella del Futuro, che ci apre nuovi orizzonti al di là del nostro “IO”, perché Cristo è risorto. Solo allora, l’uomo comprenderà che la Fede non dimora nel buio, perché essa è luce che rischiara la sua vita nel bisogno e nella povertà.

Nel Vangelo di Giovanni si legge: “Io sono nato come luce, affinché chi crede in me non rimanga nelle tenebre”. E San Paolo afferma: “Rifulga la luce delle tenebre, affinché rifulga nei nostri cuori.” La fede è qualcosa che vive e ci illumina l’esistenza; non è incertezza e nemmeno un ricovero di gente senza forza morale, Essa è il bene di tutti noi.

Nel rapporto tra fede e ragione, come mezzo e motivo conoscitivi, la Fede, senza Verità, resta una fiaba ma in realtà, essa dà una risposta di verità ai bisogni del nostro tempo; Colui che crede, vede e si oppone alla comune idea, secondo la quale, la Fede sia una pia illusione, forse un intimo conforto o, ancor più, un principio di oscurantismo. La Fede non è intollerante, perché si riceve attraverso la coesistenza e San Francesco, di proposito, recita: “Colui che crede non è arrogante, ma umile, e ci fa progredire nel dialogo con tutti.”

La nostra cultura ha perduto “la percezione della presenza di Dio”, lampante nell’aldilà, ma incapace nel nostro mondo; cosicché solamente la cultura dell’Amore tiene uniti gli uomini, altrimenti l’unico collante sarebbe il tornaconto, la convenienza e il turbamento; L’incontro tra gli uomini genera la Fede in una catena ininterrotta di testimonianze, poiché non sarebbe possibile credere da soli.

Nella preghiera della speranza a colui che soffre, Dio non gli fa comprendere il “tutto”, ma Lui è una presenza che lo accompagna e lo conforta. San Francesco dice al riguardo: “NON lasciamoci rubare la speranza e chiediamo alla Madonna di aiutare la nostra Fede.”

L’incondizionata adesione a una verità rivelata, che corrisponde del tutto a una visone astratta del vero, certo e immutabile, ci fa partecipi della volontà di Dio mediante la Grazia della sua verità, accettata nel suo contesto e con il quale l’uomo è nella condizione di scegliere il vero dal falso, il giusto dell’ingiusto, mentre l’intelligenza, che coincide in massima parte con la ragione, si espande e congloba le facoltà psichiche e intellettuali, che permettono all’uomo di prendere visione di qualsiasi realtà da affrontare.

LASCIAMOCI, dunque, trasportare dalla verità e dalla ragione.
LASCIAMOCI sedurre dalle fede che apre i nostri cuori alla felicità: la stessa felicità dei bambini della suola materna.

Tu, SIGNORE NOSTRO DIO E FARO DELL’UMANITÀ; che conosci il segreto delle nostre anime e il percorso delle nostre vite, illuminaci le menti per poterti Glorificare nei secoli a venire, e fino al termine del Tempo Universale.

Ascona, il mese di Giugno dell’A.D. 2013

FABBRI GIANCARLO,
Membro della Società Svizzera