L’uomo tra spirito e materia

C’è (un) qualcosa di misterioso e incomprensibile che spira, lievemente e con garbo, attorno all’uomo, come un’impercettibile soffio di vento che lo avvince tanto che, egli cede e vive uno stato d’animo che, inconsapevolmente, gli appartiene.
È l’anima, che interagisce tra spirito e materia in un affettuoso sentimento, creatore di vincoli armoniosi e di convivenze concordate tra le parti che sfociano, talvolta, in una inquietudine accompagnata da una instabilità emotiva.
L’anima è il vero unico percorso e l’estremo rimedio alla nostra vita così come, alla sua gloria e notorietà ; alle molteplici convivenze ed opportunità; alle condizioni sociali ed impegni assunti.
L’uomo non trova abbastanza conforto o salvezza nella religione, nonostante essa conserva in sé quella ricchezza spirituale che lo sostiene e lo celebra con le preghiere a difesa della sua vita.
L’anima è un esile filo di speranza che spalanca e chiude l’esistenza, ma ciò, non riguarda l’”Io” come soggetto pensante di sé e percezione del mondo, né l’eternità personale e imperitura.
L’anima è la sola àncora di salvezza e, se nel tempo perde vigore, salute e bellezza, l’uomo riparte immancabilmente da essa, alla stregua di una piccola fiamma che dirada l’oscurità in un impercettibile respiro di vita, perché in lei è racchiusa la nostra umanità e la personalità: ora e per sempre!
Alla fine della vita, è nostro compito salvare l’anima e rimetterla ad altri, affinché prosegua la sua missione.
Qualche volta accade che l’anima inganna il corpo ma quest’ultimo, talora, ancor più, cosicché, essi vengono meno ai loro doveri ma nonostante questa violazione dell’impegno sottoscritto e responsabile di una sofferente e insopportabile lontananza , esiste tra di loro una tacita complicità fatta di paziente attesa verso il ricongiungimento finale.
Però, se il distacco diventa definitivo, cioè: quando il corpo sarà inanimato, lo scioglimento diventa la disperazione di un addio.
Ci sono intensi sentimenti che si rifanno all’anima e viceversa: sono le emozioni, che vengono dal cuore e vanno all’anima o i sentimenti che discendono dall’anima e vanno al corpo sospingendolo verso un veritiero amore o a un sentimento di attaccamento con una profonda partecipazione emozionale.
L’”AIRE”, che causa un’emozione, è l’impulso; mentre ciò che ispira un sentimento, crea una condizione spirituale di sofferenza.
Anima e corpo suscitano passioni, in cui l’anima è ciò che resta mentre il corpo quel che muta, si allontana e si dissolve.
Se l’amore volge lo sguardo alla mente, è perché vuole capire dove sta quel legame morale di interdipendenza tra le persone e la vita circoscritta; tra il vero e il suo divenire; tra la realtà concreta e l’essenza intelligibile delle cose.
La comprensione è “quindi” il punto focale tra le persone e la vita creando e mettendo in evidenza ciò che si chiama “intelligenza”. Però, se la mente guarda all’anima e ne prende possesso, essa è la coscienza, la cui comprensione si riflette nella più totale consapevolezza.
L’anima è il soffio divino e l’ispirazione del corpo, sia nella sua forma che nell’essenza; dal suo sorgere e fino al dissolvimento.
Essa è una quantità irrilevante, del tutto “infinitesimale dell’essere” stesso ed è insita in noi come una particolare particella che riconosce e unisce i corpi all’origine, anche se poi, essi se ne vanno, si trasformano, deperiscono e muoiono, mentre l’anima ritorna alla mente sotto le spoglie di una nostalgia molto acquietate nel corpo, attraverso i sensi.
Vive anche l’anima di una comunità, di una nazione, di un popolo ma nonostante il concetto pluralistico, essa ribadisce il suo principio di unità. Il corpo è l’esatta riproduzione, il suo modello e trasposizione che si rivolge a lei allorquando tutto sembra precipitare e avere una fine imminente.
È necessario che l’uomo riparta, rinasca e ricrei in una nuova vita spirituale su nuove basi morali, affettive e sociali con nuove città, nuove patrie e nuovi popoli in un mondo del tutto inedito.
L’anima è (un) qualcosa di dolcemente tenue nella sua profonda entità così sinuosa e flessibile. Se fosse solo una pia illusione, tale sarebbe la nostra vita, perché “lei” è il “nascondiglio” dove nascono i nostri pensieri e le emozioni; è il “cassetto segreto” di tutto ciò che è stata la nostra vita; è lo spazio ideale della nostra coscienza e della memoria; è “la sensibilità e la consapevolezza” di tutta un’esistenza.
Il risveglio dell’anima accompagna l’uomo sul viale del tramonto e la sua presenza gli rammenta lo scorrere del tempo: “ Quello della spensieratezza”, e dell’appagamento del corpo e lo accoglie nella misericordia di Dio e l’oblio degli uomini.
Alla fine della sua missione, di lei resta la pura essenza di un viso e quella di un corpo evanescente, velato e incerto in un informe contesto; il manifestarsi di una sorgente di luce; il richiamo di una voce; l’impronta di una manifesta personalità nella quale “mente e cuore” sono il riverbero della stessa vita.
Le scienze umane hanno dimostrato, attraverso un’acquisita conoscenza, una ricercata riflessione ed oculata osservazione, l’esistenza dell’anima, perché le ispirazioni del cuore non trovano appagamenti in questo mondo, come il ricorrere agli stupefacenti vanamente fantastici e irrealizzabili; o alle pratiche sessuali con dei risvolti psicologici e culturali, insolitamente ossessivi e talvolta patologici, a differenza di quella animale che è vissuta come una necessità fisiologica, o all’utopia degli uomini di Potere per la creazione di un mondo migliore.
Tutto ciò porta scontentezza e sconforto dell’anima, perché l’uomo è stato creato per una eccelsa beatitudine, non di certo per qualcosa di meno.

Ascona, Giugno 2014
Fabbri Giancarlo, “Membro della Società Teosofica Svizzera”