Johannes Sebastian Bach
Celebrare Johannes Sebastian Bach (1’675-1’850) significa riconoscere l’eccèlso interprete e il sommo compositore di musica non solamente sacra degli ultimi 300 anni perché J. S. Bach è un musicista che trascende il tempo e l’origine, andava bene all’epoca in cui visse, va bene oggi e sarà così nel tempo a venire e noi, uomini della nostra modernità in cammino verso il progresso socio-economico e lo sviluppo tecnologico e scientifico, non abbiamo ancora recepìto e accòlto il suo messaggio di salvezza del mondo perché la musica è capace di penetrare le coscienze e consegnare all’uomo la certezza di comprendere ciò che è giusto e sbagliato, dove il termine “giusto” è sinonimo di “emozione”.
Papa Benedetto sedicesimo afferma: “L’origine della musica è l’essere toccati da Dio” e la musica di Bach è il dono di Dio fatto a tutti gli uomini nei quali si rispecchiano i valori di un vicendevole rispetto e l’accettazione di una fraterna condivisione.
La musica è il dono misericordioso rivolto agli uomini, affinché essi non restino indifferenti o del tutto assenti, verso altri uomini bensì, siano compartècipi delle loro vite, vissute spesso nell’indigenza, nel sopruso, nella violenza.
La musica è il dono di una divina visione che scuòte le coscienze e illumina le menti vòlte alla giustizia e la pace tra gli uomini.
L’uomo arriva pertanto a capire e riconoscere il suo messaggio perché Bach è la testimonianza più certa dell’esistenza di qualcosa di superiore all’uomo, alla quale l’uomo stesso può accedervi e acquisire per sé la divina consapevolezza e la percezione di quegli ideali a cui l’uomo aspira nella vita e che si riconoscono in quei valori latenti subito pronti al risveglio dello spirito.
Ma l’uomo, come avvolto in un ostentàto protagonismo e disadàtto ad affrontare le situazioni irrisolte e i bisogni disattèsi della società civile, pare avviarsi verso un decadimènto di quei valori morali condivìsi che erano il fondamento del nostro vivere civile, intellettuale e culturale perché, se in una situazione d’incertezza e di difficoltà vengono a mancare uomini capàci di salvaguardare le istituzioni e l’ordine pubblico; se non ci sono uomini preposti al benessere della collettività attraverso una sperequazione delle risorse della terra; se vengono meno uomini di “buona volontà” che sanno intercettare e interpretare lo spirito della gente e trasmettere la fiducia di un mondo diverso e migliore, la nostra civiltà europea – occidentale s’incammina verso un mesto tramonto a cui solo la trascendentale apparizione salvifica di Bach può porvi rimedio, elevarla e ammaestrarla, costruendole intorno un atto di civiltà quale gesto di una forza morale e ammonendoci, nel contempo, su quanto dramma artistico, quanta umanità e fantastica creazione occorra per giungere a un sentimento poetico di fede e cercare di offrire con la musica un saggio alle coscienze in una religione in grado di esaltare la società civile attraverso il sostegno morale, che consenta all’uomo di ritrovare una sua dignità e ragione d’èssere.
Se contempliamo Bach con ammirazione e raccoglimento, troviamo in lui il “Platone e l’Aristotele” della musica, perché Bach è il mitico titano e il possente gigante che ha forgiato la bellezza del mondo, che salverà il mondo che è di tutti, nessuno escluso.
In una rinnovata fiducia d’intenti l’uomo resosi alfine libero delle imperfezioni e degli errori commessi, rinasce a una vita meritevole di venire vissuta tra il malcelato compiacimento di Johannes Sebastian Bach e l’infinita amorevole misericordia di Dio per noi, uomini di ogni tempo.

Fabbri Giancarlo, il mese di Agosto 2015
Membro della società Teosofica Svizzera