– La presenza della chiesa e gli uomini del mondo –

 

 

Su autorevoli quotidiani e televisioni di alto indice di ascolto è apparsa la notizia della convocazione di un sìnodo con l’obiettivo di affrontare temi riguardanti l’omosessualità dal titolo: “ Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”; e come se non bastasse è arrivata la dichiarazione di un eminente cardinale che afferma di avere conosciuto “una esemplare coppia di omosessuali”. Il tutto è accettabile e comprensibile ma si trae un’umana benevolenza per un singolo caso tralasciando il resto dell’umanità: è ovvio che qualcosa sfugge a una realtà concreta e a una concezione logica per trarne un giudizio generico da un singolo caso.

La chiesa, dopo secoli di silenzioso oscurantismo che l’aveva contraddistinta, si manifesta, fa sentire la sua voce e decide di aprirsi alla mondana caducità commettendo una ingannevole imprudenza: quella di avere tessuto le doti e le qualità degli omosessuali, mentre il presupposto sarebbe stato quello di affermare che le doti e le qualità non dipendono da una tendenza sessuale, perché possono trovarsi o non trovarsi tra gli omosessuali o gli eterosessuali e perché vi sono omo o etero che conducono una vita di grande dignità ed onestà di coscienza, e altri che la disertano.

Anche nell’elogio e nel plauso verso i divorziati o i separati, la chiesa non dice tutta la verità sull’argomento, poiché le doti e le qualità umane non dipendono dallo stato civile; ed è altrettanto ipocrita nell’affermare “imperfette” le unioni omosessuali o le coppie non sposate come se la perfezione esistesse solo nei rapporti statuiti per legge. Si tratta di un “perfettismo” inopportuno e sconveniente mentre sarebbe stato meglio parlare di unioni e famiglie con un valido fondamento sociale, religioso e culturale e aperto al progresso dell’umanità.

È noto il disinteresse e l’insensibilità della chiesa nelle vertenze umane e ora non può cercare o pretendere di placare gli antichi dissapori verso l’omosessualità e gli omosessuali attraverso degli “accorgimenti omofiliaci”, proiettati verso la modernità e dove il termine emofilia è sinonimo di omosessualità.

È sufficiente che la chiesa si faccia carico dell’uomo aldilà di ipotetiche apparenze, di indizi o preferenze sessuali. Se poi tutto ciò non fosse conforme all’ordine naturale delle cose, essa dovrebbe prestargli delle amorevoli cure però prive di qualunque ingerenza, perché è l’uomo che deve convertirsi a lei secondo i principi cristiani e perché la chiesa è sempre pronta ad accoglierlo con tanta clemenza e infinito perdono, nonostante non sia né perfetto né inaffidabile e, soprattutto, incapace di dominare le proprie debolezze.

È giunto il momento delle certezze e la chiesa non può rincorrere i giorni dell’uomo che mutano e passano veloci bensì, deve rimanere il punto di riferimento e l’incrollabile caposaldo della sua vita altrimenti, continuando su questa strada, essa dovrà ricorrere a degli espedienti per sostenere che la beatitudine celeste si può conseguire senza il bisogno di credere in Dio.

Sono passati due millenni dal sacrificio di Gesù per espiare le mancanze degli uomini ma poco è cambiato d’allora per una mancanza di vero amore – quello della chiesa e degli uomini – che avrebbe potuto evitare tante sprezzanti ed oltraggiose derisioni che Dio non ha di certo apprezzato.

È il cammino della storia nel mondo, che non cambia e si replica senza speranza e senza arrivare ad un adempimento.

 

Ascona, novembre 2014

Fabbri Giancarlo

“Membro della Società Teosofica Svizzera”