L’illusione dell’anima gemella e il deferente fervore dell’amore
Di solito e in maniera errata si parla dell’inizio appassionante e della fine disastrosa dell’amore mentre non si affronta, se non in modo sfuggevole o del tutto ignorato, un chiarimento o una condotta sommaria di tutto ciò che sta nel mezzo: quello di un non intenso piacere né di una dolorosa cruenta vicenda. È un racconto che si contrappone a un romanticismo che si mette contro una idea esistenziale se non nella fantasia e rivolta a un totale compimento o realizzazione. La vita è contro il candore
dell’animo e della sincerità, della schiettezza e spontaneità sull’amore.
Essa è un lungo viaggio per imparare ad amare, alla fine del quale, due persone che s’innamorano, si sposano, e col tempo, imparano ad amarsi, scoprendo che l’amore è una inclinazione convincente e una vocativa predisposizione. E poiché tutti noi abbiamo trascorso delle infanzie più o meno problematiche, dobbiamo comprendere se siamo persone con cui poter convivere. Cosicché maggiore sarà la comprensione e più facile sarà lo sforzo di trasmetterla alla persona amata.
Perciò, non è necessario che chi amiamo sia una persona ineccepibile bensì, una persona che ci dica quali sono le sue difficoltà per lui o lei, anche perché,
questo è un percorso per comprendere se stesso.
Come ho accennato in apertura sulla contrapposizione tra vita e romanticismo, l’idea fondamentale di quest’ultimo consiste in una comprensione d’intendimenti con la persona amata: quella di essere di idee, gusti e tendenze analoge senza alcun diretto intervento della coscienza o della volontà.
Basta che la persona amata capisca a sufficienza e non altro: però tale opinione accettata può sfociare e portare a una situazione problematica e comunque l’istinto non giova a un amore felice.
Pertanto sarebbe auspicabile sostituire il matrimonio con una “situazione psicologica”, cercando di capire l’altro,
fare meno errori, sviluppare una capacità di amare.
All’inizio esiste nell’amore una certa agitazione che si affievolisce nei momenti sprezzanti della quotidianità e allora è il momento di sostenerli poiché ne valgono la pena, affinché continuino a essere attrattivi e interessanti.
Alle volte si è pronti al matrimonio solo dopo diversi anni dello stesso perché i coniugi sono diventati entrambi consapevoli di una “fiera e quanto nobile malinconia”, di sentirsi imperfetti e con il bisogno di esprimere una spontanea allegria, d’imparare l’un l’altro e insegnare l’un l’altro e di esprimere una elevatezza di nobili sentimenti.
Il romanticismo avversa le lezioni d’amore e allora la sola ancora di salvezza dell’amore è l’abbandono di tali percezioni della realtà.
Non esiste l’anima gemella che ci capisca in tutto e sia sempre con noi e che esulta allor’quando fa sesso dopo svariati decenni, ma esiste la persona abbastanza su misura per l’altro:” quella abbastanza giusta”. E poiché la perfezione in amore non esiste, l’uomo dovrà dedicarsi alle sue imperfezioni; non esiste una delusione se ognuno capisce l’altro; ad ogni modo, va bene ugualmente e non c’è nessun tracollo.
Questo testo non è contro il matrimonio bensì, cerca solo di trovare delle soluzioni, affinché esso continui a perdurare per il rispetto di una relazione e dei suoi
protagonisti, nel bene e nel male. Per recepire aiuto morale e tanta comprensione.
Credo che due persone, quando imparano ad amare e al di là della felicità; trovano quelle parole a loro predilette:
“Comprensione, partecipazione, consolazione” che possono essere comprese, non soltanto rimosse.
Ascona settembre 2016
Giancarlo Fabbri, membro della Società Teosofica Svizzera