IL TRAMONTO DELLA POLITICA E IL SORGERE DELLA TECNOLOGIA
Come il ventesimo secolo è stato testimone della ricerca di un maggiore benessere da parte di diversi popoli dell’est-europeo sotto la sfera d’influenza sovietica, quello della nostra modernità coincìde con una presenza dell’islam, teso a sfruttare ogni favorevole sentimento indistinto sul “male assoluto” ìnsito e identificato nel comportamento della cultura occidentale e con l’unico scopo di arrivare a uno scontro finale attraverso una supremazia tecnologica, che la momento per nostra fortuna, non dispone; ma, se un domani gli equilibri dovessero mutare, l’islam diventerebbe altamente pericoloso.
Pertanto, il mondo occidentale, in quanto critico del suo passato e reso manifesto con la modernità, si rivelerebbe mancante di un potere di autorità fisiche e morali, mentre l’islam, seguàce in una fede incrollabile, troverebbe nella sua tradizione una forza inaspettata.
Il filosofo Emanuele Severino fa notare come l’islam ignora l’atteggiamento critico in cui consiste la nostra modernità, mentre il mondo occidentale con l’abbandono delle sue tradizioni, ha potuto svilupparsi nelle scienze che nella tecnica.
E poiché la tecnica, ne è il mezzo più potente, anche l’islam ha inteso servirsene attraverso i finanziamenti e sopra tutto, con l’approvazione di un principio che è quello di “essere disposti a tutto”.
Da ciò, ne scaturisce, che a vincere la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico, sarà di chi non ne porrà un limite.
Ora però, questo tentativo frenetico di superare gli altri nel volere conseguire un fine arriverà a trasformare la “tecno-scienza” in uno strumento di cui ci si varrà per raggiungere un risultato.
È un accrescimento della potenza della medesima tecnica che si traduce in una volontà di potenza che trascende la realtà sensibile, impossibile da controllare per l’uomo.
Dunque, d’ora in poi, essa aprirà del tutto a una percezione che prenderà il potere sul capitalismo e il marxismo, e a un esercizio incontrastato sull’economia e le religioni che l’anno aiutata e protetta nella convinzione di potersene giovare.
Oggigiorno, questa “situazione apicàle” e l’insieme delle armi nucleari e delle applicazioni di tecniche di biologia molecolare dell’ingegneria generica, vòlte allo sviluppo di nuovi processi e alla possibilità di futuri e positivi sviluppi “risolverà con la tecno-scienza situazioni difficili che adesso procurano afflizioni all’umanità”.
Al momento, la tecno-scienza è preponderante nei confronti degli avversari e sarà la sua apoteòsi sulle molte ideologie, capitalismo incluso, e le tante fedi che si sono affrontate in millenni di storia.
Non è possibile arrestare il progresso, perché è nella natura dell’uomo, e prima o poi, lo faranno.
La tecnica salverà così il nostro mondo occidentale che “prevarrà” sulla visione del mondo.
E probabile un tramonto della politica perché ancoràta a un capitalismo avviato al tramonto. Il nostro mondo occidentale è nato con il capitalismo in quanto cresciuto sulle fortune individuali, la capacità d’intraprendere cose nuove e l’acquisizione dell’ “umana consapevolezza” caratterizzata da profonda spiritualità e di una assoluta edizione ai valori occidentali”.
Il mondo cerca prospettiva equità, libertà, obiettività e democrazia che sono dispendiose e abbisognano di tanti sforzi.
E finito il tempo del capitalismo, anche perché, i poveri aspirano alla ricchezza e non a un mondo sempre più povero.
Ascona, agosto 2017
Giancarlo Fabbri, membro Società Teosofica Svizzera
Le irrinunciabili libertà dell’uomo
Da tempo immemorabile, non c’è poeta che non abbia magnificato la libertà; non c’è filosofo che non abbia pensato compiutamente alla libertà; non c’è storico che non ne abbia esaltato le vicende umane meritevoli e degne di venire ricordate con le quali l’uomo ha cercato da sempre di darne una esauriente risposta che si (ri)conciliasse con i versi poetici “spesi” e le indimenticabili pagine “consunte”.
Ho respirato la libertà dell’infanzia, provo un profondo sentimento spirituale verso coloro che la esaltano e detesto quelli che l’affliggono e la tiranneggiano, perché la libertà è la celebrazione di una vita senza costrizioni o impedimenti; perché la Libertà è la facoltà di agire e decidere indipendentemente secondo le proprie convinzioni e l’opportunità di viverla nella legalità in comunità; perché la libertà dà la facoltà di una libera scelta nonostante possa creare una ingiustificata arbitrarietà di abusi e prevaricazioni ai danni del prossino, e dove la parola “arbitrio” diventa sinonimo di una licenziosità trasgressiva a scàpito della libertà e sensibilità altrui, la quale se non illegale, è per lo meno non gradita.
L’uomo non ha ancora trovato il giusto verbo “sulla libertà universalmente accettàto, ma esige di conoscere e sapere ancor di più in che cosa consiste “il concetto di libertà”.
Pertanto riesce difficile interpretare un processo per cui delle persone (uomo o donna) si sentono intimamente partècipi e si arrògano senza averne il diritto e il privilegio, l’autorità e il potère morale di imporre la propria volontà e manifestarla affinchè venga eseguita; sia essa di un monarca-despota, che di un presidente eletto; sia essa di un generale criminale, che di un capo politico di prestigio.
È del tutto accettato e condivìso come la convivenza in una comunità di persone unite fra loro da vincoli naturali, da rapporti di interesse, da scopi o idee comuni, abbisogna di una autorità che governa altrimenti vi sarebbe confusione e disordine; ma il lato tragicomico (in verità molto tragico e poco comico) è “la necessità di una persona investita di un comando, di cui non potendo controllarla e non sapendo dove andrà a parere, potrebbe minàre la nostra libertà. Questa necessità dimostra che non esiste la libertà in senso assoluto, perché non è mai esistita e mai potrà esistere, nonostante l’uomo continua a cercarla come se esistesse, a qualunque prezzo.
Se si potesse fare l’appello delle persone afflitte nello spirito da un grande dolore morale e di quelle martoriate nel fisico tra atroci spasimi, sarebbe diffìcile arrivare a un traguardo nel quale potere iscrivere l’ultimo nome all’appello tanto grande è stato l’infinito tributo dell’umanità alla libertà.
Si sono scritte pagine di vittorie e di sconfitte; si sono elargìte pagine memorabili, gloriose, indelèbili ma l’uomo si chiede ancora una volta cosa sia la libertà e in cosa consista, perché il concetto assoluto in essa è il compèndio di una sìntesi di idee non riconducibili a una sola idea, in quanto trattarsi di una mescolànza di elementi eterogenei e di una sottointesa incoerènza.
Forse la liberà è più di un concetto: è un “sentimento” impossibile e non facile da raziocinàre per il timore di sprofondare in una superficiale e retòrica esaltazione dei valori della stessa libertà.
Vi sono libertà ferite e uccise in nome della libertà; vi sono uomini di fede diventare carnefici di quella libertà; vi sono guerre ingiuste e rivoluzioni manipolàte in nome della libertà; si sono commessi delitti che suscitano orrore e raccapriccio in modo assurdo e irragionevole al grido di “viva la libertà”:
Libertà di patria e indipendenza, di uguaglianza e giustizia, perché la storia è un campionàrio di coloro che combattono la tirannia e diventano a loro volta tiranni.
Anche nei rapporti personali-come ci ricorda “Lacordaire nei suoi pensieri” – la libertà è il diritto di fare ciò che non nuòce agli altri per cui se sto a letto con una persona e, volendo leggere un libro, tengo accesa l’abat-jour, esercito una mia libertà ma lèdo e lìmito la sua libertà; e invertendo i ruoli, se l’altra persona spegne l’abat-jour, esercita una sua libertà ma nuòce o lìmita la mia, tanto da poter affermare che la libertà di una persona finisce “là” dove inizia quella di un’altra ed evidenzia, che nulla quanto l’amore, condiziona o impedisce l’esercizio della libertà, che finisce sempre col danneggiare qualcuno.
Pertànto, l’amore è il suicidio della propria libertà che, per essere vera e diventare casta, esiste solo nei sogni e non può essere altrimenti!
È necessario allora combattere e anche morire per salvaguardare almeno un “riverbero” di libertà; bisogna combattere senza rinunce per inseguire ciò che non esiste; bisogna discernere il buono dal cattivo, il bello dal brutto per non vanificare l’intelligenza e la creatività in maniera tale che la dignità dell’uomo non venga meno e si riduca a un valore di mera fisicità.
Libertà sono i nostri pensieri, le nostre riflessioni.
Libertà sono le nostre inquietudini, le nostre apprensioni.
Libertà sono i momenti di sconforto e di sollievo.
Libertà sono la fiducia alle nostre attese e alle speranze, libertà sono i momenti di avvilimento e di sconforto.
Libertà sono gli intensi momenti di ammirazione di gioia ed esaltazione.
Libertà sono la nostra umanità; le nostre passioni; gli slanci e gli amori folgoranti.
Libertà è l’umana esistenza verso alti ideali e noi ne siamo testimoni e protagonisti.
Ascona, novembre 2016
Giancarlo Fabbri, Membro della Società Teosofica Svizzera