Ipazia, nata ad Alessandria d’Egitto, fra il 355 e il 370, e là uccisa nel marzo 415 è stata una matematica, astronoma e filosofa greca antica. Rappresentante della filosofia neo-platonica, la sua uccisione da parte di una folla di cristiani in tumulto, composta di monaci detti parabolani, l’ha resa una martire della libertà di pensiero. Suo padre Teone, matematico, era il responsabile della biblioteca di Alessandria, che già aveva subito un’incendio provocato da Giulio Cesare. I rotoli e tutti i manoscritti superstiti erano conservati nel Serapeo, il tempio di Giove e furono incendiati dai cristiani insieme al tempio, distruggendo così una memoria del pensiero umano. Pensavano anche di cancellare la memoria di Ipazia, ma non ci sono riusciti. Nell’immagine, la “Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio, in cui l’unica donna fra i filosofi è lei, Ipazia. Dalla Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico (Socrate Scolastico, 380-450, di religione cristiana, di professione avvocato): “Ad Alessandria c’era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni. Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell’andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l’ammiravano di più. Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo. Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un’imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l’assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono. Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere. Questo accadde nel mese di marzo durante la quaresima, nel quarto anno dell’episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto (anno di governo dell’imperatore) di Teodosio”.
Alessandria d’Egitto e il percorso del Sole
Una consuetudine ricorrente nell’antichità univa spesso gli elementi ingegneristici alle conoscenze astronomiche allorché si edificava: come nel caso della città fondata da Alessandro Magno.
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Quando tra il 332 e il 331 vennero poste le fondazioni di Alessandria d’Egitto lungo le coste del Mediterraneo, nel mettere in pratica le elevatissime competenze che gli antichi già possedevano nel campo ingegneristico, non ci si dimenticò di rendere omaggio al più potente Conquistatore dell’epoca, colui che volle che la città sorgesse: per tale ragione, si attinse alle profonde conoscenze astronomiche, parte fondamentale della vita di moltissime popolazioni anche precedenti ai greci, per orientare l’asse della città in modo da segnare, ogni anno, il giorno del compleanno di Alessandro Magno.
Una logica simbolica già riscontrata negli anni dagli studiosi in diverse strutture, sacre e non, dell’antichità (nonostante le trasformazioni che, molto spesso, gli edifici stessi hanno subito) e che si allinea perfettamente con quelle che erano le consuetudini di epoche remote in cui i confini della sacralità erano senza dubbio meno netti e distinti, rispetto a quella che è la nostra percezione attuale. Secondo i più speranzosi, le osservazioni della struttura della città di Alessandria potrebbero costituire una traccia fondamentale per la ricerca di un “tesoro” di cui gli archeologi sono “a caccia” da secoli: la tomba del condottiero macedone.
Uno studio recentemente pubblicato dall’Oxford Journal of Archaeology opera di Guido Magli e Luisa Ferro del Politecnico di Milano rivelerebbe infatti come gli elementi urbanistici principali originari testimonierebbero la scelta di edificare senza dimenticare assolutamente i criteri formali legati alla celebrazione e alla magnificazione del fondatore. E così, allo stesso modo del nome, anche la struttura di Alessandria doveva irradiare tutta la potenza di Alessandro: del resto, così andarono realmente le cose, se si pensa che proprio lì si erse dall’isolotto di Pharos quel faro che sarebbe stata una delle sette meraviglie del mondo antico, costruito tra il 300 e il 280 a. C. e che illuminò i mari e il porto fino al XIV secolo, quando fu distrutto dai terremoti. La stessa Alessandria fu un polo culturale di fondamentale importanza, soprattutto per la conservazione del patrimonio culturale della classicità greca, con la sua celeberrima Biblioteca che, costruita intorno al III secolo a. C., fu la più ricca del mondo antico.
Celebrato dalla città, dal Sole, dalla Stella Regolo
Osservando l’impianto urbanistico, i due studiosi avrebbero notato come l’asse longitudinale principale lungo il quale si sviluppa la griglia ortogonale, la “Via Canopica”, sarebbe orientato in modo da essere allineato con la posizione del Sole nell’alba di un giorno specifico: quello della nascita di Alessandro Magno, il 20 luglio. Il fenomeno sarebbe a tutt’oggi riscontrabile, con uno slittamento di qualche giorno, mentre non può dirsi lo stesso per la Stella Regolo la quale all’epoca era anch’essa posizionata lungo il medesimo allineamento e diveniva visibile dopo un periodo di congiunzione con il sole intorno alla stessa data del 20 luglio: l’orbita terrestre “non perfetta” ha modificato lievemente ciò che venne disposto per la costruzione della città.
Cionondimeno, la simbologia legata al Sole e alla Stella Regolo (la più brillante della costellazione del Leone e, in virtù di ciò nell’antichità associata al potere regale) ha certamente contribuito a rendere ricca e prospera la città di Alessandria, come senza dubbio era nelle intenzioni del fondatore: e questo, pur senza conoscere nel dettaglio le raffinatezze legate alla planimetria urbana e ai suoi rapporti con l’astronomia, era già noto a coloro i quali sanno quanto prestigio e quanta importanza ebbe nell’antichità, e per secoli, questo centro affacciato sul Mediterraneo.
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