SAGGEZZA FILOSOFICA E IMPRENDITORIALITÀ

 

 

Negli Stati Uniti e, specificamente, nella Silicon Valley sono sorte nell’ultimo ventennio una miriade di aziende imprenditoriali, le quali avevano capito con avvedutezza l’importanza e la necessità in un apporto dei “cosiddetti filosofi imprenditoriali” alfine di aumentare l’importanza, la conoscenza e le potenzialità di tali aziende.

Orbene, chi sono allora questi filosofi imprenditoriali sempre più richiesti e convocati all’interno di una impresa produttrice di beni o servizi se non degli scrupolosi consiglieri di manager, che partecipano alle riunioni d’importanza vitale e aiutano il gruppo a  lavorare con maggiore efficienza ed appianare difficoltà personali o mutare il primo contatto con i colleghi.

A conti fatti, i colleghi sollecitati portano all’azienda pubblica o privata un nuovo criterio, più sciolto e aperto, più capacità inventiva.

Costoro sono i filosofi che non fanno obiezioni bensì, pongono questi appropriati che aprono la mente a nuovi percorsi vòlti alla riflessione e a un nuovo argomentare, cosicchè un’ostacolo insuperabile può divenire gestibile.

Attualmente, un esempio evidente è stato, per antonomasia, Sergio Marchionne che ha di nuovo sollevato una nota marca automobilistica.

Egli è stato un Manager-filosofo che ha fortemente sostenuto il ritorno di una sua vitale rinascita, dove filosofia e creazione umanistica coesistono in quanto rese libere e di sostegno nei confronti di profili economici, scientifici e di quegli operatori economici a livello internazionale.

Pertanto, filosofia e cultura di studi classici sono di aiuto e vanno oltre il superamento di difficoltà favorendo un miglior guadagno ed evitando possibili crisi.

Alla fine, si è capito che la “mescolanza” tra ambienti e imprenditoriali e umanistici avrebbe fatto nascere e delineare una formula vincente àtta al superamento di una brusca stasi dell’attività economica e a preservare i bilanci di chiusura.

Infatti, i capitani d’industria si domandavano quale fosse il peso che avevano i proprio prodotti in un quadro a grandi linee e s’interrogavano se ce ne fosse stato veramente la necessità.

Se tra gli operatori “si fa largo” l’idea che il guadagno non sia la sola cosa, ecco allora il filosofo-imprenditoriale che li aiuta a guardare al di là.

Poiché la sua professione non è definita, non figurando su un apposito albo, egli viene definito con un significato impercettibile a cavallo tra un supporto specifico nell’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza e la stessa psicologia.

Pertanto, il filosofo aiuta ad accrescere il limite del ragionamento, propriamente là, dove sono i dirigenti con poteri decisionali, mentre gli impiegati guardano alla concretezza con programmi più creativi e nel relazionarsi con il lavoro.

 

 

 

 

Una manager, rischiarato dalla luce dell’intelligenza e lungimirante, non può  rinunciare agli insegnamenti classici e indirizzare il gruppo con capacità inventive di fronte a situazioni complesse e immaginare vedute, concrete e realizzabili.

Ora il manager, dal mito della caverna di Platone, può apprendere che la conoscenza aiuta a far comprendere i diversi aspetti di un problema e gestirli senza ritenerli “ingestibili” o “irrisolvibili”, mentre Socrate con la sua “maieutica” sembra bisbigliargli: “pensa con la tua testa” ed estrai il meglio dei tuoi ragionamenti senza sfociare in teorie ed opinioni già in atto.

Detto ciò, in una assemblea sortiranno buone idee di maggior interesse.

…. Ed oltre, ecco Aristotele suggerire (!) un colloquio basato su tre pilastri: l’Ethos, ossia la credibilità e l’emozione che suscitano in chi ascolta, il Pathos, che contempla i contenuti chiari; il Logos, quale attendibilità degli stessi.

C’è poi Cicerone e l’arte oratoria per riordinare in base a una struttura un discorso valido ed efficace su cosa si vuole dire e quali sono gli argomenti da esporre in maniera persuasiva, che si traducono in azioni.

Ed ecco Plutarco, secondo il quale un leader deve essere un buon esempio da imitare per tutti gli altri.

Da ultimo, vorrei citare Epicùro, per il quale il traguardo di ogni cosa è la felicità dell’uomo.

Il filosofo imprenditoriale mira a equilibrare l’intelligenza analitica con quella emotiva per evitare un modo di sentire caratterizzato dall’indifferenza e il disprezzo nei confronti di qualsiasi valore e sentimenti umani.

Quando la facoltà di ragionamento e la capacità inventiva trovano un loro fondamento, è possibile conseguire esiti eccezionali.

Nella trattazione sintetica di contenuto dei termini “filosofia e formazione umanistica” si è creato tra i due poli un stretto rapporto fra cose e persone diverse, che fa della economia l’ambiente ideale nel quale i filosofi sono i messaggeri spirituali dell’anima.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ascona, ottobre 2018

Giancarlo Fabbri, Membro della Società Teosofica Svizzera