www.teosofia.ch presenta : I testi di Giancarlo


Dedicata a Greta e

Andrea Biasca-Caroni

La percezione della libertà e la libertà assoluta

 

Come tutti sanno, l’uomo necessita non solo di viveri e di acqua per l’esistenza, ma anche di “quella percezione di libertà” come entità di scelta e riflessione alfine di stabilire un rapporto e un vincolo di pensieri e di opinioni in grado di giudicare con saggezza il bene dal male, il giusto dall’ingiusto.

A partire dagli ultimi decenni del ‘900, la perspicacia di un maggior bisogno di libertà ha sospinto l’uomo verso una condizione di libertà assoluta in cui non mancava l’anelito di una risoluta necessità. Egli si sentiva come afflitto e vittima di atti ingiusti di natura socio-economica anche se non era in discussione la libertà di pensiero e di operosità bensì, quella in tutta la sua globalità basata sulla famiglia e la cosa pubblica o privata, che sono state male interpretate dalla prepotenza e la prevaricazione di coloro che usano la violenza e lo stupro; di quelli che uccidono e rubano in virtù di una decisione personale verso la società e la proprietà; di coloro che si prendono la libertà di troncare relazioni e vincoli sentimentali o accordi prestabiliti; di quelli che trovano il tempo di suicidarsi o usarsi violenza, sempre in nome della medesima autodecisione; e di tutti gli altri che rinunciano alla loro personalità e identità senza limitazioni o influenze esterne e con la probabilità di rimanere emarginati in ambito umano e sociale.

Con la ferma determinazione di voler perseguire la libertà assoluta, l’uomo diventa egoista ed egocèntrico con una esorbitante autostima di sé e pronto, se necessario, a uccidere il proprio figlio se questi volesse impedirgli di “vivere la sua libertà”, poiché nemmeno la libertà sopporta più le leggi in sua difesa e di tutte le altre ritenute pervasive, in quanto l’assoluta libertà non pone limiti agli arbitrii e crea tensioni che suscitano ansietà.

Orbène,questo commento non riguarda la libertà civile bensì, quella di opinione e nessuna persona mi può suggerire che cosa devo fare della mia libertà di opinione, che non ha un carattere di sacralità, ma piuttosto quello di dover negare a chiunque la potestà d’impedirmela.

La stessa cosa si può affermare nei confronti della vita che non ha in serbo un valore assoluto, ma transitorio, e a nessuno è consentito il diritto di calpestarla. Ma se essa non possiede un valore assoluto, allora nessuno può vantare un diritto assoluto sù di lei….

E anche sulla mia morte!

Questa libertà “a tutto campo”, significa non assumersi responsabilità verso noi stessi e gli altri; significa vivere la percezione e il bisogno della propria sensualità; vuol dire abbandonarsi inconsciamente ai propri stimoli e disconoscere la propria realtà con il rammarico e la vergogna di sé, perché la libertà è la dimora infinita del potere e di un predominio che si manifestano nelle sue avversità, mentre la sua decadenza riflette l’onnipotenza della sua autodistruzione.

La libertà assoluta ci distrae dall’intraprendere un sentiero nella consapevolezza del limite e della misura, che non sono solamente limiti e misure, ma anche valide garanzie vòlte a tutelare la nostra persona e le sue necessità.

L’abrogazione dell’autorità non ci esenta, però, dalla condizione di sudditànza perché altri poteri sono pronti a condizionarci da ogni parte.

È l’autorità che sorregge la libertà, e se questa manca, ecco il materializzarsi di altri poteri occulti. Di solito, il potere che nasce dall’autorità è benefico; è malefico quello che nasce dal potere e l’odierna libertà non si avvale ormai di soli pensieri, ma per lo più, di desideri riconducibili a una istintiva ed emotiva condizione che, “obtorto collo”, non è pensante!

Diventa perciò importante parlare di libertà la quale, nella parvenza di beneficarci e di farci sentire persone capaci e creative, ci sospinge verso il tracollo come persone vanèsie che rifiutano di crescere per non dovere rinunciare alla straordinaria potenzialità dell’infanzia, aperta a ogni immaginazione di vita e capace di negarne la sua stessa esistenza, ma incapace di liberarci da quel vincolo di sottomissione per consegnarci al “destino”, fintantoché “libertà e automatismo” si contèmperano in “maniera armoniosamente perversa” e si apprestano all’uso della violenza nei confronti dell’altrui volontà.

Esiste come una sottile e impercettibile linea fra autonomia e automatismo: quest’ultimo tendente all’assoluto; ma l’arcana imprevedibilità del destino è quella di dire “un si alla vita” che nasce nel suo grembo, da cui l’uomo ne trae privilegi, ma del quale, egli non è il creatore ma solo il fruitore.

Arriviamo, pertanto, a capire come la libertà assoluta è un male assoluto, il male assoluto la libertà assoluta e l’opportunità di un abusare di persone e cose…. noi inclusi!

La libertà, circoscritta fra la sua nascita e lo sviluppo di eventi instaurati e perpetuati dalla volontà dell’uomo, “non è l’inizio e un fine” bensì, il “percorso e non una meta”.

L’assoluta libertà è un assiduo andare e tornare attraverso la creatività e il suo annientamento tanto che, alla fine della nostra esistenza, tutto si reiterà e tornerà come prima….

La libertà pone un fattore esistenziale e con esso l’esigenza di un’approfondita indagine per capire il comportamento e lo strascico con cui appropriarsene e disporne a piacimento. Alla fine non sarà questa libertà, imposta e sovrastante, a illuminare le nostre menti, a penetrare i nostri corpi, a scuotere le nostre coscienze bensì, un’altra, da sempre libera e ìnsita in noi per il volere dell’altissimo e offertaci come un dono meraviglioso della creazione e dell’infinito scorrere del tempo universale.

A compimento di questo mio scritto, desidero aggiungere alcune riflessioni importanti, imposte dalla morale, sulla libertà e dettate da una delle maggiori filosofe viventi: Agnes Heller; ungherese, ebrea a conclusione dei suoi studi ma, prima di tutto, per le sofferenze subite essendo scampata al totalitarismo di destra, il nazismo, poi al totalitarismo di sinistra, il comunismo.

Essa afferma:

“Solo se sono libera posso scegliere che cosa fare della vita”.

– “La libertà sia interiore e morale, sia quella civile è quella che non s’ingerisce nelle vite altrui e per me, è il valore supremo”.

“Nulla può sostituirsi alla libertà: non lo può fare la giustizia giacché la giustizia va fondata sulla libertà”. “Non lo può fare l’amore, giacché l’amore, per essere dignitoso, necessita della libertà”. “Non lo può fare l’utilità che senza libertà è inutile”.

 

Credo che la Heller voglia ribadire come la libertà sia un aperto conflitto per la libertà stessa di cui la filosofia non è chiamata a sostituirsi alla libertà, ma quello di risvegliarne la coscienza e la cultura.

Il pensiero della Heller riposa su una propria affermazione del pensiero italiano, secondo il quale: “la filosofia non è politica e non la influisce”.

I filosofi che intendono partecipare ad un dibattito di lotta politica non lo fanno, di certo in nome della filosofia. Infatti, se una persona partecipa ad un colloquio, lo fa a titolo personale e non in nome della filosofia.

È molto probabile che i filosofi credono di sapere ciò che gli altri non sanno.

Il compito dell’odierna filosofia non è di trasformare la politica in verità, ma quello di rendere più chiaro la coscienza della libertà!

 

Ascona, il mese di dicembre 2014

FABBRI GIANCARLO,

Membro della Società Svizzera

 

 

Dedicata al collega ing.

Marco Boccadoro

 

La presenza di Dio nella creazione universale

 

Il secolo da poco trascorso, ha portato con sé indimenticate e tragiche realtà a causa di insensati e irragionevoli conflitti, in cui fanno spicco le guerre mondiali (1915-18 e 1939-45) e dove la follia politica di regimi totalitari di destra, il nazismo e poi quello di sinistra, il comunismo, hanno provocato, più o meno, un venti milioni di morti. Inoltre, se teniamo conto dell’insensato degrado della natura a causa di inquinamenti, disboscamenti e di incendi provocati dall’uomo, ci troviamo di fronte a una totale follia umana, responsabile di una virulenta insorgènza del cancro.

Con l’inizio del nuovo secolo e del millennio, la presenza di una forza distruttiva potrebbe annientare ogni forma di vita sul pianeta che, visto da un’altra galassia, appare come un minuscolo satellite del sole; e come se non bastasse, esiste una potenza di calcoli elettronici in grado di controllare una quantità di persone superiore a quella di tutti gli abitatòri della terra.

Ecco che sorge allora in noi una pronta e spontanea riflessione: perché Dio non interviene e pone fine al ripetersi di una così immensa e tragica realtà? E noi tutti, d’ora in poi, come ci comportiamo nei confronti dell’esistenza di Dio?

Se l’uomo vivesse nell’immanenza, tutto ciò che lo circonda si esaurirebbe nella percezione sensoriale, come il risultato di un’evoluzione biologica; ma ne esiste anche una trascendentale, che và oltre quella biologica ed è il superamento culturale che ha consentito all’uomo di scoprire, nei laboratori di ricerca, un mondo superiore capàce di avere sconfitto le tante malattie dei nostri progenitori e di alcune odierne forme tumorali, che sono un’eccessiva proliferazione di cellule progressive e in apparenza controllate.

La vita media è molto aumentata grazie alle scoperte nel mondo in cui viviamo, che è regolato da “leggi universali e immutabili” di cui Galileo Galilei le aveva registrate nel libro della natura da circa quattrocento anni, dove ogni cosa trova una sua collocazione.

Se l’uomo intende sopravvivere, dovrà fare affidamento non solo alla scienza ma anche alla fede, perché scienza e fede rappresentano l’una, la sfera “immanentìstica” e l’altra, quella trascendentale.

L’uomo, che è in condizione di intelligere, ha inventato la scrittura con la quale ha saputo capire il pensiero dei grandi personaggi del passato e, nel contempo, ci lascia in eredità delle conoscenze intellettuali o psicologiche di una realtà che si è servita della matematica e della scienza; l’una come materia di rigide e logiche applicazioni; la seconda di rigorose sperimentazioni. La scienza parla di una logica che regge il mondo dell’universo con stelle e galassie che “non può scaturire dal caos primordiale” poiché; se esiste una logica, “deve esserci necessariamente un genio ideatore: Dio”!

Gesù, figlio di Dio, è parte della trascendenza della nostra vita e il volere disconoscere l’esistenza di Dio significa affermare che non esiste l’autore di quella severa logica che regge il mondo e tutto si concluderebbe nella sfera dell’immanenza; ma così non è, perché non esiste nessuna scoperta che contrasta la presenza di Dio.

L’ateismo, non risponde ad una logica teorica e a un’autorevole potestà bensì, a un comportamento umano nella convinzione di una fede proiettata nel nulla.

 

Ascona, dicembre 2014

 

Giancarlo Fabbri

Membro della società Svizzera di teosofia

Indiana Jones : un teosofo d’inizio secolo ! nel TV film prodotto da George Lucas : “The Young Indiana Jones Chronicles – Journey of Radiance”


Per chi non lo sapesse il nostro Indy ha conosciuto personalmente Jiddu Krisnamurti da bambino. Nel film Besant, Leadbeater, Krisnamurti e Indy ad Adyar.

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Indy : Membro onorario della Società Teosofica

Presentazione dell libro “La Società Teosofica: storia, valori, realtà attuale”

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Care Sorelle e cari Fratelli,
                                            Vi giunga innanzi tutto un cordiale e fraterno saluto. Desidero segnalarVi un appuntamento Teosofico di grande importanza e significato, anche simbolico.
Il 5 dicembre prossimo – è un venerdì – alle ore 16,30 presso la sala Roccati del Circolo della Stampa, in Corso Stati Uniti 27, verrà presentato il libro “La Società Teosofica: storia, valori, realtà attuale”. Si tratta di un volume di oltre 300 pagine, curato dalla Segreteria Generale della S.T.I. e che ripercorre non solo le vicende storiche del movimento teosofico internazionale e italiano, ma illustra anche le ragioni profonde e gli scopi che hanno fatto sì che la Società Teosofica si diffondesse nel mondo e contribuisse in modo altamente significativo allo sviluppo di alcuni elementi importanti dello spirito del nostro tempo. Un volume inoltre che contiene approfondimenti su temi di grande importanza quali i Maestri, i rapporti fra Teosofia e Scienza, il significato profondo della Teosofia, con i suoi collegamenti culturali con il neoplatonismo e con la gnosi. Sono inoltre pubblicati documenti storici come il verbale di costituzione della Società Teosofica Italiana e il decreto di scioglimento della Società Teosofica Italiana da parte del regime fascista.
Alla luce di tutto questo spero di poter contare sula presenza di rappresentanti del Vostro Gruppo (o Centro).
In allegato troverete il programma dettagliato di questo incontro, che vuole essere per la S.T.I. di contatto e di dialogo anche con tutto il mondo esterno.
Confidando nella Vostra sensibilità, resto in attesa di un cortese cenno di riscontro e colgo l’occasione per un augurio di Ogni Bene.
                                                                                           Antonio Girardi

Musica e geometria


Fonte :

Bach, il preludio dalla Suite per Violoncello come non l’avete mai visto

 

 

La musica, diceva Sant’Agostino, è “scientia bene modulandi”, la scienza del “movimento ben regolato”. E per Lorenz Mitzler, allievo di Johann Sebastian Bach, “la musica è il suono della matematica”. Lo strettissimo legame tra matematica, geometria e musica affascina da secoli musicisti, filosofi e scienziati. Ma a volte un video è in grado di spiegare con un’immediatezza sconosciuta alle parole la magia che lega numeri e suoni. E’ il caso di Baroque.me, l’interattivo realizzato daAlexander Chen, direttore creativo del Google Creative Lab. Disegnando quattro sfere che incrociano le loro orbite con otto corde, Chen ha creato una straordinaria rappresentazione visiva dei rapporti matematici nascosti nel famosissimo preludio della prima Suite per Violoncello di Bach. Se mostrassero questo video nelle scuole, forse matematica, geometria e musica classica sarebbero meno indigeste. Non pensate?

– La presenza della chiesa e gli uomini del mondo – Giancarlo Fabbri


– La presenza della chiesa e gli uomini del mondo –

 

 

Su autorevoli quotidiani e televisioni di alto indice di ascolto è apparsa la notizia della convocazione di un sìnodo con l’obiettivo di affrontare temi riguardanti l’omosessualità dal titolo: “ Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”; e come se non bastasse è arrivata la dichiarazione di un eminente cardinale che afferma di avere conosciuto “una esemplare coppia di omosessuali”. Il tutto è accettabile e comprensibile ma si trae un’umana benevolenza per un singolo caso tralasciando il resto dell’umanità: è ovvio che qualcosa sfugge a una realtà concreta e a una concezione logica per trarne un giudizio generico da un singolo caso.

La chiesa, dopo secoli di silenzioso oscurantismo che l’aveva contraddistinta, si manifesta, fa sentire la sua voce e decide di aprirsi alla mondana caducità commettendo una ingannevole imprudenza: quella di avere tessuto le doti e le qualità degli omosessuali, mentre il presupposto sarebbe stato quello di affermare che le doti e le qualità non dipendono da una tendenza sessuale, perché possono trovarsi o non trovarsi tra gli omosessuali o gli eterosessuali e perché vi sono omo o etero che conducono una vita di grande dignità ed onestà di coscienza, e altri che la disertano.

Anche nell’elogio e nel plauso verso i divorziati o i separati, la chiesa non dice tutta la verità sull’argomento, poiché le doti e le qualità umane non dipendono dallo stato civile; ed è altrettanto ipocrita nell’affermare “imperfette” le unioni omosessuali o le coppie non sposate come se la perfezione esistesse solo nei rapporti statuiti per legge. Si tratta di un “perfettismo” inopportuno e sconveniente mentre sarebbe stato meglio parlare di unioni e famiglie con un valido fondamento sociale, religioso e culturale e aperto al progresso dell’umanità.

È noto il disinteresse e l’insensibilità della chiesa nelle vertenze umane e ora non può cercare o pretendere di placare gli antichi dissapori verso l’omosessualità e gli omosessuali attraverso degli “accorgimenti omofiliaci”, proiettati verso la modernità e dove il termine emofilia è sinonimo di omosessualità.

È sufficiente che la chiesa si faccia carico dell’uomo aldilà di ipotetiche apparenze, di indizi o preferenze sessuali. Se poi tutto ciò non fosse conforme all’ordine naturale delle cose, essa dovrebbe prestargli delle amorevoli cure però prive di qualunque ingerenza, perché è l’uomo che deve convertirsi a lei secondo i principi cristiani e perché la chiesa è sempre pronta ad accoglierlo con tanta clemenza e infinito perdono, nonostante non sia né perfetto né inaffidabile e, soprattutto, incapace di dominare le proprie debolezze.

È giunto il momento delle certezze e la chiesa non può rincorrere i giorni dell’uomo che mutano e passano veloci bensì, deve rimanere il punto di riferimento e l’incrollabile caposaldo della sua vita altrimenti, continuando su questa strada, essa dovrà ricorrere a degli espedienti per sostenere che la beatitudine celeste si può conseguire senza il bisogno di credere in Dio.

Sono passati due millenni dal sacrificio di Gesù per espiare le mancanze degli uomini ma poco è cambiato d’allora per una mancanza di vero amore – quello della chiesa e degli uomini – che avrebbe potuto evitare tante sprezzanti ed oltraggiose derisioni che Dio non ha di certo apprezzato.

È il cammino della storia nel mondo, che non cambia e si replica senza speranza e senza arrivare ad un adempimento.

 

Ascona, novembre 2014

Fabbri Giancarlo

“Membro della Società Teosofica Svizzera”

Alchimia e spiritualità in un racconto ambientato a New York: “Il volo della fenice” di Alessandro Martinisi è in libreria.


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È uscito il libro “Il volo della fenice. Dialoghi alchemici a New York” edito da Lampi di Stampa.

 

Alchimia e spiritualità in un racconto ambientato a New York: “Il volo della fenice” di Alessandro Martinisi è in libreria.

 

 

È disponibile a partire da questa settimana il libro Il volo della fenice. Dialoghi alchemici a New York. L’autore è Alessandro Martinisi attualmente dottorando all’Università di Sheffield. Alessandro non è nuovo a pubblicazioni di carattere spirituale, ha infatti pubblicato nel 2009 un saggio storico musicale dal titolo Il sogno sognato di Karol Szymanowski. Re Ruggero tra luce ed ombra che è una lettura personale e nuova sull’ opera lirica del più grande compositore polacco dopo Chopin. Non solo musica però. Come questo racconto dimostra, Martinisi si interessa anche di anche filosofia e di simbolismo. Abbiamo scelto di rivolgergli alcune domande per capire meglio di cosa parla questo libro.

 

Raccontaci qualcosa di te e cosa ti ha portato ad occuparti di tematiche così sensibili.

Sono attualmente dottorando all’Università di Sheffield nel Regno Unito, un ateneo molto famoso in quanto molte scoperte in ambito scientifico, informatico e matematico sono state fatte proprio lì. Nonostante il mio background umanistico, da alcuni anni mi occupo principalmente di analisi di dati e di statistica. Ho lavorato come giornalista e come analista usando le tecniche cosiddette dell’OSINT e poi mi occupo anche di Filosofia dell’Informazione (PI). Tuttavia questo è un discorso molto ampio e qui potrebbero sembrare solo parole buttate alla rinfusa. Ad ogni modo posso dirti che mi occupo di queste tematiche abbastanza a lungo da capire come il concetto di “average man”, cioè quello di “uomo medio” di Adolphe Quételet, abbia combinato disastri alla nostra società sopprimendo con quell’idea qualsiasi benessere dell’essere umano in termini di unicità, creatività, individualità tipici, a favore della media statistica. D’altronde già René Guenón l’aveva capito e ci aveva avvisati nel libro Il regno della quantità e i segni dei tempi dei pericoli insiti nella statistica che è altra cosa rispetto alla sacralità del Numero. Ma questa è un’altra storia che ci porterebbe lontano dal libro.

 

 

Alessandro, parlaci dunque del tuo libro. Qual è stata la circostanza che ti ha portato a scriverlo?

L’idea di questo racconto nasce proprio a New York e nasce in particolare da un incontro con un personaggio influente nella metropoli. Purtroppo non posso rivelare il suo nome e il luogo dove lavora, anche se posso dire che è una istituzione molto conosciuta nel mondo. Ammetto che è stato un incontro dalle circostanze a dir poco bizzarre ed è avvenuto in un momento molto significativo della mia vita. In quel momento stavo già approfondendo la simbologia e la storia dell’Alchimia, ma quell’incontro ha letteralmente dato un corso differente alla mia vita. Mi ha aperto nuovi orizzonti. E non credo sia stato un caso.

 

Raccontaci qualche dettaglio in più del libro.

Il racconto è strutturato in forma di dialogo e narra l’incontro tra un giovane animato da uno spirito di ricerca che si trova “nel mezzo del cammin della sua vita” e un anziano professore, che si scopre subito essere un alchimista. L’anziano guiderà il giovane a trovare le risposte alle domande più importanti sul mistero della vita. Ma non fornisce risposte come le intendiamo comunemente. Le risposte che fornisce sono altre domande, oppure una meditazione su un’immagine, l’ascolto di una musica, oppure semplicemente l’ascolto del silenzio o del rumore, perché a volte non si può tradurre in parole quello che può essere solo visualizzato e intuito, compreso nel proprio cuore. Ho scelto la forma del dialogo perché più si addiceva al mio scopo, cioè quello di descrivere un percorso formativo, un percorso di maturazione, come nello stile del Bildungsroman.

La città di New York fa da sfondo e contrasto al dialogo che si dipana tra quelle strade dall’alto valore simbolico, come Bryant Park o il Rockefeller Center con il suo General Electric Building, ma anche il palazzo di vetro dell’Onu. In generale descrivo i grattacieli di New York come fossero delle torri e voglio richiamare con questo non solo qualcosa di feudale e dunque dandone una sfumatura “politica”, se mi lasci passare questo termine, ma anche richiamare la carta dei Tarocchi: cioè quella della Torre appunto, con tutta la sua valenza simbolica. In questo caso interpreto però questa carta non come la punizione per aver voluto rivaleggiare col divino, ma solo come ammonimento e messa in guardia per i tempi critici che stiamo vivendo. In fondo è generalmente condiviso da politologi ed economisti che la crisi finanziaria, come la conosciamo, è nata tra quelle torri. Ma a New York è anche onnipresente il mito di Prometeo come nella statua dorata del Rockefeller Center alle cui spalle vigila il Demiurgo, e come nella Statua della Libertà, esempio eclatante e urlante del mito. E trovo suggestivo che il nome Prometeo non solo può derivare dal greco pro-metis e cioè “previdenza”, ma anche dal sanscrito Pramantha che era lo strumento usato per accendere il fuoco.

 

In che senso parli di alchimia e di spiritualità? E come li hai inseriti nel racconto?

Come dicevo prima, questo racconto è in realtà un viaggio di formazione. L’Alchimia con la sua ricchezza di simboli, di iconografie, di messaggi soprattutto spirituali, rappesenta un veicolo per migliorarsi e come conseguenza migliorare gli altri. Migliorarsi significa secondo me comprendere chi siamo, significa conoscersi senza paure, e lo studio della simbologia alchemica aiuta su questo percorso direi terapeutico o, se preferisci, psicoterapeutico. I simboli vanno interpretati poco a poco come rebus, come quiz. È in realtà un grande gioco di parole, di analogie, di allegorie. Non parlerei però di “auto-realizzazione” o di “auto-perfezionamento”, parole abusate dal marketing e che riportano molto spesso a promesse vane fatte da parte di istituzioni o organizzazioni. E quando parlo di “alchimia spirituale” non mi riferisco specificatamente alle opere di Aïvanov o di Ambelain.

Quando parlo di alchimia spirituale mi riferisco più in generale a qualcosa che non ha “autori” e mi riferisco alla nostra volontà di trasformazione. Se l’alchimia “operativa” trasformava il vile metallo in oro, l’alchimia “speculativa” si riferisce soprattutto alla sfera spirituale e psicologica che è la nostra abilità di trasformare impulsi nocivi, in quanto distruttivi, in stimoli costruttivi al servizio della vita.

Solve coagula è uno dei “motti” alchemici che significa letteralmente “sciogliere i coaguli”, cioè sciogliere ciò che ci trattiene, ciò che ci incatena, e possiamo parlare in termini molto generali di problemi. E la vera sede per la “trasmutazione” è la nostra mente e dunque i nostri pensieri che da essa sono generati. Sono infatti i pensieri che ci conducono per mano e i pensieri diventano gesti, i gesti diventano azioni e sono le azioni a guidare poi la nostra vita, Gandhi lo sapeva bene. Giordano Bruno affemava che sono i pensieri a generare la materia e non viceversa. Altri come Annie Besant e C. W. Leadbeater parlano di “forme-pensiero”. Carl Gustav Jung, a cui mi ispiro, riporta Zosimo di Panopoli il quale dice che gli alchimisti sono “figli dalla testa d’oro”. Dunque la vera alchimia risiede nella nostra testa. Il libro Psicologia e Alchimia è una delle mie fonti d’ispirazione così come il Libro Rosso e tutti gli altri testi della eredità junghiana, penso a quelli di Marie Luoise von Franz anche.

Tuttavia il mio racconto si scopre man mano essere in realtà un trattato filosofico in forma di dialogo, dunque non c’entra nulla col romanzo o la fiction. Parlo di storia, parlo di filosofia e di simbologia, ma in una forma differente.

 

E perché hai usato la Fenice come titolo del libro?

Forse perché ricorda il teatro veneziano? Scherzo, ma non del tutto. Nel libro spiego ampiamente perché ho voluto questo animale mitico che risorge dalle ceneri. Diciamo che dopo questa chiacchierata il perché può essere evidente: la Fenice è il simbolo stesso della trasmutazione. Ma non mi posso dilungare nei dettagli qui. Mi limiterò solo a dire che è un augurio per tutti, un augurio per tutti i giovani che sono “alla ricerca” e che possiedono in nuce il desiderio di ricrearsi e rigenerarsi. Come italiano all’estero non posso che essere solidale con tutti i miei coetanei, quelli rimasti in Italia e quelli espatriati perché siamo in fondo tutti legati tra noi e abbiamo una medesima direzione. Attraverso i due personaggi del libro ho infatti anche tentato di interpretare con sincerità le ansie e le aspirazioni della generazione a cui appartengo. Il mio augurio di fede è che se noi giovani riusciremo a lavorare mettendo insieme le nostre forze potremo tutti insieme uscire dalla empasse in cui il malgoverno (e non mi riferisco ad uno in particolare) ci ha spinti. Ricordi? Solve coagula! Sciogliere i coaguli, che detto in questo modo sembra essere anche un atto rivoluzionario.

 

Il libro è acquistabile on-line sul sito dell’editore Lampi di Stampa a questo indirizzo http://www.lampidistampa.it/alessandro-martinisi/il-volo-della-fenice/2083.html oppure sui siti Amazon ed IBS. La recensione del libro è stata scritta dal Prof. Francesco Lamendola e la si può leggere qui http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=48861

Per scrivere all’autore potete mandare una mail a info@martinisi.org

– SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – , Giancarlo Fabbri

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SIC TRANSIT GLORIA MUNDI ….

Fintantoché la gloria si librava lassù nell’alto dei cieli in modo astratto e dolcemente tranquilla, essa volgeva uno sguardo disattento alle vicende umane, in apparenza scevre da preoccupazioni, turbamenti, passioni e dove tutto pareva scorrere senza improvvisi contesti istituzionali di grande rilevanza.

La sua discesa sul mondo venne accolta come “grazia dei” mentre con la sua partecipazione alle memorabili gesta dell’uomo, emersero personaggi di alto profilo e avvolte di una sacrale aureola di eterno fulgore.

Era la gloria celeste che ammantava gli uomini e consentiva loro di vivere e di morire nella percezione e nella perfezione della grandezza divina che non erano soggette alla contingenza storica bensì; evidenziavano l’immobilità e l’eternità del mondo, prima di ritornare in cielo con quel “tocco” di  garbata leggerezza.

È la gloria “metastorica” che dopo l’incèdere solenne e grave degli avvicendamenti umani, si fà storia dei poteri imperiali attraverso l’esaltazione di grandi condottieri. E poi, ecco che appare la gloria volta a celebrare le straordinarie e grandiose leggende di eroici protagonisti che con le loro irrepetibili gesta sono entrati nella storia e divenuti leggenda. È la gloria propositiva che guarda il mondo influenzandolo nel suo specifico assetto e lo esalta per tutto ciò che “esprime bellezza”, cercando di comprenderne le sue veridicità e le perplessità nei mutamenti e offrendosi alle opere d’arte, di scienza, di ingegno.

Ma se la gloria esce fuori da quel attimo fuggente del tempo universale, essa vive una celebrità dimessa e concessole dal tempo stesso; oppure una notorietà che può scadere nella futilità o vacuità di un esito effimero.

Resta ancora insoluto il rapporto fra la gloria e l’argomentare filosofico; (e Platone sosteneva come il filosofo non dovesse aspirare alla gloria). Senonché, non è facile raccontare le vanità e le leziosità dei filosofi che tendono a suscitare l’ammirazione altrui per potersi lodare, a loro volta.

I sentieri alla ricerca della gloria sono duplici: l’uno che privilegia la gloria nella storia e l’altro che reputa sia necessario uscirne. Nel primo caso, molto hegeliano, la gloria si identifica col divino che incrocia il divenire della storia; mentre nell’altro contempla una ascensione spirituale con il digiuno, la meditazione e la tradizione orale per arrivare alla verità che coincide con la rivelazione illusoria della storia, del tempo, del mondo.

La ricerca della gloria ha creato nei filosofi un senso di paura e sgomento nel timore di vedersi scomparire. Infatti le gesta eroiche, siano esse storiche, artistiche, scientifiche o filosofiche, diventano come la dichiarazione bellica di un loro eventuale annientamento e l’atteggiamento di una loro probabile estinzione.

Il filosofo trascorre l’esistenza nel silenzio tra la gloria e la vita pubblica; ma se prende parte all’attività mondana e incontra la massa, egli diventa un vanaglorioso con una fama che cela l’invidia di un potente “ego” e che non sfugge alle ambizioni umane.

C’è come una duplice attenuante nell’affrontare argomenti universali destinati alla storia. Da una parte egli si ritiene un predestinato alla gloria, la cui grandezza gli appartiene; dall’altro verso è come se la gloria lo avesse scelto con il compito di dovere educare l’umanità sulla complessità di temi ricorrenti che la caratterizzano.

La filosofia non è una pratica esotèrica riservata a teorici e praticanti. Essa si eleva da un basilare concetto universale per l’intera umanità, dalla nascita alla morte e oltre.

La filosofia acquisisce così una sua intima e segreta grandezza e diventa più perspicace, raffinata e riservata a pochi.

La vera gloria è quella che sopravvive alla nostra condizione umana e pure il filosofo vuole farne parte non solamente col pensiero, ma anche con la sua presenza.

Egli va giudicato per la sua azione morale e non per le sue personali vicende; egli va valutato per le sue riflessioni e considerazioni e non per i suoi impulsi, consapevoli o nascosti.

Nel suo perenne cammino sulle esaltazioni irrazionali, sulle sconsideratezze e le temerarietà, sulle illogicità e stravaganze unite a progetti e aspirazioni utopistiche, la gloria si manifesta come la fede nuziale che unisce il tempo all’eternità; la vita all’immortalità.

Ascona, settembre 2014

Fabbri Giancarlo

“Membro della Società Teosofica Svizzera”

NEWSLETTER DELLA SOCIETÀ TEOSOFICA ITALIANA


NEWSLETTER DELLA SOCIETÀ TEOSOFICA ITALIANA

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Newsletter della Società Teosofica Italiana
PRESENTAZIONE
L’osservazione e il servizio possono essere due preziosi strumenti a disposizione dell’essere umano “di buona volontà”: la prima porta alla sospensione del giudizio discriminante e separativo; il secondo dà senso alla nostra vita staccandola dalla dimensione della personalità e dell’azione tesa ad arricchire il “curriculum” individuale.
Certo, la nostra vita concreta esprime un aspetto paradossale: l’osservazione e il servizio necessitano che il tempo concreto (il nostro quotidiano) venga strutturato in modo positivo ed armonico e questo per favorire proprio quel processo che ci porta oltre gli schemi e i paradigmi che sono la causa delle nostre paure e della nostra infelicità.

ULTIME NEWS
IL MESSAGGIO DI PADRE ANTHONY ELENJIMITTAM
Il dottor Alberto Severi ci ha informato sui prossimi appuntamenti che riguardano le attività di valorizzazione e di diffusione del messaggio di Padre…
FUOCO DI SAN MICHELE
Segnaliamo un importante appuntamento che si svolgerà lunedi 29 Settembre 2014, alle ore 20, presso la Casa Di Creatività Natura Salute Ecomuseo dei…
27 SETTEMBRE 2014: SEMINARIO SU NEUROSCIENZE E SPIRITUALITÀ
La Società Teosofica Italiana organizza un importante seminario sul tema: “L’urgenza di una nuova cultura: neuroscienze, spiritualità e…
MARJA ARTAMAA NUOVO SEGRETARIO INTERNAZIONALE DELLA SOCIETÀ TEOSOFICA
Marja Artamaa, Segretario Generale della Sezione Finlandese, è il nuovo Segretario Internazionale della Società Teosofica. Succede nella carica a…
PRESENTAZIONE DELL’ULTIMA OPERA POETICA DI CLAUDIO MONACHESI
Il 2 ottobre 2014, alle ore 16.30, presso il Dipartimento Scienze Radiologiche del Policlinico Umberto I in Viale Regina Elena 324, il teosofo romano…
PENSIERI SUFI
Gabriele Bianchi è un imprenditore che vive e lavora a Firenze, ma ha che ha solidi legami con il sufismo dei Mevlevi di Konya (Turchia), da lui…
WALKMAN, RAP E … LAMPONI
La casa Editrice Vertigo Edizioni di Roma (www.vertigolibri.it) ha pubblicato un nuovo libro di Antonio Maria Rossi, libro che fa seguito a quelli…
IL SOGNO TEOSOFICO BRASILIANO
La Società Teosofica Brasiliana è particolarmente attiva e ricca di iniziative, in grado di coinvolgere un numero importante di soci. Il Segretario…
37° CONGRESSO EUROPEO DELLA SOCIETÀ TEOSOFICA
Si è svolto a Parigi, dal 30 luglio al 3 agosto, il 37° Congresso Europeo della Società Teosofica, che ha approfondito il tema “Un ponte fra scienza e…

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Apertura a studiosi di Teosofia a Lugano nel nuovo gruppo di Lugano

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Si è recentemente costituito un nuovo gruppo di studio della Teosofia a Lugano, Viganello. Per chi desiderasse avvicinarsi allo studio il gruppo si riunisce 2 volte al mese.

Non c’è obbligo di presenza e la frequentazione è gratuita.

Le serate si svolgono in armonia con una breve meditazione iniziale e finale, lettura a turno di uno dei testi classici e commento libero senza personalismi.

Gli scopi della Società Teosofica sono i seguenti:

1. Formare un nucleo della fratellanza universale dell’umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore.

2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze.

3. Investigare le leggi inesplicate della natura.

Simpatizzare con questi scopi è l’unica condizione richiesta per partecipare. La Società Teosofica è composta da studiosi appartenenti a qualsiasi religione del mondo o a nessuna,  con il desiderio di rimuovere gli antagonismi religiosi e di dialogare con gli uomini di buona volontà, qualunque siano le loro opinioni religiose.

Per partecipare chiamare  Dario 079 402 81 74  oppure Ruth 078 724 47 88

“Arte e Teosofia”


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“Arte e Teosofia”, questo è il titolo del libro che raccoglie, in una elegante veste editoriale, gli Atti del Seminario Teosofico svoltosi a Grado (GO) nel 2012.
Il testo, appena pubblicato da Edizioni Teosofiche Italiane, casa editrice della Società Teosofica Italiana, contiene i testi e un ricco corredo di immagini delle relazioni presentate in occasione del Seminario.
Il notevole interesse sul tema trattato è diretta testimonianza del fatto che il movimento teosofico moderno e contemporaneo ha sicuramente favorito un connubio fra le espressioni artistiche e la spiritualità. Tale connubio è facile osservare nelle opere di grandi artisti quali, solo per citarne alcuni, Kandinskji, Mondrian, Roerich, Scriabin.

Il volume è composto da 94 pagine ed è venduto al prezzo di copertina di 15 euro.

Per i Gruppi Teosofici è previsto il consueto sconto del 20%.

(Per la letteratura teosofica in italiano e in inglese consultare il sito di Edizioni Teosofiche Italiane all’indirizzo web: http://www.eti-edizioni.it).

Patrizia Calvi
Responsabile editoriale di Edizioni Teosofiche Italiane

Edizioni Teosofiche Italiane srl
Viale Quintino Sella, 83/E
36100 Vicenza
Tel/Fax 0444 561244
P. IVA 02927100244
E-mail: eti@teosofica.org