Sembra sia tornata d’attualità la proposta di un dialogo tra credenti e miscredenti di una manifesta volontà di chiarimento con un atteggiamento di una reciproca comprensione e il desiderio di capire e farsi intendere, dopo un lungo periodo di tempo nel quale, chi riteneva “inconoscibile” una concreta esistenza, si teneva lontano da qualsiasi opinione personale.
Il termine “dialogo”, creato con il concilio Vaticano II e dalla chiesa del dialogo, è stata l’apertura della stessa chiesa universale verso gli atei e i credenti di altre confessioni con la quale i cattolici progressisti dialogavano con i progressisti non cattolici, anziché i cattolici non progressisti.
All’ordine del giorno, è ora invalsa la consuetudine di scambiarsi delle lettere epistolari, non tra laici illustri e teologi di indiscusso valore e di alto livello bensì, tra credenti e non, in un consesso nel quale si fanno delle riflessioni filosofiche sui principi e i metodi di una conoscenza scientifica e attorno a un vicendevole scambio di domande, concordate tra le parti, ma prive di attenzione, di significato e originalità.
È difficile comprendere il perché il Papa ed il suo ex-predecessore non dialogano invece con Richard Dawkins per conoscere l’influenza dell’evoluzione sul principio conforme alle leggi del pensiero razionale in base al quale, ogni concetto è identico a se stesso. (L’identità).
Ed è altrettanto strano il perché essi non discutono dell’anima con Antoni Damaso.
È altresì facile organizzare e indirizzare un dibattito per sommi capi dove tutti ne escono più o meno vincenti, perché è un convegno nel quale la contrapposizione tra laici e credenti, tra agnostici e miscredenti, tutte persone religiose e di manifesta cultura umanistica, quest’ultima indifferente alla scienza, finisce col divenire un modello conformista, un luogo comune e stereotipato con domande senza risposta per continuare a non rispondersi in maniera arguta.
Negli ultimi 150 anni, con il progresso della scienza, è mutata la visione del mondo, del creato e dell’uomo, ma nessuna religione lo ammette per non sconfessare i dogmi e le verità rivelate, datate di millenni.
Certamente, una persona può, se vuole, ignorare il progresso e credere in ciò che più gli conviene e di cercare un avvicinamento a certe coerenze religiose come, ad esempio, la presenza dei fantasmi, degli Ufo, e dove nella quotidianità arriva a confondere l’astronomia con l’astrologia e a consultare gli oroscopi che ci inseguono per tutto il santo giorno.
Sarebbe oltremodo necessario, un confronto tra fede e scienza con delle persone in grado di spiegarci come mai la terra in cui viviamo non abbia quattromila anni, com’è scritto nell’Antico Testamento bensì, molto di più quattro miliardi di anni attraverso i quali, c’è stata una evoluzione e una lotta spietata per la sopravvivenza tra l’ultimo dinosauro e il primo ominide durate 60 milioni di anni.
Sarebbe doveroso, affrontarsi con chi guarda attentamente il cielo per mezzo di potenti telescopi e arriva a conoscere delle immagini spettacolari e impressionanti al limite dell’universo visibile e scopre un piccolissimo sistema solare in una galassia di altri cento miliardi di “soli” e in uno spazio in espansione di altrettanti miliardi di galassie. Ma di ciò che è accaduto, non esiste alcuna traccia e non si trova un accenno nell’antico testamento.
Sarebbe opportuno, dialogare con la fisica moderna che studia le leggi del moto dei corpi, tenendo conto delle loro proprietà corpuscolari e ondulatorie, che sono quelle della meccanica quantistica (WERNER HEISENBERG) che studia le varie forme di energia in energia meccanica e viceversa: la termodinamica.
Sarebbe essenziale, parlare del senso della vita, della sua evoluzione e prepararci a conciliare l’uomo preistorico con la Biologia molecolare e con quel DNA che svela, oltre il funzionamento umano, anche il suo codice genetico, che nemmeno Darwin aveva presunto. Queste conoscenze sono talmente avvalorate tanto che, non sarebbe sufficiente una preghiera come migliore scelta contrapposta.
Oggi il dialogo tra atei e credenti verte sul pensiero, accettato e diffuso nei confronti di una credenza vaga e incerta, mentre è solo il pensiero che rende possibile un dialogo tra le parti, dove Fede e Ragione, per un credente, sono inseparabili; ma per un ateo, il pensare lo indirizza verso il concetto illuministico che ritiene la religione irrazionale e ne sottolinea l’inesistenza e l’assurdità.
Da questa enunciazione scaturisce una verità DEPOTENZIATA da entrambe le parti, che sono convinte delle loro affermazioni e di detenere il privilegio di deliberare in suo nome quali sono le anime riprovevoli e quelle da preservare.
Se per gli atei la verità ha un valore temporale, soggettivo e di poco credito, per i credenti, essi non la posseggono ma si ritengono figli suoi.
I miscredenti, accantonando duemila anni di esperienza e partendo dalla visione del concilio vaticano II, scoprono, ora in Gesù, l’apostolo della verità, l’amore per il prossimo, l’amore dell’uguaglianza e l’elevazione dei poveri; ma non il figlio di Dio.
Da questo momento, la chiesa e tutto il popolo di Dio, mostrano ai non credenti un Gesù pieno di amore dove la verità è Amore; il percorso della chiesa è Amore per l’umanità in suo nome, dove l’amore supera ogni ostacolo nella dedizione verso il prossimo e dove l’amore è misericordia e nobiltà di sentimenti nell’amore tra gli uomini; dove la verità è benevolenza per l’umanità, nonostante entri in conflitto con la giustizia e la responsabilità etica che combattono la morale del perdono.
È difficile stabilire un’uguaglianza tra l’amore, la verità e il Cristo dove le prediche non sono sempre in sintonia con la verità del mondo, la condizione umana e le opinioni di tutti, anche perché, non è possibile amare tutti dello stesso amore.
D’altra parte, atei e credenti sono concordi che non esista la verità assoluta in quanto, se per gli atei essa è relativa e rimane circoscritta nella coscienza individuale e dell’evoluzione, per i credenti essa è del tutto libera o svincolata e si relaziona col tutto rafforzandosi nella convinzione di una verità rivelata, oggettiva e superiore.
È bene che vi sia un dialogo responsabile di confronto ed un comportamento di accoglienza e di rispetto verso le diverse religioni, come essenza fondamentale di una nuova civiltà ritrovata. Però è altresì impossibile un’intesa, che pretenda una rinuncia ai principi della fede.
In verità, esiste una dignitosa ed imparziale realtà, ma dolorosa e inevitabile, che si potrebbe ottenere con le buone maniere e le belle parole per non cedere all’ipocrisia, poichè allora sarebbe più facile riconoscere le tante disparità e smuovere gli errori e le imperfezioni dai sospetti e dalle ingiurie che li accompagnano, anche perché, se si cerca una convergenza di comodo, c’è un serio motivo di ridurre il Cristianesimo a una esposizione di principi con domande e risposte su di esso.
Nell’incertezza, è meglio confidare in Dio piuttosto che sul nulla, nonostante ciò trasferisca la sostanza del dialogo tra atei e credenti in qualcosa di ignoto sul destino dell’esistenza dell’uomo e del mondo, che comporterebbe delle scelte verticistiche e decisive, ma non confortevoli e interpersonali, in quanto Dio non è “familiarmente” né affabile né confidenziale: EGLI è un rischio……
Nel ribadire che è in corso un aspro dibattito riguardante l’atto di fede tra atei e credenti: se per gli atei è un atto di fede nel nulla, per i credenti è un atto di fede in Dio.
Quando il sole, tra quattro miliardi di anni circa, andrà esaurendosi e finirà con l’essere quella meravigliosa candela che scalda e illumina la terra, la vita trascendentale dell’uomo non subirà alcuno cambiamento e nessuna influenza nella fede, mentre quella immanente del miscredente, avrà bisogno di tutti quegli elementi di sopravvivenza tra i quali: IL TEMPO E LO SPAZIO.
Si potrà allora affermare che non può esistere trascendenza in un atto di fede nel nulla bensì, solo una realtà vivente del nostro essere.
Se in un periodo di svariati milioni di anni, l’uomo aveva pensato di dovere ricercare la verità nelle stelle e nei cieli, Galileo comprese come il mondo fosse costituito di stelle e pietre, queste ultime, intese come materiale di laboratorio e sperimentazione. Dopo un approfondimento della realtà immanente, Galileo ha voluto ricercare nella pietra “la mano di Dio” e scoprire le prime leggi basilari della natura, da lui definite “l’impronta di Dio”, anziché il “caos primordiale”.
Nasce così una scienza di primo livello che ha rivoluzionato in quattro secoli le strutture della sfera immanentistica che reggono la vita obbedendo ad una logica rigorosa e non al caos. Una logica che governa l’immanente di stelle e galassie e non si può disconoscere come essenza della scienza stessa, nonostante non ne sia riconosciuto il suo autore: egli NON ESISTE.
Si è creata, di conseguenza, una divergenza profonda tra fede e scienza e sarà necessario intraprendere insieme un dialogo aperto e franco per trovare “L’IMPRONTA DI DIO”.
Ci sono diversi aspetti che si concentrano eloquentemente sulle contraddizioni delle opposte tendenze, tutte proiettate alla conquista della scienza. Un primo aspetto è quello di un teologo che affermava come la struttura che sostiene la vita sia energia pura, valida nel trascendente ma non avvalorata nell’immanente e per la quale, la sola energia in sé non sarebbe sufficiente alla vita dell’uomo. È una prima contraddizione alla conquista della scienza, la quale solleva una seconda obiezione al filosofo Immanuel Kant, secondo il quale i concetti di tempo e spazio, sono pilastri portanti di una nostra soggettiva acquisizione intellettuale o psicologica.
Ma se Dio, che regge il mondo, avesse seguito il filoso Kant, il mondo stesso non potrebbe esistere, perché la vita dipende dalla trasformazione dell’energia in massa di energia, di modo che spazio e tempo sono inscindibili.
Tutto ciò dimostra, che se una parte è reale, l’altra deve essere immaginaria, dove reale e immaginario sono proprietà intrinseche fisico-matematiche, scoperte da Galileo già tre secoli prima attraverso la ricerca. L’uomo di misura in quella cosa, definita tempo, con l’orologio e l’altra, chiamata spazio, con il metro. In ultima analisi, non può comunque esistere solamente lo spazio o solo il tempo. Essi devono esserci entrambi e in maniera indissolubile.
In conclusione: quando il sole si spegnerà, NOI CREDENTI, continueremo ad esistere nella sfera trascendentale del creato; essa è una meta come atto di fede in Dio e nelle cose visibili ed invisibili. Per i NON CREDENTI, quando il sole cesserà ogni attività, tutto sarà finito!
Ma scienza e fede, che sono egualmente doni del Signore, continueranno la loro “corsa per la coesistenza” e il bene comune dell’umanità e a “GLORIA DI DIO ONNIPOTENTE”.
Evoluzione è una parola rassicurante, mi fa pensare al fatto che quello che succede è iscritto in un piano divino che va in una direzione di miglioramento, di crescita e superamento della dimensione contingente.
Pensare all’evoluzione significa tentare di descrivere qualcosa che sfugge alla nostra comprensione… il mio tentativo è forse destinato a fallire… ma a me piacciono le sfide impossibili e quindi ora mi butto.
Immaginiamo l’inizio di un manvantara :
Tutto è riassunto in un punto senza dimensione, e per tutto intendo proprio tutto… significa che il tempo al di fuori di quel punto non esiste… e non esiste neppure nel punto perchè in un punto non c’è spazio (nemmeno per un attimo !!!)-
L’implicazione di quest’affermazione è estremamente vasta… oserei dire infinita e quindi la mia conferenza durerà all’infinito… no scherzo… avevate paura eh ??
Seriamente : lo spazio non esiste quindi e nemmeno il tempo nel punto (Pralaya)… ad un certo momento (però dire momento è assurdo perché il tempo non esiste e quindi siamo in un paradosso… beh insomma : evitiamo di fissarci e facciamo cominiciare ‘sta manifestazione… booommm Manvantara o Big Bang … significa che se tutto era riassunto in un punto e fuori non c’è nulla bisogna farsi spazio in questo punto… Mi ricordo Phan Chon Ton che aveva descritto in una delle sue ultime conferenze, (se non sbaglio a Porto) che la manifestazione va vista come un bicchiere d’acqua col sapone e Dio soffia con una cannuccia (Fohat, l’alito Divino… e a guidicare dal casino che c’è su questa terra secondo me aveva anche un po’ bevuto quella sera… ma questo è un altro discorso…) e fa delle bolle (quando Dio gioca alle bolle di sapone viene fuori l’universo… dev’essere bello grosso Dio !!!). Queste bolle non sono altro che spazio libero nel nulla a densità infinita… in pratica quando poi l’universo finisce implode… si sgonfia !!! se ci pensiamo i nostri atomi non sono altro che neutroni con degli elettroni che gli girano attorno ad una distanza che per farvi capire : se un neutrone fosse grande come una capocchia di spillo gli elettroni sarebbero sulla luna… capite quanto tutto sia vuoto ??? La materia che ci sembra così solida in realtà è una frequenza energetica molto bassa… che in termini di percezioni è solida… ma sempre energia è !!! Poi teniamo presente anche la meccanica quantistica che dice che questi elettroni non si sà esattamente su quali orbite girino… l’osservatore che tenta di scoprirlo ne influenza il comportamento : e per dirla in termini filosofici : l’osservatore è l’osservato (se uno influenza l’altro la separazione è solo apparente…) ecco perché è sempre necessario prendere un punto di vista diverso quando pensiamo alla natura ultima della realtà.
Bene… ora pensiamo come faccia questo universo a manifestarsi : pensiamo alla conformazione dello spazio : ci sono i buchi neri… come fossero lo scarico del lavandino che riporta tutto nel nulla… avvicinandosi ad essi si scompare nel non manifesto ok ? ma allora dove nasce il tutto ? Se ci pensiamo bene la creazione è costante : pensate a come sono i pianteti ? Un nocciolo duro che si è solidificato in seguito alla rotazione… su pianeti ancora allo stato non solido si può constatare che la rotazione… lo spin è la costante universale : in pratica… guardate un uragano : sembra un vortice, come lo sono gli elettroni, pensiamo alla rotazione dei pianeti attorno al sole in 3 dimensioni : il sole si sposta nella galassia in un movimento a spirale 3d e i pianeti gli girano attorno seguendolo nella sua peregrinazione… ogni momento dell’universo è diverso… questa è la creazione : il tempo segna un momento differente della coscienza di Dio che si manifesta. Pensate alle eliche del DNA che sono un po’ come il movimento del sole con i pianeti che ci girano attorno. Con quattro Basi azotate (adenina, guanina, citosina e uracile) è possibile codificare tutte le informazioni che compongono poi il corpo fisico umano… incredibile no? L’universo fisico è il corpo di Dio !!! Tutto è vivo ed è solo ad uno stadio evolutivo differente. I minerali sono un momento dell’evoluzione dove lo spirito si sta evolvendo in modo lentissimo (pensiamo ai minerali e alla loro “intelligenza” fisica incredibile e alle proprietà che possono trasmettere al nostra composizione… anche spirituale ! leggevo in un libro di una signora simpaticissima che diceva che quando compriamo un cristallo è come essere al canile. Tutti (i cristalli come i cagnolini) sperano di essere scelti e di trovare un buon padrone e una bella casa !!! Nelle piante poi lo spirito è un pochino più libero di esprimersi e poi nell’animale … beh forse vado un po’ in fretta. Ritorniamo alla nascita dell’universo, eravamo a queste bolle che fanno spazio in questa massa densissima… le bolle sono il Koilon, le particelle primordiali (ma i Bosoni di Higgs cosa sono in termini teosofici ?…) che si arrotolano in spirali tridimensionali le quali fanno lo stesso non so quante volte (7 ?) e creano gli elementi… esteriormente credo che tutto sia solo un ammasso a di fuoco visto che dal non manifesto siamo passati nel manifesto … immaginate l’attrito !!! pensate ad una meteorite che arriva nell’atmosfera e si incendia… da vuoto all’aria l’attrito a quella velocità basta per incendiare e quasi distruggere un sasso… ora pensate di passare al vuoto del nulla verso la manifestazione : un calore pazzesco !!! Strano però che poi le cose si organizzino in un certo modo, non trovate ? in fondo la termodinamica dice andiamo verso il caos e che ci vuole lavoro per vincere questa tendenza : Dio deve essere un gran lavoratore se questo corpo vive e funziona !!! Finché lo spirito anima la materia cè organizzazione e manifestazione ! Torniamo alla questione del tempo pero`: lo spazio e il tempo non sono cose fisse : pensiamo alla relatività di Einstein (che era un tipo tosto a quando ho sentito… l’atomo anche se è piccolo ha fermato i Giapponesi che stavano per rompergli le scatole anche in America !!! In una di queste case qua vicino viveva l’uomo con la ditta più grossa del mondo che avendo sposato un’ebrea è dovuto scappare in America anche lui quando il male ha cercato di prendersi la terra… sto divagando ma è strano come ordine e bene siano amici e caos e male nemici… poi ci sono delle deviazioni nel corso dell’evoluzione dove sembra che il caso prevalga… ma Dio è un gran lavoratore e mette apposte le cose, è una questione di tempo !!) Bene torniamo ad Einstein : alla velocità della luce lo spazio si curva e il tempo rallenta… quindi secondo me non essendo il tempo una variabile fissa universale la nostra dimensione, dove e quando ci manifestiamo dipende dal nostro livello evolutivo e la manifestazione esiste sempre in contemporanea con il Pralaya (la non-manifestazione). Se i buchi neri sono lo scarico verso il non manifesto… il rubinetto da dove esce l’acqua è ovunque, in ogni bolla di Koilon che viene soffiata dal creatore… la creazione è sempre in azione e anche la distruzione… la variabile tempo è solo una nostra percezione dovuta alla struttura fisica della nostra mente. Ia coscienza arriva in una dimensione senza tempo… nell’eterno, immutabile… capite che significa ? Almeno intellettualmente si riesce ad intuirlo… ecco poi dobbiamo realizzarlo nella pratica, e li le cose cambiano perché la cartina non è il territorio, e diventare tale coscienza, beh è un lavoro lungo, di molte vite ! E` solo una questione di evoluzione spirituale il dove, come e quando ci troviamo alla luce dei ragionamenti appena esposti.
Dire uomo significa parlare di uno stato evolutivo dove 3 correnti evolutive si incontrano : quella materiale, quella mentale e quella spirituale… La nostra costituzione dipende da queste tre correnti che fanno il loro lavoro in noi. Prendiamo il corpo astrale per esempio : la sua materia per esigenze evolutive discendenti vibra il più possibile ed è solo grazie ad una attenzione costante, a vigilanza mentale, meditazione e studio che riusciamo a dominarlo (anche se angosce, paure, emozioni e passioni continuano ad attraversarlo lo stesso). La sua direzione evolutiva naturale sarebbe quella del massimo casino possibile e darebbe manforte alla struttura separativa ed accentratrice dell’ego. Cos’è l’ego ? L’ego non è altro che il risultato dell’evoluzione della prima catena, il primo corpo di Brahma, del nostro sistema, quella dell’oscurità che da come risultato Ahmkara (quello degli Asura per intenderci). Il principio separativo di esseri spirituali molto evoluti, ma ribelli e turbolenti che contengono la facoltà produttrice dell’io, necessaria per l’evoluzione umana. (Dalla prima conferenza della “Genealogia spirituale dell’Uomo di Annie Besant”). Vediamo che quindi l’io è necessario alla prima fase evolutiva (chiamiamola egoista) dell’uomo. In una fase di contrasto e auto affermazione dove vengono sviluppate molte delle capacità che vengono poi messe al servizio del prossimo una volta compiuta la conversione, il riorientamento animico verso una dimensione di superamento dell’io. Tutto è sempre una questione di fase evolutiva in cui si trova l’individuo e quindi è necessaria grande cautela e astensione dal giudizio onde evitare grossolani errori di valutazione.
La materia mentale per andare oltre appartiene alla corrente evolutiva mentale e l’evoluzione consiste nel ordinare e strutturare un tipo di materia dalle vibrazioni molto elevate e “nervose”… pensiamo ai pensieri che se non dominati e ridotti all’obbedienza affollano la mente in disordine e saltano come una scimmia di ramo in ramo in maniera anarchica e disorganizzata. Ecco in cosa consiste l’evoluzione : lavoro in favore di ordine… un ordine superiore prestabilito dagli archetipi e realizzato in 7 fasi : 3 discendenti di materializzazione, 1 di conflitto e trasferimento delle qualità ottenute attraverso questa discesa nella materia da parte degli involucri più densi allo spirito in un certo qual modo “ignorante”, 3 di risalita e riorganizzazione dove gli archetipi vengono realizzati in maniera sempre più dettagliata su piani superiori. Capite ? Lo spirito per materializzarsi necessita di rivestrirsi di Uphadhi (veicoli) sempre più densi pur mantenendo il contatto con l’assoluto inconoscibile. La monade non è altro che un adombramento, un primo livello di separazione dall’unità spirituale per tuffarsi nel manifestato… in se lo spirito non si manifesta in maniera unitaria… da quando comincia a manifestarsi di separa, si ricopre, vibra ad una frequenza e questa vibrazione scendendo di frequenza diventa la materia. Tutto è vibrazione, logos, parola… a diverse frequenze. La realtà che viviamo è fatta di atomi composti da neutroni ed elettroni, i quali girano ad una distanza che facendo un paragone e pensando ad nucleo dell’atomo come ad una capocchia di spillo dovremmo situare il suo elettrone alla stessa distanza che c’è fra la terra e la luna (la terra come nucleo, la luna l’elettrone). Tutto è essenzialmente vuoto e rimane apparentemente in forma, cioè manifestato, grazie alla vibrazione costante che gli permette di non collassare. La materia non collassa per un equilibrio delicatissimo fra materia e antimateria. Basterebbe uno squilibrio infinitesimale fra le due per una frazione di secondo a far sparire tutto e terminare questa lunghissima conferenza per esempio ! Il bello poi è che questo non deve neppure essere il primo universo perché é palesemente frutto di gerarchie creatrici che hanno raggiunto la maturità in universi passati e ora creano quello che esiste, o l’hanno fatto. Per citare Besant : L’Evoluzione Intellettuale, rappresentata dai Manasadhyani (o Deva solari, o Pitri Agnisvatta), “coloro che forniscono all’uomo l’intelligenza e la coscienza” e : 3. L’Evoluzione fisica, rappresentata dai Chhaya dei Pitri Lunari attorno ai quali la Natura ha plasmato il corpo fisico odierno.
1. L’evoluzione monadica che riguarda il progresso della monade stessa in unione con le altre due correnti.
Facciamo un saltino indietro : allora riassumendo :
Ishvara (luce infinita) si manifesta nei suoi tre poteri (la Trimurti) Brahma, Vishnu e Shiva (creativo, conservativo e distruttivo) che sono poi i 3 Logoi della teosofia (perché l’idea del suono che crea, sostiene e distrugge…). Attorno a questa Trimurti si vedono i frutti di universi passati giunti a questa grande altezza spirituale.
In seguito ci sono i 7 pianeti sacri che regnano sui dodici segni zodiacali, o dodici ordini creatori dell’universo vedi tavola diagramma I
Ricerche e referenze correlate :
Deva e Asura
Nella tradizione vedica un gruppo di 33 divinità e demoni che governavano le regioni di cielo, aria e terra, e assistevano l’umanità con i loro poteri benigni. Nella lotta cosmica tra le forze dell’ordine e il caos, ai Deva si contrapponevano i demoniaci Asura. Questo conflitto è rappresentato nel mito che narra che gli dei più potenti sradicarono il monte Mandara, vi avvolsero attorno il serpente Vasuki e lo scagliarono nell’oceano; i Deva tiravano il serpente da una parte, gli Asura dall’altra, finché l’oceano diventò burro. Ne emersero infine il Sole e la Luna, seguiti da Dhanvantari, medico degli dei, che portava l’elisir dell’immortalità.In un altro mito una battaglia infuriò tra Deva e Asura per centinaia di anni; i Deva furono messi in fuga dal demone bufalo Mahisha, ma si salvarono grazie alla collera di Vishnu e Shiva, così violenta da materializzarsi nella forma della divinità Durga, che ebbe la meglio sul bufalo. In numerosi miti gli Asura ottennero l’aiuto di Brahma, che consentì loro, ad esempio, di costruire tre grandi città da cui dominare le regioni di cielo, aria e terra. All’apice della gloria, tuttavia, le città degli Asura furono ridotte in cenere da Shiva e gli stessi Asura vennero scagliati in mare.Nello zoroastrismo gli Asura, o Ahura, erano associati alle forze del bene sotto la guida del dio supremo Ahura Mazda, mentre i Deva o Daeva svolgevano il ruolo opposto, essendo associati allo spirito del male Arimane.
Evoluzione prospettive teosofiche :
Dove siamo arrivati in termine di evoluzione ? Ci sono così tanti livelli di evoluzione raggiunti oggi su questo pianeta che mi sembra doveroso cercare di fare un punto della situazione per quello che ho capito e quello che riesco a decifrare scrivendo. Inizio da un punto fermo doveroso che è quello del superamento del piccolo io : l’evoluzione si misura in termini di capacità di ognuno nel rendere il proprio piccolo e egoistico io servo della volontà superiore in termini di diminuzione dell’autoinganno e di utilità nella realizzazione del piano divino. Quindi partendo dal presupposto che l’evoluzione esiste ed è positiva e mettendolo come assioma per chi ha necessità di mettere dei punti fermi come credenza perché non ha raggiunto una consapevolezza del procedere verso un futuro migliore… si beh mettiamolo come assioma, come credenza. Nei trattati teosofici troviamo le razze, le catene, le ronde e i livelli raggiunti in ogni razza da un involuzione/materializzazione ad una risalita evolutiva più organizzata dove lo spirito riesce a manifestarsi in maniera sempre più ampia (esempio nella prossima razza madre, la 6a assisteremo secondo A. Besant ad una maggiore tendenza all’unità e all’aggiunta della chiaroveggenza astrale, nella 7a alla chiaroveggenza mentale e alla perfetta realizzazione dell’unità; oggi nella maggioranza dei casi assistiamo a una forte tendenza alla separatività.)
Secondo A. Besant (vedi “La genealogia dell’uomo”, tavole e diagrammi, tavola D : la genealogia intellettuale) :
Gli Adepti della Catena di Venere (secondo lo schema di Alain di Leo la 6a catena : in ordine Saturno, Sole, Luna, Terra, Giove, Venere, Vulcano). Il loro lavoro (di questi Adepti “extraterrestri” = ricordo che il globo più denso su codesta catena è sul piano astrale.) fu quello di incarnarsi sulla Terra per fare gli istruttori le guide della giovane umanità. Essi formarono il nucleo della grande Fratellanza Bianca, il loro capo era ed è tuttora il Grande Iniziatore. Arrivarono prima della della separazione dei sessi nella 3a razza.
Un’esempio di lotta fra “il bene e il male” il “bianco e il nero”, cito :
Durante la 3a sottorazza della razza AtlantideaCosì parlò, così visse Varãha
terzo avatar di Visnu
Così parlò. L’onnipotente si trasformò in cinghiale, nero come una montagna e ricoperto di oro fino, le zampe nere come i flutti del sacro fiume Yamunã, le setole contorte come gorghi, irresistibile come la sua corrente, splendente come suo padre l’Himãlaya, imperturbabile ed impetuoso, immacolato ed ammaliante nel suo corso.
Il grande corpo lucente di sudore sembra una nube di tempesta carica di fulmini, una collana di perle brilla sulla sua pelle come fosse uno stormo di aironi tra le nubi; le due zanne sono falci che brillano nel buio come luna divisa dalle nuvole; ed avanza portando nelle mani il disco e la conchiglia, come la montagna madre circondata dal sole e dalla luna.
Questo è il cinghiale Sri Varahadeva,
terza reincarnazione di Visnu, che scende sulla Terra per ripristinare l’ordine cosmico scompaginato dal tiranno Hiranyãksa.
La possanza del cinghiale, la sua strenua difesa della prole e della genie,
il suo amore per la Terra sono gli strumenti che il Signore delle creature –Visnu- userà per far riemergere il pianeta dal profondo degli oceani.
Sri Varahadeva, il cinghiale, fiutò la Terra con il suo potente senso dell’odorato e trovatala che giaceva sul fondo dell’oceano Garbhodaka
la sollevò sulle sue potenti zanne. I saggi che furono testimoni di
questa impresa glorificarono il Signore come mahidhrah,
”Colui che sostiene la Terra.”
Il poeta Vaishnava del dodicesimo secolo Jayadeva così loda
il Signore Varaha: “O Kesava! O Signore dell’universo!
O Signore Hari che hai assunto la forma di un cinghiale!
Tutte le glorie a te! La Terra, che era sprofondata nell’oceano
Garbhodaka in fondo all’universo, è ferma sulla punta
della tua zanna come un punto sulla Luna.”
La seconda incarnazione, nella forma di nero cinghiale, si manifestò per uccidere Hiranyaksha, l’archetipo Daitya, la progenie atea di Diti.
Lo Srimad-Bhagavatam narra che una volta Diti convinse suo marito, Kasyapa Muni, ad unirsi a lei al crepuscolo, ora riservata all’adorazione del Signore Supremo. Nonostante che Diti e Kasyapa seguissero rigidamente i principi religiosi, la loro trasgressione portò alla nascita dal grembo di Diti di due gemelli atei. Durante la sua gravidanza il sole rimase oscurato e quando partorì i gemelli si scatenarono grandi terremoti e comete predissero eventi nefasti, nuvole nere fecero piovere immondizie
e le mucche emisero sangue dalle mammelle invece del latte.
Uno dei gemelli fu il prepotente Hiranyaksha che sconfisse i principali governanti dell’universo e rubò le loro ricchezze. In accordo con il significato del suo nome, Hiranyaksha o “colui il cui occhio cerca sempre l’oro ed ha il cuore avido” scavò le ricchezze sepolte della Terra e sconvolgendone l’equilibrio ne provocò la caduta nell’oceano Garbhodaka.
Un giorno il perfido Hiranyaksha si tuffò nel Garbhodaka e nuotò fino
alla dimora di Varuna per combattere contro di lui. Varuna, signore dei mondi acquatici, rifiutò di combattere e lo consigliò invece di affrontare il Signore Vishnu che poteva eliminare per sempre il suo orgoglio.
Proprio allora Sri Varahade aveva tratto in salvo Madre Terra dall’oceano Garbhodaka. Hiranyaksha alla vista del pianeta Terra che posava sulle zanne del cinghiale, pieno di invidia, così lo rimproverò:
“O animale anfibio, la Terra intera mi appartiene. Non potrai uscire di qui vivo se non mi restituisci il pianeta. Oggi ti spaccherò la testa con la mia mazza.” Il cinghiale balzò fuori dall’acqua proprio come fa un elefante maschio quando esce da un laghetto perché assalito da un coccodrillo.
Il demone inseguì il cinghiale gridandogli:
“O codardo, non provi vergogna a fuggire davanti a chi ti sfida?”
Il cinghiale nero posò la Terra sull’acqua facendola galleggiare con la sua suprema potenza. “O vanaglorioso Hiranyaksha, io sono veramente un cinghiale selvatico che desidera uccidere un prepotente come te.
Smettila di parlare in modo così borioso e vincimi se puoi.”
Così sfidato Hiranyaksha si agitò come un cobra.
Si diresse verso il cinghiale e lo attaccò con la sua mazza, ma Sri Varahadeva schivò facilmente il suo colpo. Hiranyaksha ed il cinghiale si colpirono ripetutamente a vicenda, ma entrambi schivarono abilmente
i colpi del nemico. Lo scontro brutale fece perdere sangue ad entrambi. Ogni ferita aumentava la collera degli adirati contendenti, che sembravano due tori che combattono per una mucca.
Una intera notte poi un giorno ancora e per mille anni si batterono ed erano sanguinanti e sfiniti. Varaha allora chiamò il suo indistruttibile disco Sudarsana alla cui vista il demone scagliò la sua mazza e il suo tridente infuocato contro il cinghiale. Come un rapace afferra la sua
preda, così il cinghiale afferrò la mazza e fece a pezzi il tridente
con il suo disco Sudarsana tagliente come un rasoio.
Viste le sue armi distrutte, il demone colpì con il pugno l’ampio
petto di Sri Varahadeva. Sebbene il pugno del demone avesse
la potenza di frantumare la roccia, il suo rumore sordo sembrò
al Signore quello di una ghirlanda di fiori.
Allora il perfido Hiranyaksha ricorse alla magia, creando con l’illusione altri mille demoni, temporali, venti impetuosi, nuvole minacciose
e un diluvio di macigni, ma il disco Sudarsana del cinghiale
dissipò queste magie. Hiranyaksha allora provò a stritolare Sri Varahadeva tra le sue braccia, ma il Signore, che non è limitato
dallo spazio e dal tempo, sfuggì alla presa del demone.
Quando Hiranyaksha tentò un ultimo assalto,
il cinghiale lo colpì con i suoi denti a falce alla base dell’orecchio, Hiranyaksha annaspò con gli occhi sporgenti che gli uscivano
dalle orbite e cadde al suolo come un albero sradicato.
Ricoperto dal sangue del demone, le gote di Sri Varahadeva tornarono ad essere rosse come un elefante diventa rosso scavando la terra.
Le lodi dei saggi
I saggi dei sistemi planetari superiori glorificarono Sri Varahadeva
–il cinghiale- come mayamaya ovvero Signore di tutta la conoscenza, di tutta la misericordia e di tutta l’illusione. Egli aveva ritrovato
la Madre Terra, con benevolenza l’aveva inserita nella sua orbita
e con grande sforzo aveva sconfitto la magia e l’ingordigia di Hiranyaksha.
I saggi lodarono Sri Varahadeva –il cinghiale-
anche come “Insuperabile goditore di tutti i sacrifici”.
Dalla Sri Isopanishad (Mantra 1) apprendiamo che
tutto deriva dalla Terra e tutto finisce nella Madre Terra
e perciò il devoto si propone di rispettarla.
Invece chiunque stupidamente desideri di abusare di
ciò che appartiene alla Terra viene distrutto come Hiranyaksha.
Così visse
I cinghiali sono nemici da abbattere perché vivono profondamente la Terra,
essi rivendicano il diritto alla vita contro la cupidigia e l’invidia dell’uomo.
La saggezza orientale induista, mille e mille anni fa, ha saputo distinguere demone e salvatore.
We all are here to share some time and thoughts together, yet we all have different reasons for being here – we can say that we wish to learn something about evolution, to know really something about it, to gain some peace of mind by learning something about the world, to spend some nice time with friends, to find means to really change oneself or to have some change in the routine of our daily life etc. So there are diverse reasons and likely we could say that there are as many different complex and joint reasons as there are attendees present.
And yet behind each and every such reason there is an inherent wish to find some contentment or happiness. Nobody comes here to feel bad, discontent or to suffer. So after all it is the same wish which has brought us here, but it has taken different forms in which it manifests, and this due to our past. So principally the wish is same, but it manifests in different ways. One person becomes content and happy when he or she achieves something for oneself, another finds contentment in sharing and in others being happy and content.
It is not possible to find a human being, who does not have this inherent wish to find happiness and contentment. Pursuing it or not pursuing it does not depend upon age, culture, gender, education or any other characteristic. It is something which accompanies us from birth to death. We could say that it drives us towards the fulfilment of our inner nature, the main aspect of it is happiness. Maybe we could also say that this inherent longing and pursuit is an expression of our inner nature, which manifests in us in a veiled way on the plane of evolution where we are at the moment.
So based on this it could be generalized and said that in us there is a common aspect of some same source and due to evolution there is a manifestation in different forms – that there exists unity and also diversity or multiplicity. It begins from one and it becomes many. As we are this multitude and evolutionary process is slow it is not easy to comprehend it. But nature plays and expresses this same process in many ways, within very short and also immensely long periods, different processes overlapping each another.
Let us take some examples. Every year snow falls in many places and yet scientists have found that statistically it is almost impossible that there have existed any two identical snowflakes (though every year a number with 24 zeros of snowflakes falls). If you have seen images of snow-crystals, then you know that they take absolutely amazing and beautiful forms. Various outer conditions like temperature, humidity etc have moulded them to be such as they are. And yet in the core of every snowflake there is a same source which is a small peck of dust. Many water-crystals gather around a small peck of dust to create a unique snowflake. And what happens to these billions and billions of snowflakes when their existence is to end? They all melt and become water and pecks of dust again, which one day might become snowflakes again.
It is the same with physical body of human beings. It all begins from two cells merging after which a remarkable process takes place and the result of it is a very big number of cells. It is not just a pile of cells, but highly organized and complex system. When body’s existence is about end, all cells will die, though the process of cells coming into life and dying takes place inside the body since its birth.
In Theosophy we talk very much about evolution and we do it in great detail. We have H.P.B.’s Secret Doctrine which could be called an exposition of the scheme of evolution. We talk about different chains, globes, races, subraces etc. We can find various ways to say something about evolution, bring many examples, learn definitions and so on, and yet there is a question without which all this would be more or less in vain. This question concerns its relevance in our own lives – whether we see evolution working in our daily life or not.
I am sure that all of us have observed our life in a way or another – otherwise we would not be here. And I guess that most of us have arrived to a conclusion, that on a very practical level the cause why we become mentally-emotionally disturbed comes from some relationship of oneself to another. Of course principally it all goes back to our mind, the main trouble is there, but it is not so easy to see it in some real life situations. In daily life our discontent, frustration, fear, anxiety, irritation, etc come from situation where there are differences in characters, views and approaches to life. This can be observed in the fact that we don’t agree with somebody, we don’t understand why another person does a thing in a certain way and so on. Many examples could be listed here.
Yet all this is an expression of the diversity mentioned before, as each one of us is an expression of evolution, driven either by outer conditions or inner choices. To reformulate this point: in a way there is no acceptance of the result of this evolutionary process. We all are in a way a result of different experiences gathered over a long course of time. And these experiences, thoughts, feelings etc have constituted our aggregates which, in Buddhist and Theosophical literature, are called skandha‘s.
But coming back to the idea of accepting others, then often it is not only the question of accepting, but even more serious – we wish others to change, to become like us, that they would do things as we do them, we wish to change people so that they would please us. And if they don’t change or comply with what we think then we are discontent. Of course this point of accepting does not mean that we have to approve and support everything we see around us, but accepting a situation and another person is an entirelly different thing.
So we can see all this diversity around us and we likely concentrate on this side of the unity-diversity arc and this is presumably also one of the main reasons if not most important one, why it is so difficult for us to really realize brotherhood in our lives. We might try to practice it, but whenever we meet this diversity in extreme form for us, it makes us forget brotherhood.
When our attention is only on the side of diversity, then we can’t see the other side. There is no easy or fast way to learn to recognize the other side in our daily life, because if it were, we would have already done it – we might occasionally recognize it to a certain extent in the silence of our meditation or something similar, but it is quite different from seeing it, for instance, during an argument with somebody. Likely it is also not wrong to say that in certain situations in our lives it has been or is almost impossible for us to recognize as even an idea that there exists something divine or some source of oneness in another person, we only see the difference and separateness – which does not please us.
As it is not easy for us to see this oneness directly and as the attempt to do it in daily life is likely to end in vain, we could maybe try to bring it on a more practical plane and try to see the ways it manifests. Likely one of the best ways to do it is to learn to recognize this common and inherent wish in everybody to be content and happy. It is not something that is difficult to be realized, but the point is whether one is willing to do it.
Whenever somebody makes a mistake according to our judgement, even hurts us, we can observe in the other person this pursuit to gain some happiness. To us it might seem as reverse to happiness, but when we really observe it, we can see this motivation being there in the background. As one Indian sage has said: “Although living beings wish to be free from suffering, they run straight toward the causes of suffering; and although they wish for happiness, out of ignorance they destroy it like a foe.”
This point is something with which every person can identify with, since everybody experience the same process though in each individual it manifests differently. If we could learn to see evolution from this standpoint in our daily actions, it could start to arose in us some genuine compassion and love, which is not a result of some artificial or technical reasoning, but as a natural outcome to what we observe in life as life itself.