Giancarlo Fabbri : Verità e ragione nella luce della fede in Dio


Verità e ragione nella luce della fede in Dio

Un gruppo di bambini un po’ rumorosi e festanti provava un senso di grande meraviglia e uno stato d’animo di intensa felicità durante la ricreazione nel cortile della scuola materna. Essi parevano vivere una strana situazione e un particolare momento di attesa intorno a loro mentre si rincorrevano e si abbracciavano con cenni d’intesa e stridule grida.

Si trattava di un insolito passatempo e i bambini ne avevano percepito come il segnale di un imperscrutabile avvenimento atto a realizzarsi, di lì a poco, con l’apparizione della visione del Signore, assai compiaciuto della sua creazione e, in particolar modo, della loro infantile esultanza.

Nulla, infatti, gli stava più a cuore della loro felicità e di quella loro beatitudine celeste senza incertezze, perché gli adolescenti sono i portatori di un candore morale e spirituale, retaggio di quel cordone ombelicale fra “il mondo di là a venire”; etereo e invisibile, e la nostra realtà nella quale era ben manifesto uno stato trascendentale e la chiara presenza di Dio che i cieli non possono contenere.

La loro felicità si rincorreva tra “il mondo del reale” e quello “illusorio”, il nostro per l’appunto, e si elevava al di sopra di un processo psicofisiologico con il quale si instaura nell’uomo un legame fra un desiderio e una risposta che, in precedenza, non esisteva.

Era la felicità che oltrepassa i confini del mondo che si libra veloce nel cielo e penetra l’universo per adagiarsi, infine, silente e composta, accanto al Signore visibilmente compiaciuto ma anche commosso. Egli l’accarezza con dolcezza prima di volgere uno sguardo compassionevole all’umanità dolente e smarrita; una umanità scolorita e sciatta e incapace di risollevarsi dalle proprie miserie dove i pensieri, i sentimenti e una profonda logica del potere umano le sono di ostacolo se esso non si lascia condurre dalla Fede; da Dio.

L’uomo, diventato il protagonista della scena del mondo, ha perso la viva luce della Fede e smarrito la via maestra che dovrebbe guidarlo e illuminarlo in quest’ora di turbamento.

È quella fede senza tempo che gli rischiara il cammino, perché la mancanza di luce lo renderebbe confuso e gli sarebbe impossibile distinguere il bene e il male. L’uomo, alle volte, volge lo sguardo a un mito prediletto, il cui aspetto e la cui origine gli sono noti in quanto sono una sua creatura; ma questo, è solamente un pretesto per collocare sé stesso al centro della vicenda e adorarne la propria opera.

La fede, a differenza dell’idolatria, significa “unione”; ma essa non sarebbe tale senza la “verità”. Mentre l’esistenza della verità imposta (come nei regimi totalitari) è intransigente, la “verità dell’amore” è libera da ogni chiusura e appartiene al bene dell’umanità.

Non lasciamoci, pertanto, sottrarre Fede e Speranza, che Dio ci regala per illuminare il nostro cammino. NON rinunciamo alla luce, che viene “dal passato”, che è quella della vita di Gesù come testimonianza di assoluto Amore, con l’altra fede, quella del Futuro, che ci apre nuovi orizzonti al di là del nostro “IO”, perché Cristo è risorto. Solo allora, l’uomo comprenderà che la Fede non dimora nel buio, perché essa è luce che rischiara la sua vita nel bisogno e nella povertà.

Nel Vangelo di Giovanni si legge: “Io sono nato come luce, affinché chi crede in me non rimanga nelle tenebre”. E San Paolo afferma: “Rifulga la luce delle tenebre, affinché rifulga nei nostri cuori.” La fede è qualcosa che vive e ci illumina l’esistenza; non è incertezza e nemmeno un ricovero di gente senza forza morale, Essa è il bene di tutti noi.

Nel rapporto tra fede e ragione, come mezzo e motivo conoscitivi, la Fede, senza Verità, resta una fiaba ma in realtà, essa dà una risposta di verità ai bisogni del nostro tempo; Colui che crede, vede e si oppone alla comune idea, secondo la quale, la Fede sia una pia illusione, forse un intimo conforto o, ancor più, un principio di oscurantismo. La Fede non è intollerante, perché si riceve attraverso la coesistenza e San Francesco, di proposito, recita: “Colui che crede non è arrogante, ma umile, e ci fa progredire nel dialogo con tutti.”

La nostra cultura ha perduto “la percezione della presenza di Dio”, lampante nell’aldilà, ma incapace nel nostro mondo; cosicché solamente la cultura dell’Amore tiene uniti gli uomini, altrimenti l’unico collante sarebbe il tornaconto, la convenienza e il turbamento; L’incontro tra gli uomini genera la Fede in una catena ininterrotta di testimonianze, poiché non sarebbe possibile credere da soli.

Nella preghiera della speranza a colui che soffre, Dio non gli fa comprendere il “tutto”, ma Lui è una presenza che lo accompagna e lo conforta. San Francesco dice al riguardo: “NON lasciamoci rubare la speranza e chiediamo alla Madonna di aiutare la nostra Fede.”

L’incondizionata adesione a una verità rivelata, che corrisponde del tutto a una visone astratta del vero, certo e immutabile, ci fa partecipi della volontà di Dio mediante la Grazia della sua verità, accettata nel suo contesto e con il quale l’uomo è nella condizione di scegliere il vero dal falso, il giusto dell’ingiusto, mentre l’intelligenza, che coincide in massima parte con la ragione, si espande e congloba le facoltà psichiche e intellettuali, che permettono all’uomo di prendere visione di qualsiasi realtà da affrontare.

LASCIAMOCI, dunque, trasportare dalla verità e dalla ragione.
LASCIAMOCI sedurre dalle fede che apre i nostri cuori alla felicità: la stessa felicità dei bambini della suola materna.

Tu, SIGNORE NOSTRO DIO E FARO DELL’UMANITÀ; che conosci il segreto delle nostre anime e il percorso delle nostre vite, illuminaci le menti per poterti Glorificare nei secoli a venire, e fino al termine del Tempo Universale.

Ascona, il mese di Giugno dell’A.D. 2013

FABBRI GIANCARLO,
Membro della Società Svizzera

Relazione di Bruna Girardi Nicosia, Ascona 2014


La Divina Commedia

oppure guarda il video  video

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Relazione Marco Boccadoro, Ascona marzo 2014


relazione seminario teosofico 2014- MB3

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17 febbraio Adyar Day : non solo un ricordo

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Care Sorelle e cari Fratelli,

si avvicina il 17 febbraio, giorno della ricorrenza dell’Adyar Day, il giorno in cui i Teosofi di tutto il mondo ricordano il luogo simbolo del movimento teosofico. Desidero condividere con tutti voi questo evento, trascrivendo di seguito un editoriale pubblicato nella Rivista Italiana di Teosofia qualche anno fa.

Confido che tutti nostri Gruppi e Centri considerino questo giorno in tutta la sua importanza e significato.

Con un fraterno saluto e l’augurio di Ogni Bene

Antonio Girardi

(Segretario Generale)

L’Adyar Day: non solo un ricordo

Nell’ambito della Società Teosofica il 17 febbraio viene ricordato come l’Adyar Day. E’ una consuetudine nata negli Anni Venti del secolo scorso e testimonia anche oggi il collegamento, ideale e reale , dei componenti della Società Teosofica, con quello che ne rappresenta il simbolo, il luogo storico per eccellenza, l’epopea di un sogno vivo di Fratellanza, che vide protagonisti Mahatma e  Pionieri e vede ancor oggi coinvolti un numero rilevante di persone, al di là di ogni differenza di razza, credo, sesso o quant’altro.

Nel partecipare alla Convenzione Internazionale della S.T., alla fine del dicembre scorso, ho avuto modo di tornare ancora una volta ad Adyar e di immergermi nella sua straordinaria atmosfera, così ricca di una natura curata e incontaminata, di un vivere un po’ fuori dal tempo, quasi una “zona franca dello spirito”, certo lontana dall’assillo del vivere quotidiano.

Percorrendone a piedi i lunghi viali ho incontrato persone di tutte le razze e di tutti i continenti che si relazionavano armonicamente fra loro; ho guardato con interesse i templi, accuratamente tenuti, dedicati alle varie religioni; ho frequentato la straordinaria Biblioteca, dove filosofi, scienziati e studiosi cercano le tracce della verità; ho visitato le scuole e le opere umanitarie, dove tutti vengono trattati come persone e dove anche chi non ha niente, può studiare e aprire il proprio cuore alla vita; ho osservato la vivida bellezza della natura, con le piante, i fiori, gli animali.

Ho cercato di percepire dentro di me il suono dell’eterno e mi sono chiesto se gli Scopi della Società Teosofica, in primis la Fratellanza, siano ancora validi e se l’azione della Società Teosofica sia di una qualche utilità nel tempo presente.

La risposta è affiorata spontaneamente dal cuore nella forma di alcune domande: in quanti luoghi della terra arde la fiamma dell’ideale della Fratellanza? In quante associazioni di esseri umani è presente uno spaccato vero dell’umanità senza che questo costituisca un ostacolo alla comune ricerca? In quali realtà vi è un autentico tentativo di conciliazione culturale e reale fra scienza, religione e filosofia?

Per un attimo ho percepito, come una vertigine, l’importanza degli ideali e del lavoro teosofico.

Come si può desumere dal suo Primo Scopo la S.T. non ha l’ambizione di essere la sola sperimentazione sul piano della fratellanza, ma ha la consapevolezza di essere “una” di queste sperimentazioni.

Adyar non è soltanto un luogo fisico collocato a Chennai, in India; è un soffio di consapevolezza che coinvolge i teosofi di tutto il mondo e anche tutti coloro che credono nella Fratellanza.

Scrisse di Adyar un poeta: “Stormire di foglie, volo di uccelli e gracchiare di corvi./Il vento porta le cose nuove del tempo che viene. Qualcuno guarda uno stagno e sogna;/ qualcun altro recita un mantram/ e per un attimo si fa silenzio./L’archetipo si declina nel reale/ e un ponte luminoso si apre fra questa e le altre realtà.” 

http://www.ts-adyar.org

Trasmissione LIVE (e Video registrato) del SEMINARIO DELLA SOCIETÀ TEOSOFICA TICINESE, HOTEL ASCONA, ASCONA (CH), 21-23 marzo 2014

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Il seminario è trasmesso live e in differita :

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SEMINARIO TEOSOFICO TICINESE

ASCONA (CH), 21-23 marzo 2014

Sesta edizione organizzata  da:

Quest’anno, visto il folto calendario teosofico che prevede il congresso Europeo a Parigi e il Centesimo Congresso Italiano, il congresso di Monte Verità sarà organizzato dalla Società Teosofica Ticinese.

 Il tema sarà di libera scelta da parte dei relatori. Per chi desidera sarà possibile seguire il “fil rouge” : L’armonia della Teosofia. Le relazioni dovranno pervenire per iscritto a info@teosofia.ch entro il 1. marzo e durare massimo 15 minuti. 

 PREMESSA

Da venerdì 21 a domenica 23 marzo 2014 si svolgerà presso l’Hotel Ascona sul Monte Verità di Ascona un Seminario Teosofico organizzato dalla Società Teosofica Ticinese. 

L’inizio dei lavori è previsto per le ore 16.00 di venerdì 21 marzo; il termine per le ore 12.00 di domenica 23 marzo. Nella giornata di sabato sono previste due sessioni di lavoro, con inizio alle ore 9.30 e 15.30.

TEMA E PROGRAMMA:

Tema libero (o per chi desidera  l’armonia della teosofia).

Il Seminario prevede un programma basato su relazioni e approfondimenti specifici, con una metodologia interattiva che consente un diretto contatto con i relatori. Da segnalare fra essi  il Segretario Generale della Società Teosofica Italiana, Antonio Girardi e il rappresentante della Società Teosofica Ticinese, Andrea Biasca Caroni e Marco Boccadoro, socio fondatore della Società Teosofica Ticinese.

NOTE ORGANIZZATIVE :

Il congresso si svolge presso http://www.hotel-ascona.ch

Per chi arriva in automobile: per chi proviene dall’autostrada A4 uscire a Milano Est e prendere la direzione Como-Chiasso (A9), oltrepassare la frontiera, continuare sull’autostrada A2/E35 per almeno 50 km. Arrivati all’uscita Bellinzona Sud-Locarno-Polizia, uscire e girare a sx verso Locarno.

Sempre dritto seguire la strada principale verso Locarno. Alle rotonde andare sempre verso Locarno.

Imboccare la galleria, seguire direzione Ascona e uscire ad Ascona. Proseguire dritto alla rotonda, svoltare alla fine della strada a destra salendo sul Monte Verità (nonostante il divieto d’accesso: non vale per residenti in albergo). Seguire la Via Collina fino al cartello Hotel Ascona.

Per chi arriva da Milano-Malpensa: prendere SS336 per 0.9 km, proseguire fino a Somma Lombardo, prendere l’autostrada Alessandria-Milano, seguire Gravellona Toce-Sempione A26/E62, proseguire fino a Verbania ed uscire, continuare su SS34 per 29 km; ingresso in territorio svizzero, a Brissago proseguire per circa 9 km costeggiando il lago, prendere Strada Collinetta sulla sinistra per 1.4 km, prendere Strada Collina per 400 m.

 

Per chi arriva con il treno: la stazione più vicina è quella di Locarno (3 km). Da qui proseguire con il bus 1 e scendere alla Posta d’Ascona. Shuttle dell’Albergo a disposizione su richiesta dalla Posta di Ascona.

 

Per chi arriva con l’aereo: gli aeroporti più vicini sono: Malpensa e Lugano Agno. Anche gli aeroporti secondari di Milano Linate e Bergamo Orio al Serio possono essere presi in considerazione.

COSTO HOTEL: pensione completa con menù vegetariano, euro 70.-/giorno a persona.

I pasti senza pernottamento verranno regolati a parte.

PRENOTAZIONI: vanno effettuate inviando la scheda sotto riportata all’Hotel Ascona, entro e non oltre il primo marzo. Eventuali oneri per mancate prenotazioni o disdette entro tale data saranno a carico dei singoli interessati.

ISCRIZIONE AL SEMINARIO: Euro 15.-/CHF 18.- , da versare al momento dell’arrivo in albergo, con il ritiro della cartellina personale.

Si raccomanda di inviare la scheda di adesione con sollecitudine, per ovvi motivi organizzativi.

SCHEDA DI ISCRIZIONE

Da indirizzare presso:

Hotel Ascona, via Collina, 6612 Ascona (Svizzera) tel. 0041 91 785 15 15, fax 0041 91 7851530; e-mail: booking@hotel-ascona.ch

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Tutti gli interessati sono invitati ad annunciarsi all’Hotel Ascona****, via Collina, 6612 Ascona (Svizzera)

tel. 0041 91 7851515

fax 0041 91 7851530;

booking@hotel-ascona.ch

www.hotel-ascona.ch

PROGRAMMA PROVVISORIO

SEMINARIO TEOSOFICO A MONTE VERITA’ – ASCONA (SVIZZERA)

21-23 marzo 2014

PROGRAMMA

VENERDÌ 21 marzo 

Programma Provvisorio

ore 16.00            Apertura del seminario Andrea Biasca Caroni, Antonio Girardi

ore 16.30            Relazione di Andrea Biasca Caroni
Presentazione Ordine di Servizio Rosella Milani
ore 17h00           Pausa

ore 17h30           Relazione Giancarlo Fabbri

ore 18h00           Relazione Patrizia Calvi

Ore 19.00            Cena

SABATO 22 marzo 

ore  07.45           Colazione

ore  09.00           Meditazione

ore  09.30           Relazione Marco Boccadoro

ore  10.00           Relazione Valentino Bulloni

ore  10.30           Pausa

ore  11.00           Relazione Gigi Marsi

ore  12.30           Pranzo

ore  16.00           Relazione Bruna Girardi Nicosia

ore  17.15           Pausa

Relazione Piergiorgio Parola

ore 19.00            Cena

 

DOMENICA  23 marzo

ore  7.45             Colazione

ore  9.00             Meditazione

ore  9.30             Relazione Greta Biasca Caroni

ore 10.00            Relazione Antonio Girardi

Domande e risposte

ore 11.30            Conclusioni

ore 12.30            Pranzo

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Per chi non potesse partecipare ad Ascona un caro saluto e ci vediamo comunque tutti a Creazzo, Vicenza per il Centesimo Congresso Nazionale Italiano. 5-8 giugno 2014.

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Edizione 2013

Edizione 2012

PRESENTAZIONE ASCONA 2012 PATRIZIA MOSCHIN CALVI

Presentation Self EcoCulture Part I English SONJA ZOCH

milton gonzalez ASCONA 2012

Antonio Girardi Monte Verità 2012

Uomo arte e scienza, Giancarlo Fabbri Monte Verità 2012

Tim Boyd (pres. Americano) video da Adyar


L’utilità dell’inutile, Giancarlo Fabbri


L’utilità dell’inutile

 

La nostra società occidentale del benessere e della globalizzazione di beni e servizi nella quale si sono instaurate democrazia e libertà di pensiero, è la testimonianza di un avvenimento tecnocratico finanziario sotto l’impulso di una civilizzazione utilitaristica i cui principali alfieri sono state tecnica ed economia, mentre noi siamo i testimoni di un’epoca nella quale i rapporti interpersonali evidenziano quali sono i veri scopi, al limite egoistici, di un calcolo economico tra l’indifferenza di questa nostra società opulenta, consumistica e fatta di beni duraturi di alto livello diffusi in quasi tutte le classi sociali, alfine di creare una società realizzata nei suoi propositi.

Questa realtà, purtroppo, non si è consumata poiché l’uomo, nella sua atavica ricerca del sé e circondato dalla constante presenza di Dio, ha preso coscienza dell’inutilità di una vita supportata dalla “filosofia di un sapere inutile”ma necessario”, senza la quale l’uomo rimane tale e quale.

A difesa dell’inutile, filosofia e contemplazione sono l’esaltazione della bellezza e, soprattutto, di una logica che attraversa la modernità (che in filosofia significa utilitarismo) e che nella vita di ogni giorno rappresentano un contratto sociale di scambio.

L’uomo, in qualche modo, trova sempre un suo sviluppo armonico e una sua ragion d’essere per tutto ciò che è l’inutile, in quanto è consapevole di investire ogni sua risorsa ed energia in attività che non gli procurano un vantaggio nè un profitto. Egli le impiega allor’quando dorme o sogna; quando attende con cura ai lavori domestici o si dedica alla salute di una persona cara; quando non cerca l’utile nella preghiera o nell’insolenza; allor’quando suscita un’emozione o la vive come turbamento; quando non cerca un tornaconto ma impreziosisce la sua vita attraverso l’arte o lo sport; quando vuole migliorare la sua immagine nel vestire o desidera vivere intensamente una felicità più profonda e persino nella lettura delle pagine culturali dei giornali.

Ê la presenza dell’inutile che nobilita la nostra vita dove, nel gioco come nel raccoglimento, esiste una filosofia morale che si affida al concetto del bello oppure a una concordanza di leggi del pensiero razionale (la logica) che possono naturalmente confliggere con l’utile. Appare allora evidente, come sia l’inutile a insignire la vita di ogni forma etica ed estetica, gioiosa e riverente, ragionevole e intrepida e che può identificarsi con l’utile perché essa è il contrario dell’inutile prima che nell’utile e in una trascurabile banalità priva di interesse, nociva e distruttiva, nonostante l’esistenza di una “utilità nell’inutile”.

 

La bellezza è attitudine e preferenza di ciò che esiste in noi e la ricerchiamo senza un vantaggio, perché essa nasce dall’impulso dell’anima attraverso gli occhi, l’udito e la parola e senza nulla pretendere.

Se la civilizzazione si sviluppa sotto la spinta dell’utilità, la civiltà si espande con quel garbo e delicatezza dell’inutile. Le tradizioni, i principi culturali e il carattere di un popolo si riscoprono nell’inutile mediante cerimonie e simboli a discapito del nostro discutibile modello globale di vita mercantilistico e utilitaristico.

Se i comportamenti utili non portano in sé alcun valore morale, quelli “gloriosi dell’inutile dispendio” hanno un loro motivo di essere. I filosofi, adepti dell’inutile e i poeti, veggenti dell’inutile, sono tutti legislatori del mondo e pronti ad affermare il declamato primato Leopardiano del dilettevole sull’utile e condannano il commercio come una forma vile e perversa dell’egoismo umano.

L’inutile sancisce il primato del pensare sul fare; del fare senza interesse su quello mercantile; del vivere una visione aperta del mondo anziché circoscritta; il primato della cultura sull’economia, quello della Gloria sul guadagno; del sacro sulla convenienza, dell’umanità sulle contrattazioni sociali; quello del bene reale sulla finanza, dell’eternità sul tempo, trasformato in servitù da un eccessivo interesse, dell’esercitare l’inutile per vedere lontano; dell’ammirare il creato e non trovare il tempo di guardarsi con compiacimento.

Coloro che noi chiamiamo “INUTILI” – affermava Platone – sono le vere guide di questa “divina stranezza” dell’inutile, di cui la nostra civiltà, più che della tecnica, ne è la naturale interprete.

In conclusione le argomentazioni, in apparenza logicamente corrette, sono contraddette dalle comuni esperienze di ciò che si manifestano in un secondo tempo.

 

Ascona, Dicembre 2013

 

Giancarlo Fabbri

Membro della società Svizzera di teosofia

 

La Caverna della Libertà : Hermann Hesse e Gusto Gräser di Andrea Biasca-Caroni e Julian Martin. Irene Bignardi: Le piccole Utopie. Milano.


Hermann Hesse

Hermann Hesse (Photo credit: Wikipedia)

Studio sull’incontro tra l’eremita Gusto Gräser e lo scrittore Hermann Hesse
sul Monte Verità ad Ascona

Prodotto ed interpretato da Andrea Biasca-Caroni e Julian Martin
YouTube, 6.3.2012

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Rivista Teosofica Ticinese, Aprile 2012

LA CAVERNA DELLA LIBERTÀ

Gustav Arthur Gräser, poeta e profeta naturalista, fu un’apparizione del tutto particolare nella prima metà del Novecento. Eminenti personalità del suo tempo videro in lui l’incarnazione dell’uomo nuovo, la realizzazione degli ideali di Nietzsche e Walt Whitman e pure un nuovo San Francesco. I più non vollero capire il suo vivere al di fuori delle regole sociali e per questo lo criticarono e odiarono; altri, invece, ne fecero un esempio da imitare: poeti della statura di Hermann Hesse e Gerhard Hauptmann lo elevarono a figura mitica.

La sua creazione poetica rimase in gran parte inedita mentre era in vita. In massime e poesie diffuse a mezzo cartoline postali e fogli volanti, esortò i contemporanei a cambiare rotta.

Oggi, la sua figura è per lo più messa in relazione con il Monte Verità di Ascona, da lui fondato, assurto a simbolo di una controcultura pacifista in sintonia con la natura.

Gräser nacque il 16 febbraio 1879 a Kronstadt (Transilvania) e morì il 27 ottobre 1958 a Freimann presso Monaco. Nell’autunno del 1900 diede vita con alcuni amici ad una colonia di riformatori sulla collina di Ascona. Tramite “dialoghi pubblici” tenuti in molte città tedesche andò propagando durante lunghi anni la necessità di una rinascita culturale. Lasciò un’opera poetica in cui i simboli ancestrali dell’umanità riacquistano vita nuova.

Gusto andò a vivere una vita da vero eremita in una specie di grotta. E sarà lì, nel suo ashram ticinese, che anni dopo lo incontrò … Hermann Hesse, calato nel meridione dal nord per combattere “con il sole e i prodotti vegetali” un alcolismo che lo uccideva. E fu lì che Hesse pensò di scoprire nella signora Elisabetta, moglie di Gusto, il prototipo della Grande madre terra, una figura e un’idea di cui molti discutevano in quegli anni da quelle parti, tanto da fare di Ascona il santuario “intellettuale” del suo culto. …
L’ideologia di Monte Verità va vista, agli inizi, come un’alternativa sia a quella del capitalismo sia al comunismo: un’ideologia, o un’utopia, semplice, basata sull’ideale di una comunità paleochristiano-comunista, o di un socialismo primitivo associato al sogno di una vita naturale.

Irene Bignardi: Le piccole Utopie. Milano 200, p. 63 e 67

Hermann Hesse, photographed this year

Hermann Hesse, photographed this year (Photo credit: Wikipedia)

IL MISTERO DI DANTE, regia di Louis Nero

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IL MISTERO DI DANTE, regia di Louis Nero

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AL CINEMA DAL 14 FEBBRAIO 2014

IL MISTERO DI DANTE, regia di Louis Nero.

O voi ch’avete gl’intelletti sani,
mirate la dottrina che s’asconde
sotto il velame de li versi strani.
(Inferno IX, 61-63)

PLAYLIST VIDEO:http://www.youtube.com/play…
FAN PAGE: https://www.facebook.com/il…
IMDb: http://www.imdb.com/title/t…

Dall’Ottocento, importanti studiosi hanno cercato di svelare il segreto che si nasconde dietro le terzine dantesche. Attraverso l’esame delle manifestazioni della tradizione iniziatica occidentale, il film porterà nuova luce su un lato poco conosciuto di Dante.
Un appassionante viaggio dagli ordini di cavalleria, ai Rosacroce, fino al gruppo iniziatico del 1300 “I Fedeli D’Amore”. Preziose guide virgiliane saranno eminenti studiosi, che accenderanno qualche luce nell’intricato groviglio di interpretazioni simboliche, succedute nel tempo. L’obiettivo di tutti, anche se in apparenza divergente, sarà quello di suggerire nuovi percorsi verso strade più illuminate.
Un viaggio dalla circonferenza verso il centro. Dall’esteriore all’interiore. Un misterioso linguaggio, antico come il mondo. Una reminiscenza del meraviglioso mondo dantesco: da un’analisi esteriore all’evocazione di una possibile verità celata “sotto ‘l velame de li versi strani”. Dante continua a far riflettere e a sorprendere.

Un dubbio nasce spontaneo: Esiste ancora, anche sotto diverso nome, quel gruppo iniziatico del 1300 che andava sotto il nome de “I Fedeli D’Amore”?
Siamo stati contattati da alcuni di loro.
Ecco il racconto di questa ricerca.

Con la partecipazione straordinaria di

Taylor Hackford
Franco Zeffirelli
Silvano Agosti

e

S.E. Mons. Agostino Marchetto
Rabbino Riccardo Di Segni
Shaykh’ Abd Al Wahid Pallavicini
Valerio Massimo Manfredi
Christopher Vogler
Massimo Introvigne
Roberto Giacobbo
Gabriele La Porta
G.M. Luigi Pruneti
S.S. Emilio Attinà
Giancarlo Guerreri
Marcello Vicchio
Carlo Saccone
Aurora Di Stefano
Mamadou Dioumé
Imam Yahia Pallavicini

CAST
F Murray Abraham
Diana Dell’Erba
Franco Beltrame
Simone Nepote André
JJJ

INFERNO
Diego Casale
Vittorio Boscolo
Walter Fiorio
Guido Franza
Rodolfo Tabasso
Giovanni Pilone
Carlo Lege
Letizia Leardini
Loredana Peira
Germana Cottino
Francavilla Lucia
Pablo Cappellato
Sophie Chic
Fabrizio Milazzo
Alessio Destefanis
Renato Sitzia
Federico Vento
Michela Maccario
Margherita Abrile
Riccardo Gay
Enrico Mondino
Waldemara Lentini
Alina La Costa

PURGATORIO
Lucrezia Verde
Attilio Cottura
Marta Casini
Francesca Ruiz
Vittoria Sanvincente
Alessandro Zerbunati
Marco Todaro
Alessio Giusti
Marco Sabatino

PARADISO
Michela Di Martino
Silvia Farinetti
Alice Lussiana Parente
Susan Clodia Tonso
Cesare Scova
Elena Presti
Pierluigi Ferrero

MUSICHE
Steven Mercurio
Ryland Angel

ART DIRECTOR
Vincenzo Fiorito

COSTUMI
Agostino Porchietto

TRUCCO
Vanessa Ferrauto

PARRUCCO
Marco Todaro

Atei e credenti ed l’evoluzione scientifica, Giancarlo Fabbri

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All’amico ingegnere

Marco Boccadoro

 

 

 

Atei e credenti ed l’evoluzione scientifica

Sembra sia tornata d’attualità la proposta di un dialogo tra credenti e miscredenti di una manifesta volontà di chiarimento con un atteggiamento di una reciproca comprensione e il desiderio di capire e farsi intendere, dopo un lungo periodo di tempo nel quale, chi riteneva “inconoscibile” una concreta esistenza, si teneva lontano da qualsiasi opinione personale.

Il termine “dialogo”, creato con il concilio Vaticano II e dalla chiesa del dialogo, è stata l’apertura della stessa chiesa universale verso gli atei e i credenti di altre confessioni con la quale i cattolici progressisti dialogavano con i progressisti non cattolici, anziché i cattolici non progressisti.

All’ordine del giorno, è ora invalsa la consuetudine di scambiarsi delle lettere epistolari, non tra laici illustri e teologi di indiscusso valore e di alto livello bensì, tra credenti e non, in un consesso nel quale si fanno delle riflessioni filosofiche sui principi e i metodi di una conoscenza scientifica e attorno a un vicendevole scambio di domande, concordate tra le parti, ma prive di attenzione, di significato e originalità.

È difficile comprendere il perché il Papa ed il suo ex-predecessore non dialogano invece con Richard Dawkins per conoscere l’influenza dell’evoluzione sul principio conforme alle leggi del pensiero razionale in base al quale, ogni concetto è identico a se stesso. (L’identità).

Ed è altrettanto strano il perché essi non discutono dell’anima con Antoni Damaso.

È altresì facile organizzare e indirizzare un dibattito per sommi capi dove tutti ne escono più o meno vincenti, perché è un convegno nel quale la contrapposizione tra laici e credenti, tra agnostici e miscredenti, tutte persone religiose e di manifesta cultura umanistica, quest’ultima indifferente alla scienza, finisce col divenire un modello conformista, un luogo comune e stereotipato con domande senza risposta per continuare a non rispondersi in maniera arguta.

Negli ultimi 150 anni, con il progresso della scienza, è mutata la visione del mondo, del creato e dell’uomo, ma nessuna religione lo ammette per non sconfessare i dogmi e le verità rivelate, datate di millenni.

Certamente, una persona può, se vuole, ignorare il progresso e credere in ciò che più gli conviene e di cercare un avvicinamento a certe coerenze religiose come, ad esempio, la presenza dei fantasmi, degli Ufo, e dove nella quotidianità arriva a confondere l’astronomia con l’astrologia e a consultare gli oroscopi che ci inseguono per tutto il santo giorno.

Sarebbe oltremodo necessario, un confronto tra fede e scienza con delle persone in grado di spiegarci come mai la terra in cui viviamo non abbia quattromila anni, com’è scritto nell’Antico Testamento bensì, molto di più quattro miliardi di anni attraverso i quali, c’è stata una evoluzione e una lotta spietata per la sopravvivenza tra l’ultimo dinosauro e il primo ominide durate 60 milioni di anni.

Sarebbe doveroso, affrontarsi con chi guarda attentamente il cielo per mezzo di potenti telescopi e arriva a conoscere delle immagini spettacolari e impressionanti al limite dell’universo visibile e scopre un piccolissimo sistema solare in una galassia di altri cento miliardi di “soli” e in uno spazio in espansione di altrettanti miliardi di galassie. Ma di ciò che è accaduto, non esiste alcuna traccia e non si trova un accenno nell’antico testamento.

Sarebbe opportuno, dialogare con la fisica moderna che studia le leggi del moto dei corpi, tenendo conto delle loro proprietà corpuscolari e ondulatorie, che sono quelle della meccanica quantistica (WERNER HEISENBERG) che studia le varie forme di energia in energia meccanica e viceversa: la termodinamica.

Sarebbe essenziale, parlare del senso della vita, della sua evoluzione e prepararci a conciliare l’uomo preistorico con la Biologia molecolare e con quel DNA che svela, oltre il funzionamento umano, anche il suo codice genetico, che nemmeno Darwin aveva presunto. Queste conoscenze sono talmente avvalorate tanto che, non sarebbe sufficiente una preghiera come migliore scelta contrapposta.

Oggi il dialogo tra atei e credenti verte sul pensiero, accettato e diffuso nei confronti di una credenza vaga e incerta, mentre è solo il pensiero che rende possibile un dialogo tra le parti, dove Fede e Ragione, per un credente, sono inseparabili; ma per un ateo, il pensare lo indirizza verso il concetto illuministico che ritiene la religione irrazionale e ne sottolinea l’inesistenza e l’assurdità.

Da questa enunciazione scaturisce una verità DEPOTENZIATA da entrambe le parti, che sono convinte delle loro affermazioni e di detenere il privilegio di deliberare in suo nome quali sono le anime riprovevoli e quelle da preservare.

Se per gli atei la verità ha un valore temporale, soggettivo e di poco credito, per i credenti, essi non la posseggono ma si ritengono figli suoi.

I miscredenti, accantonando duemila anni di esperienza e partendo dalla visione del concilio vaticano II, scoprono, ora in Gesù, l’apostolo della verità, l’amore per il prossimo, l’amore dell’uguaglianza e l’elevazione dei poveri; ma non il figlio di Dio.

Da questo momento, la chiesa e tutto il popolo di Dio, mostrano ai non credenti un Gesù pieno di amore dove la verità è Amore; il percorso della chiesa è Amore per l’umanità in suo nome, dove l’amore supera ogni ostacolo nella dedizione verso il prossimo e dove l’amore è misericordia e nobiltà di sentimenti nell’amore tra gli uomini; dove la verità è benevolenza per l’umanità, nonostante entri in conflitto con la giustizia e la responsabilità etica che combattono la morale del perdono.

È difficile stabilire un’uguaglianza tra l’amore, la verità e il Cristo dove le prediche non sono sempre in sintonia con la verità del mondo, la condizione umana e le opinioni di tutti, anche perché, non è possibile amare tutti dello stesso amore.

D’altra parte, atei e credenti sono concordi che non esista la verità assoluta in quanto, se per gli atei essa è relativa e rimane circoscritta nella coscienza individuale e dell’evoluzione, per i credenti essa è del tutto libera o svincolata e si relaziona col tutto rafforzandosi nella convinzione di una verità rivelata, oggettiva e superiore.

È bene che vi sia un dialogo responsabile di confronto ed un comportamento di accoglienza e di rispetto verso le diverse religioni, come essenza fondamentale di una nuova civiltà ritrovata. Però è altresì impossibile un’intesa, che pretenda una rinuncia ai principi della fede.

In verità, esiste una dignitosa ed imparziale realtà, ma dolorosa e inevitabile, che si potrebbe ottenere con le buone maniere e le belle parole per non cedere all’ipocrisia, poichè allora sarebbe più facile riconoscere le tante disparità e smuovere gli errori e le imperfezioni dai sospetti e dalle ingiurie che li accompagnano, anche perché, se si cerca una convergenza di comodo, c’è un serio motivo di ridurre il Cristianesimo a una esposizione di principi con domande e risposte su di esso.

Nell’incertezza, è meglio confidare in Dio piuttosto che sul nulla, nonostante ciò trasferisca la sostanza del dialogo tra atei e credenti in qualcosa di ignoto sul destino dell’esistenza dell’uomo e del mondo, che comporterebbe delle scelte verticistiche e decisive, ma non confortevoli e interpersonali, in quanto Dio non è “familiarmente” né affabile né confidenziale: EGLI è un rischio……

Nel ribadire che è in corso un aspro dibattito riguardante l’atto di fede tra atei e credenti: se per gli atei è un atto di fede nel nulla, per i credenti è un atto di fede in Dio.

Quando il sole, tra quattro miliardi di anni circa, andrà esaurendosi e finirà con l’essere quella meravigliosa candela che scalda e illumina la terra, la vita trascendentale dell’uomo non subirà alcuno cambiamento e nessuna influenza nella fede, mentre quella immanente del miscredente, avrà bisogno di tutti quegli elementi di sopravvivenza tra i quali: IL TEMPO E LO SPAZIO.

 

Si potrà allora affermare che non può esistere trascendenza in un atto di fede nel nulla bensì, solo una realtà vivente del nostro essere.

Se in un periodo di svariati milioni di anni, l’uomo aveva pensato di dovere ricercare la verità nelle stelle e nei cieli, Galileo comprese come il mondo fosse costituito di stelle e pietre, queste ultime, intese come materiale di laboratorio e sperimentazione. Dopo un approfondimento della realtà immanente, Galileo ha voluto ricercare nella pietra “la mano di Dio” e scoprire le prime leggi basilari della natura, da lui definite “l’impronta di Dio”, anziché il “caos primordiale”.

Nasce così una scienza di primo livello che ha rivoluzionato in quattro secoli le strutture della sfera immanentistica che reggono la vita obbedendo ad una logica rigorosa e non al caos. Una logica che governa l’immanente di stelle e galassie e non si può disconoscere come essenza della scienza stessa, nonostante non ne sia riconosciuto il suo autore: egli NON ESISTE.

Si è creata, di conseguenza, una divergenza profonda tra fede e scienza e sarà necessario intraprendere insieme un dialogo aperto e franco per trovare “L’IMPRONTA DI DIO”.

Ci sono diversi aspetti che si concentrano eloquentemente sulle contraddizioni delle opposte tendenze, tutte proiettate alla conquista della scienza. Un primo aspetto è quello di un teologo che affermava come la struttura che sostiene la vita sia energia pura, valida nel trascendente ma non avvalorata nell’immanente e per la quale, la sola energia in sé non sarebbe sufficiente alla vita dell’uomo. È una prima contraddizione alla conquista della scienza, la quale solleva una seconda obiezione al filosofo Immanuel Kant, secondo il quale i concetti di tempo e spazio, sono pilastri portanti di una nostra soggettiva acquisizione intellettuale o psicologica.

Ma se Dio, che regge il mondo, avesse seguito il filoso Kant, il mondo stesso non potrebbe esistere, perché la vita dipende dalla trasformazione dell’energia in massa di energia, di modo che spazio e tempo sono inscindibili.

Tutto ciò dimostra, che se una parte è reale, l’altra deve essere immaginaria, dove reale e immaginario sono proprietà intrinseche fisico-matematiche, scoperte da Galileo già tre secoli prima attraverso la ricerca. L’uomo di misura in quella cosa, definita tempo, con l’orologio e l’altra, chiamata spazio, con il metro. In ultima analisi, non può comunque esistere solamente lo spazio o solo il tempo. Essi devono esserci entrambi e in maniera indissolubile.

In conclusione: quando il sole si spegnerà, NOI CREDENTI, continueremo ad esistere nella sfera trascendentale del creato; essa è una meta come atto di fede in Dio e nelle cose visibili ed invisibili. Per i NON CREDENTI, quando il sole cesserà ogni attività, tutto sarà finito!

Ma scienza e fede, che sono egualmente doni del Signore, continueranno la loro “corsa per la coesistenza” e il bene comune dell’umanità e a “GLORIA DI DIO ONNIPOTENTE”.

Ascona, Novembre 2013

FABBRI GIANCARLO,

Membro della Società Teosofica Svizzera