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Rivista Teosofica Svizzera/Ticinese (ADYAR)

~ Società Teosofica Ticinese ri-fondata il 29/9/2009.

Rivista Teosofica Svizzera/Ticinese (ADYAR)

Archivi Mensili: marzo 2013

Dr. Akong Tulku Rinpoche

22 venerdì Mar 2013

Posted by ancaroni in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese

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Carissime amiche e carissimi amici,

Sono molto felice di inviarvi in allegato il programma del corso
che si svolgerà a Vicenza il 23 e 24 marzo p.v.

La Compassione in terapia e nel quotidiano:
dall’esperienza personale alla psicoterapia.
Tara Rokpa Therapy e insegnamenti per la vita di tutti i giorni.

Ven. Dr. Akong Tulku Rinpoche
accompagnato dal dr. Brion Sweeney e Gelong Thubten

Un caro saluto

Renato Mazzonetto

23-24 marzo 2013
La Compassione in terapia e nel quotidiano:
dall’esperienza personale alla psicoterapia.
Tara Rokpa Therapy e insegnamenti per la vita di tutti i giorni.

Ven. Dr. Akong Tulku Rinpoche
accompagnato dal dr. Brion Sweeney e Gelong Thubten

Hotel Vergilius – Creazzo (Vi)

La Compassione è l’elemento centrale della pratica buddhista.
Negli ultimi decenni, la Compassione verso noi stessi e gli altri e le pratiche per svilupparla
hanno ricevuto particolare attenzione in ambiti diversi.
In psicoterapia questo ha portato allo sviluppo di alcuni approcci terapeutici basati sulla Compassione e l’Accettazione.
Tara Rokpa Therapy è uno di questi approcci ed è stato introdotto da Akong Tulku Rinpoche,
lama e medico tibetano, oltre 30 anni fa.

Tara Rokpa Therapy si fonda sulla comprensione della mente,
basata sulla filosofia buddhista e la psicoterapia occidentale.
I metodi di Tara Rokpa Therapy includono pratiche di meditazione, basate sul rilassamento, la Consapevolezza,
la Creatività e la Compassione
che ci aiutano ad accogliere e attraversare ciò che incontriamo nella nostra esperienza umana.

I terapisti che utilizzano la Tara Rokpa Therapy e le pratiche basate sulla Compassione seguono con grande interesse i progressi attuali nelle neuroscienze, che dimostrano l’efficacia delle pratiche di consapevolezza e compassione per affrontare ansia e depressione,
nonché stress e disagi quotidiani.

Orari
23 marzo:
10:00-18:00 – 24 marzo: 9:00- 17:00

Costo:
150 € + IVA (€ 181,5) – Soci Is.I.Mind  120: € + IVA (€ 145,2)
Sede
Hotel Vergilius, Via Carpaneda – 36051 Creazzo (Vicenza) – Tel: 0444/523922

ISTITUTO ITALIANO PER LA MINDFULNESS (ISIMIND)
Associazione senza scopo di lucro – cell +39 320 3062662
info@istitutomindfulness.com – www.istitutomindfulness.com

Ven. Dr. Akong Tulku Rinpoche (Samye Ling, Scotland, United Kingdom)
Nato nel Kham (Tibet orientale) nel 1939, ha ricevuto insegnamenti dai più importanti Maestri della Scuola Kagyü e ha studiato la medicina tradizionale tibetana.
Nel 1959 ha dovuto lasciare il suo paese, trovando rifugio prima in India e poi nel Regno Unito, dove nel 1967 ha fondato il Kagyu Samye Ling Monastery and Tibetan Centre (Scozia), il primo e più importante centro di Buddhismo tibetano in Occidente.
Il centro è un luogo di pace, di studio e spiritualità, visitato da persone di ogni fede e tradizione, provenienti da tutto il mondo.
Da sempre, l’impegno di Akong Tulku Rinpoche è quello di preservare e diffondere la spiritualità, la cultura e la medicina del Tibet in Occidente e per questo la sua incessante attività si è espansa in tre direzioni principali: gli insegnamenti del Dharma, la terapia e l’attività umanitaria.
Negli anni, si sono infatti diffusi i Kagyü Samye Dzong, centri connessi a Samye Ling, presenti ora in vari paesi, in Europa e in Africa.
Inoltre, l’interesse dimostrato da molti psicoterapeuti e medici occidentali per la medicina e la terapia Buddhista insegnata da Rinpoche,
ha favorito lo sviluppo di un sistema di terapia unico, conosciuto ora come Tara Rokpa Therapy.
Nel 1980 Akong Rinpoche ha fondato ROKPA, associazione umanitaria che opera in Tibet, Nepal, Africa ed Europa.
Con grande energia e determinazione, in Tibet Akong Rinpoche ha avviato più di 160 progetti nell’ambito dell’educazione, della sanità, della preservazione della lingua, della cultura, dell’arte e dell’ambiente dell’Altipiano tibetano, portando una nuova speranza tra la popolazione nomade che vive in una zona tra le più povere e dimenticate della terra.
Tra i suoi libri tradotti in italiano, Domare la tigre (Ubaldini).

Dr. Brion Sweeney (Dublin, Ireland)
È psichiatra e direttore del Drug Addiction Services for Greater North Dublin. È supervisore e trainer in psicoterapia dal 1992 e tiene dei Master presso l’University College di Dublino.
I suoi interessi riguardano da sempre l’interazione tra l’approccio orientale e quello occidentale alla mente, e tra la medicina e le Neuroscienze riguardo al rapporto corpo/mente.
In particolare, nella sua pratica clinica ha sempre rivolto grande attenzione alle Neuroscienze che hanno dimostrato come la Mindfulness e la compassione, che derivano dalla pratica meditativa buddhista, siano realmente efficaci per affrontare i sintomi più comuni del disagio mentale, come l’ansia e la depressione.
E in questa direzione la sua ricerca lo porta a promuovere nuovi interventi di psicoterapia anche all’interno del sistema sanitario.
Dal 1991 è terapista della Tara Rokpa Theraphy, di cui è co-fondatore insieme ad Akong Tulku Rinpoche.
La Tara Rokpa Theraphy è un approccio basato su una combinazione unica tra la comprensione buddhista della mente e la psicoterapia occidentale, approccio utile per chi desidera sviluppare le proprie potenzialità, includendo anche l’aspetto spirituale.
Attualmente è impegnato nel creare nuovi training in psicoterapia a vari livelli, all’interno e al di fuori delle strutture universitarie.

 

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Marco Boccadoro : “L’evoluzione: prospettive teosofiche”

19 martedì Mar 2013

Posted by ancaroni in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese, Marco Boccadoro

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Bruno G

Marco Boccadoro

 “L’evoluzione: prospettive teosofiche”

Il tema di questo seminario teosofico è l’Evoluzione.

Quando si parla di evoluzione, il pensiero corre subito a Charles Darwin.

La teoria dell’evoluzione di Darwin (On the origin of species, 1859) ci dice che le varie forme di vita discendono da un antenato comune, e che le creature complesse derivano da organismi più semplici in modo naturale, con il passare del tempo. Le mutazioni casuali genetiche degli organismi che permettono la continuazione della specie rimangono, e sono trasmesse alle prossime generazioni. Questa è la selezione naturale. Gli organismi che non beneficiano di queste mutazioni si estinguono. (un  po’ come succede per le razze d’allevamento o per le piantine di pomodori selezionate…)

Se Darwin ha intuito l’Armonia e l’Unità della Vita, dove la teoria  non convince, invece, è di fronte all’ enorme complessità anche solo a  livello cellulare, persino dei batteri più semplici.

Come la Teosofia ha sempre sostenuto, il grande progetto Divino, non il caso, determina l’evoluzione.

Nessuna persona dotata del minimo buon senso potrebbe infatti sostenere  che il corpo umano, o anche solo una sua parte, nella sua perfezione, possa essere il frutto di mutazioni casuali.

Comunque il grande merito di Darwin rimane quello di aver enunciato l’Evoluzione della forma, e per quanto riguarda l’Umanità, l’Evoluzione del corpo fisico.

L’approccio olistico all’evoluzione è invece uno dei grandi meriti della dottrina teosofica.

Già un grande apostolo della teosofia, Giordano Bruno, concepiva l’evoluzione in questo modo:

L’animo umano è l’evoluzione più alta della vita cosmica. Proviene dalla sostanza di tutte le cose. Tutti gli esseri umani sono al tempo stesso anima e corpo. Tutti sono monadi viventi, riproducendo in una forma particolare la Monade delle Monadi, in altre parole il Dio- Universo.

La corporalità è l’effetto della forza espansiva della Monade, poi la Monade ritorna su sé stessa. Questo doppio movimento di espansione e di contrazione costituisce la vita della monade. Ma la Monade sparisce solo per riapparire in altra forma in seguito. [1]

 

Giordano Bruno ha predicato l’Immanenza di Dio che è la vita universale, l’eternità dello Spirito, che ne è parte, e una vita dedicata al Vero, al Buono, al Bello, l’unico modo per vivere la nostra vita particolare in  modo da renderla degna della vita universale. [2]

Nel campo scientifico, Bruno ha intuito che l’Universo non ha né centro né limiti,

ha anticipato la teoria della relatività di Einstein e quella dell’evoluzione di Darwin.

Bruno sosteneva, infatti, che spazio, tempo, dimensioni, peso, movimento cambiamenti, eventi, relazioni, prospettive sono sempre relative ad un sistema di referenza (la base della Teoria della Relatività), e la cruciale differenza tra apparenza e realtà.[3]

Si può dire inoltre che Bruno intuì la teoria scientifica dell’evoluzione organica, sostenendo che l’universo è teso al rinnovamento e alla perfezione. Sostenendo l’unità essenziale della natura come pure suggerendo lo sviluppo di forme di vita semplici in esseri complessi, Bruno ha riconosciuto la trasformazione storica di tutti gli organismi sulla terra.

Egli ha percepito l’universo intero come un’entità organica che manifesta un essere superiore immanente, l’Unità della Vita.

Sappiamo che per queste sue idee Giordano Bruno fu imprigionato per otto anni, torturato dall’Inquisizione durante tre anni, e finalmente  bruciato sul rogo il 17 febbraio 1600 in Campo dei Fiori a Roma. Nel 2000 la Chiesa Cattolica, per il tramite di Giovanni Paolo II, ha espresso profondo rammarico per l’accaduto.

Giordano Bruno non è mai stato riabilitato dalla Chiesa.

A proposito di evoluzione, la sorte subita da Giordano Bruno è tragicamente attuale anche quattro secoli dopo, pensando alle sofferenze provocate al giorno d’oggi dal fondamentalismo religioso e dall’odio etnico.

Van der Leeuw scrive, a proposito dell’evoluzione:

“ Precisamente come l’evoluzione della forma ci dimostra che il nostro corpo fisico è il risultato di un lungo processo di evoluzione fisica, così nell’evoluzione della vita, la vita dentro di noi è veduta come il risultato di una evoluzione dalle manifestazioni più semplici a stadi sempre più alti, fino a che nel Grande Ritmo della creazione la vita separata ha riguadagnato l’Unità con la divinità da cui provenne “[4]

Evoluzione significa quindi creazione continua per opera di Dio. Come accennavo  nello scorso seminario qui a Monte Verità, un ordine e un equilibrio  superiori reggono l’universo, e se l’attenzione di Dio dovesse venir meno anche per un solo istante, tutto svanirebbe:

Ad esempio, basterebbe che la forza nucleare forte variasse dello 0.5 %, o la forza elettromagnetica del 4% per distruggere tutto il carbonio e l’ossigeno in tutte le stelle, e quindi ogni possibilità di vita nell’universo!

E ancora, se la forza nucleare debole diminuisse leggermente non esisterebbero le stelle, se i protoni fossero dello 0.2 % più pesanti questi si trasformerebbero in neutroni, destabilizzando gli atomi.

Quindi una leggera variazione del grande equilibrio distruggerebbe tutto.

Ma qual è lo scopo dell’evoluzione umana?

Per gli insegnamenti teosofici, si può riassumere nel raggiungere piani di coscienza sempre più elevati, in un viaggio attraverso la reincarnazione, la sofferenza, la legge del Karma, fino al ricongiungimento con l’Essere Supremo.

L’Evoluzione, il progetto evolutivo, è l’interazione dello Spirito e della Materia.

Attraverso incarnazioni successive, l’Uomo raggiunge piano sempre più elevati, fino ad arrivare al Logos.

Scrive la signora Besant:

L’Uomo nel corso della sua Evoluzione è destinato, nel pensiero dei suoi costruttori, a conquistare e occupare nel corso della presente evoluzioni cinque dei sette piani dell’universo. Egli è destinato ad agire e dominare sul piano fisico, ad agire e dominare sul piano astrale , sul piano mentale , che include lo Svarga degli Indù, il Devacian dei Teosofi; …al disopra di questo viene il piano di Buddhi e più sopra ancora il piano di Nirvana o Turyia-tita. Con che si hanno le cinque distinte regioni dell’universo destinate ad essere occupate dall’umanità nel corso di questa evoluzione. Questi sono gli stadi dell’espansione della coscienza, per i quali l’uomo deve passare per poter condurre a termine il suo pellegrinaggio.[5]

Per quanto riguarda l’individuo, in cosa consiste, nella quotidianità, l’evoluzione?

Al di là di ronde, globi , catene, razze, sottorazze ?

Nel Qui e Ora, l’evoluzione significa  purificazione, cioè nel far sì prima di tutto che  il nostro corpo non sia  tiranno, ma  servitore.

Poi nel distruggere la separatività, l’egoismo, nel lavorare per un progetto, per il bene comune e non per il proprio interesse.

Nel dominare le passioni, l’ira, la collera, la vendetta per un’ingiustizia subita, eccetera.

Nel dare amore invece che odio, nel sacrificio per le persone amate, quindi per tutti i fratelli. L’amore che non chiede nulla in cambio.

Ci si può chiedere come mai l’Evoluzione dell’Umanità proceda così a stento, con tanta difficoltà.

In realtà alcuni aspetti dell’Evoluzione procedono velocemente, ma altri molto meno.

L’Evoluzione dovrebbe essere, per così dire, bilanciata.

L’equilibrio, il giusto orientamento di queste attività reggono  l’ Evoluzione dell’Uomo.

Ripensiamo all’equilibrio che regge l’Universo cui accennavamo prima.

Tutte le grandi religioni rappresentano la Divinità con Il triplice Logos:

Potere, Sapienza, Amore.

L’Uomo è un’ emanazione della Divinità , perciò il progresso dell’Umanità si deve svolgere secondo questa Trimurti. [5]

Potere, Sapienza, Amore, quindi, in equilibrio tra di loro.

Il Potere regola l’organizzazione della società, la Sapienza le attività della mente, la conoscenza, la consapevolezza, l’Amore comprende la pietà, la compassione, lo spirito di servizio verso i nostri simili.

Per quanto riguarda un aspetto della Sapienza, e cioè la Scienza, vediamo che l’Evoluzione scientifica e tecnologica  ha raggiunto livelli impressionanti, e sembra sempre arrivata ai suoi limiti, eppure la Scienza non riesce a penetrare l’essenza delle cose, ma sospinge solamente un po’ più in là i dubbi, le perplessità, il mistero.

Da un punto di vista materiale, le scoperte scientifiche a tutto campo permettono di vivere una vita  di agi e di comodità, di annullare le distanze, di vincere la maggior parte delle malattie, di essere in collegamento con il modo intero.

Poiché ogni cosa ha almeno due facce, in realtà, le disparità sociali e la miseria restano immense, nuove guerre si preparano, con armi sempre più potenti, la qualità di vita di troppe persone è tutt’altro che ideale, e nel frattempo si sta depredando il pianeta delle risorse accumulate in millenni.

Ma, peggio ancora, il materialismo, la troppa attenzione rivolta al mondo fisico, ci distolgono dagli altri due aspetti della Trimurti.

Visto che la natura dell’uomo è divina, ciò che l’uomo desidera otterrà, presto o tardi; se non in questa incarnazione, nelle prossime.

Quindi l’attaccamento ai beni materiali lo costringerà a tornare sulla terra per un’altra incarnazione. Stiamo attenti ai nostri desideri! I desideri sono catene.

Il Materialismo pervade anche il Potere, con nefandi effetti sull’organizzazione delle Società.

I governi, invece di essere una guida di moralità, non danno alcun segnale in tal senso.

Nell’ideale Teosofico, il governo dovrebbe essere ispirato dai Grandi Esseri, ma al massimo vediamo instaurarsi dei governi teocratici o ideologie al servizio del Male.

Soprattutto L’Amore sembra essere sopraffatto troppo spesso dall’ odio.

Quindi, mancando l’equilibrio, che è una delle grandi leggi del Cosmo, tra Potere, Sapienza, Amore , non può esserci una evoluzione rapida, ma soltanto profondo malessere, insicurezza, insoddisfazione, dolore.

Che cosa dire, allora, dobbiamo disperare? No, l’evoluzione è il progetto divino,

il Male e l’Odio non sono i poteri che reggono il cosmo, quindi tutto ciò può solo rallentare il progresso dell’Umanità, ma non fermarlo.

Per tornare a Giordano  Bruno, egli ha anticipato con la legge della conservazione di massa il postulato di Lavoisier di ben due secoli (il nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma) e pure l’equivalenza massa-energia postulata da Einstein.

Andando oltre, Bruno ci dice:

“Non c’è morte per noi, né per ogni sostanza; niente diminuisce sostanzialmente, ma ogni cosa, viaggiando nello spazio infinito, cambia aspetto.

E poiché tutti siamo soggetti alla legge della miglior efficienza, non dobbiamo credere, ritenere e sperare altro che siccome tutto proviene dal bene, così tutto è Bene, lavora per il Bene, e finirà nel Bene”[5]

Ancora una cosa: sembra incredibile, ma ho scritto queste righe domenica  17 febbraio di quest’anno, e mi sono accorto solo scrivendo che questa data coincide con quella della morte di Giordano Bruno, e come ricordato sul numero di febbraio della Rivista italiana di Teosofia, con la nascita di C.W.Leadbeater e la dipartita di J. Krishnamurti e di Henry Steel Olcott con l’Adyar Day. Niente succede per caso…

Marco Boccadoro

___________________________________________________________________

Bibliografia:

[1] Giordano Bruno, De triplici minimo, pp 10-17

[2] A. Besant, Giordano Bruno, The Theosophical Publishing House, Adyar, Chennai 600020, India

[3] J. Birx, Interpreting Evolution, (Prometheus Books, 1991

[4] J.J . Van der Leeuw, Il Fuoco della Creazione, E.T.T

[5]  A.Besant, Il Sentiero del Discepolo, S.T.I., Roma

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Ispirazioni dai piani superiori : Pier Giorgio Parola, Conferenza del 13-11-2012 a Torino

16 sabato Mar 2013

Posted by ancaroni in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese, Piergiorgio Parola

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Ispirazioni dai piani superiori
Pier Giorgio Parola
Conferenza del 13-11-2012 a Torino

L’argomento del nostro incontro mira indubbiamente alla fonte di un insegnamento che tutti i teosofisti conoscono: il termine stesso, teosofia (θεός, ‘dio’ e σοφία, ‘sapienza’), indica una sapienza che sta al di là delle normali capacità umane, che proviene dalla divinità.
Si tratta quindi di un concetto che, per quanto tratti di un processo lungo e difficile, dovrebbe essere chiaro per tutti i membri della Società Teosofica, in primis i dirigenti ed i divulgatori, ma penso, tuttavia, che il tema necessiti di qualche precisazione iniziale.
Nel secolo sorso madame Blavatsky ci ha parlato di Maestri che, sul piano dove ora noi siamo, sulla terra, hanno il compito di mantenere viva la conoscenza di una dottrina che, tradizionalmente, è sempre stata trasmessa comunicandola a coloro che ne erano degni. Secondo l’insegnamento di Madame Blavatsky i Maestri sono gli eredi di coloro che, lungo il susseguirsi di lunghissime ere, hanno guidato l’evoluzione dell’umanità. In un periodo in cui gli uomini erano ancora dotati dei due principi superiori, ossia di atmā e buddhi, e dei quattro inferiori, ma non del manas, e quindi non erano realmente “umani”, queste guide erano quei mitici re, eroi fovolosi, che hanno governato gli uomini fino al momento in cui l’umanità potè (dovette) essere dotata, dai manasaputra, della mente, di quella mente che doveva consentire all’umanità, ormai giunta alla fine della propria involuzione nella materia, di proseguire, lungo un sentiero evolutivo, con le proprie forze. Questi adepti iniziarono un graduale ritiro dal governo dell’evoluzione del regno umano, ma tuttavia ci furono generazioni di studiosi, di veggenti, che agirono nell’ambito dei vari popoli e che talvolta si manifestarono come le menti più brillanti di un’epoca, e, sempre restando nell’ombra, furono pronti ad intervenire nel momento del bisogno, bisogno che, secondo due adepti, c’era alla fine del XIX secolo quando, mentre iniziava a soffiare quel vento della tecnologia che doveva travolgere delle istituzioni millenarie, si decise di fondare la Società Teosofica. Allora i Maestri erano considerati degli esseri umani apparentemente normali, seppur dotati di capacità paranormali, degli uomini della nostra ronda e quindi limitati dalle sue regole (un adepto è tale soltanto al livello “incondizionato” della mente superiore), ma che erano tuttavia, quando il caso lo richiedesse, in grado di superare le proprie limitazioni personali e di servire da collegamento con i piani superiori, con quella “compassione” del Bodhisattva che tramite il Manushya, il Buddha umano, governa il nostro universo. Ma, dopo la morte della Contessa, la dottrina che i nuovi leaders della Società Teosofica propagandarono con libri, conferenze e più o meno sottili inviti, presentava i Maestri in modo alquanto diverso, ovvero come degli esseri al di fuori del nostro mondo. Questa credenza, che non trova riscontro negli insegnamenti originari della Blavatsky e delle “Lettere”, venne divulgata da C.W. Leadbeater ed Alice A. Bailey e negli anni 30 e ricevette una precisa sistemazione da Guy Ballard coi suoi Ascended Masters.
Molte discussioni sono state fatte a proposito della storicità dei Maestri e sulla loro stessa esistenza, e negli anni 90 lo storico e teosofo statunitense K. P. Johnson ha cercato di identificarli, dimostrando, con “ragionevole probabilità”, che erano stati degli uomini che vivevano al tempo di M.me Blavatsky in un modo assolutamente normale. Ma il vero problema sta fra la credenza che afferma l’esistenza sulla terra di Maestri alla guida della Società Teosofica e quella che prevede invece dei Maestri ascesi su dei piani superiori a quello terrestre.
Ci sono, qui in terra, dei Maestri alla guida della Società Teosofica? Alcuni lo negano dicendo che tutti i Maestri storici hanno “preso delle iniziazioni” (cosiddette) che li hanno portati a risiedere stabilmente su altri piani; io obietterei che su altri piani avevano già, pur avendo un corpo fisico, possibilità di operarare con i loro mayavi rupa e che, per poter avere definitivamente trasceso il piano fisico, dovrebbero, essendo stati esplicitamente definiti uomini della quinta ronda (il manushi buddha era, qui in terra, un uomo della sesta ronda), avere conseguito, in un breve secolo, il risultato previsto in oltre due miliardi di anni d’evoluzione. Io penso (interpretando gli insegnamenti originari) che, finchè dura la loro vita terrena, i Maestri siano “uomini” a tutti gli effetti. Occorre poi rilevare che, nel frattempo, i Maestri di Madame potrebbero essere morti ed essere subentrati dei nuovi Maestri, dei Maestri che potrebbero guidarci sia rimanendo incogniti che pubblicamente, seppure non ufficialmente (tanto per non rinunciare ad una teosofica sudditanza all’oriente: ad esempio il Dalai Lama. Personaggio quest’ultimo che, pur rimanendo sinceramente un monaco, afferma onestamente la propria normalità, compresi, talvolta, i sogni erotici).
Tralasciando per il momento la questione dei Maestri, vorrei rilevare che, di norma, quando si parla di ispirazione dall’alto, spirituale, a molti viene in mente la figura di un mistico circonfuso di luce, e ad altri l’immagine di una mente limpida come il cristallo che riluce di una beata onnniscienza, quest’ultima immagine appare di solito a coloro che, avendo ormai lasciata la parrocchia, hanno molto (talvolta troppo) letto ed ascoltato (sono cioè più avvezzi a navigare sul mare di una ormai diffusa new age, una cabalo-alchemica, orientalistica, ecc., cultura in cui tutti noi teosofisti di una certa età abbiamo più o meno a lungo soggiornato; un mare in cui hanno sempre nuotato, nuotano e nuoteranno pesci di ogni forma e dimensione, poichè ogni epoca ha avuto la sua new age, con i suoi sogni, le sue diete e tanti approfittatori). Ma queste sono tutte delle belle cose che prevedono qualità che, nella mia quarantennale militanza teosofica, mai ho avuto la fortuna di incontrare (rabbini caduti da cavallo sulla strada di Damasco in un caso o yogin meravigliosi nell’altro). Molto più prosaicamente, per noi teosofisti il problema sta nel fatto che non basta iscriversi alla Società Teosofica per essere “istruiti dalla divinità” e non è sufficiente comperare tanti libri per costruire una pila così alta da raggiungere l’illuminazione.
L’insegnamento tradizionale (quello supportato dalla conformità delle investigazioni di generazioni di adepti) è giunto alla conclusione che al di là del nostro settuplice sistema terreste c’è un’unica realtà, ecc., ecc., il che ci dice “chi siamo”, ma sarebbe anche bello sapere, avere la certezza di sapere, “come dobbiamo comportarci”, una sicurezza che, evidentemente, richiede un’esperienza che trascende la normalità.
La storia della Società Teosofica parla di coloro che queste cose le hanno dette e che ci hanno fornito una dottrina che spiega la struttura del mondo in cui viviamo, ma gli insegnamenti teosofici sono solo pura teoria o sono una scuola di vita? e se sono una lezione morale come dovrebbe interpretare gli insegnamenti di Madame Blavatsky chi volesse metterli in pratica?
Io penso, socraticamente, che la conoscenza, anche solo teorica, sia un buon sistema per non commettere errori, ma di quale conoscenza stiamo parlando?
Quando si mettono in pratica degli insegnamenti si vede che ogni sistema è imperfetto e che, per fortuna, non si può fare applicare agli altri un sistema personale: questo fa si che ognuno deve ottenere personalmente una conoscenza che personale non è. Tradizionalmente nessun “vero” Maestro ha mai supposto di possedere la verità (di poterla comunicare), nessun autentico Maestro ha mai preteso di non dovere confrontare le proprie riflessioni, intuizioni, visioni, con gli altri, pronto a riconsiderare le proprie idee. La gupta vidya, la dottrina segreta tradizionale, è questa e, anche nel nostro piccolo, il sistema è sempre valido: è necessario unirsi ad altri per confrontarsi.
Siamo qui in terra e qui, hic et nunc, dobbiamo (se ne abbiamo voglia) operare; e qui, oltre ad un corpo fisico che ci consente di muoverci, abbiamo solo la mente, e non la mente limpida come il cristallo di quei rari yogin che hanno raggiunto la meta, ma la mente razionale (quasi) che è a disposizione dei normalissimi uomini: una mente, si badi bene, che è il traguardo raggiunto dall’umanità dopo un viaggetto di più di duemila milioni di anni…… un lavoro da niente quindi. Quando si sentono tanti spiritualissimi cultori di discipline esoteriche disprezzare la “mente”, vantando le meraviglie di, mai ben precisati, stati trascendentali, non si deve scordare che l’origine della manifestazione di questo manvantara, il nostro periodo di attività, è stato Mahat, la grande mente, che ha “pensato e voluto” quella luce, akasha, che illumina il cosmo; e la consapevolezza di questo è la futura meta dell’umanità. E’ una meta che deve essere, evidentemente, raggiunta partendo da dove siamo e con gli strumenti di cui disponiamo: una mente legata al desiderio personale. Ad ogni livello, ogni creazione è originata da un progetto (mentale) e dalla volontà di realizzarlo (kama, quel quarto principio che nel caso di una personalità diventa tanha, trsnā, sete di vita); e l’irrinunciabile necessità della razionalità è stata ultimamente affermata anche da Benedetto XVI in un suo discorso a Ratisbona. In epoche lontane gli stati di coscienza di cui l’umanità sta ora vagheggiando erano comuni a tutti, in quanto gli uomini si valevano di guide divine, e se attualmente, nel momento in cui non solo la nostra catena planetaria terrestre, ma l’intero sistema solare sta iniziando la propria marcia di ritorno verso la “casa del Padre”, ci troviamo in un frangente in cui la tensione fra l’involuzione nella materia e l’evoluzione spirituale (entrambi parti paritarie del progetto divino: incarnazione, passione e morte, e resurrezione) è massima, siamo in un momento in cui solo l’uso “personale” di manas, il sacrificio consapevole, può pagare il prezzo del viaggio: solo la sublimazione dei propri desideri. Ogni epoca ha una meta da raggiungere e gli strumenti adatti per farlo, e la socratica razionalità della nostra cultura occidentale (talvolta poco razionale, ma che tanto affascina gli orientali) che, con medioevale pervicacia, la nostra new age (anche teosofica) considera un’ancilla “theosophiae” ha la stessa dignita di ognuno dei (sette) principi (della coscienza) con cui è “coadunita”.
Quindi, prima di parlare ancora dei Maestri, ed, eventualmente, del come mettersi in contatto con loro, occorre affrontare un altro problema: chiarire bene cosa si intende per piani superiori, che l’esperienza dimostra che il rinunciare alla ragione in nome di presunte visioni mistiche di guai ne ha provocati a bizzeffe.
Poeticamente la terza delle “Stanze di Dzyan” ci dice che “Padre-Madre tesse una tela la cui estremità superiore è congiunta allo spirito, la luce della Tenebra Unica, e l’inferiore alla sua estremità oscura, la materia”. HPB è molto chiara quando dice che: “Nel sistema solare (lasciamo stare l’intero kosmos) la materia differenziata esiste in sette differenti condizioni e, poiché prajna, che è la capacità di percepire, ha anch’essa sette aspetti diversi in corrispondenza con i sette stati della materia, devono necessariamente esserci sette stati di coscienza nell’uomo, e le religioni e le filosofie sono organizzate secondo il maggiore o minore sviluppo di questi stati” (The Secret Doctrine, II, 597 nota).
Secondo l’insegnamento teosofico, quindi, gli stati di coscienza dell’uomo sono relativi a questi sette piani di cui quello su cui si trova la nostra terra è il più basso, poi ci sono altri tre piani su cui sono situati gli altri globi della catena terrestre e poi ci sono altri tre piani al di là di quelli della nostra catena, piani che si suole definire spirituali.
Ora se per piani superiori si intendono dei piani spirituali il raggiungimento di questi piani si ha quando si trascende il piano di una mente associata al desiderio personale, se invece si intende solo il superamento della limitazione dovuta ai nostri sensi fisici il discorso cambia e qui sta una delle principali differenze (con inevitabili, comunque mascherate, ripercussioni etiche) tra l’insegnamento blavatskiano e quello di alcuni membri della Società Teosofica che le sono succeduti come maitres de la pensée teosofica, come via da seguire per i teosofisti: c’è infatti una fondamentale differenza tra il desiderio di operare secondo quello che è il progetto divino e la ricerca dei poteri psichici. Tra la possibilità di investigare sul piano astrale e l’illuminazione della bodhi, la sapienza divina. Avere dei poteri (sensi) superiori su dei piani che sono pur sempre intimamente collegati al piano fisico non significa essere spiritualmente più evoluti, il cane che ha un olfatto migliore di quello degli uomini non è per questo più intelligente.
Le investigazioni su altri piani, che sul piano astrale si limitano a quel passivo mondo degli effetti che circonda la nostra terra, possono portare in mondi diversi in cui il sistema delle cause e degli effetti è diverso e quindi, se non si è sviluppato un adeguato stato di coscienza, lo sviluppo delle siddhi può essere pericoloso, come insegna H.P.B. .
Cosa significa quindi essere spiritualmente evoluti? Significa essersi liberati (con una scelta razionale) da ogni influenza della personalità, ossia avere raggiunto quello stato in cui il nostro Sè, quel raggio monadico che dopo un lungo percorso è giunto nel regno umano, può manifestarsi (condizione che a seconda dei casi, e dell’era in cui si verifica, può essere stabile o episodica, come sembra essere stato nel caso dei nostri Maestri): Krishnamurti dice che “finchè c’è l’attività di un sè che progetta non ci si può rendere conto della realtà” ed H.P.B. afferma che “l’Ego spirituale può agire solo se l’ego personale è paralizzato”. Chi giunge a questo livello “opera” con il proprio Ego taijasi ed è in relazione con la propria divinità interiore ed illuminato dalla bodhi, dalla divina sapienza (che non è mai disgiunta dalla compassione: prajna-karuna, “voi stessi siete stati ammaestrati da Dio ad amarvi gli uni gli altri” [1 Tess., 4, 9]), è theos didaktos, istruito dalla divinità come Ammonio Sacca: è teosofo. Per Shankaracharya prajna è la totalità della coscienza, caratterizzata dalla mancanza di discriminazione e per la Mandukya Upanishad è “la coscienza per eccellenza poichè solo in lei c’è la conoscenza del passato e del futuro e di ogni cosa”; ed a proposito del fatto che i Maestri appartennero alle culture più diverse, ci fu chi nel ‘500 disse che “ciascun uomo porta in sé l’intera forma dell’umana condizione” (Montaigne, Essais, III, 2). L’uomo….essendo composto dalle essenze di tutte le gerarchie celesti può riuscire a rendere sè stesso, come tale, superiore, in un certo senso, ad ogni gerarchia o classe, o anche ad una loro associazione.
La distanza che c’è tra noi ed i Maestri è quindi la stessa che c’è, in ognuno di noi, tra l’ego personale e il proprio Ego superiore (alcuni teosofi dicono il proprio Sè superiore, ma a questo punto non esisterebbero più differenziazioni e quindi una differenza tra allievo e maestro) e può quindi essere corta o lunga a seconda dei casi.
In ognuno c’è un luogo detto la “Terra Sacra” (il primo continente), che è definita immortale in quanto è stata la culla del primo uomo e sarà la dimora dell’ultimo divino mortale scelto come sishta per essere il futuro seme dell’umanità. Di questa terra misteriosa e sacra può essere detto molto poco, se non che…… ’la stella polare ha su di lei il suo occhio rilevatore, dall’alba al tramonto di un giorno del GRANDE RESPIRO’ e questa “Terra Sacra è un luogo che ….non ha mai condiviso il destino degli altri continenti, essendo la sola il cui destino è quello di durare dall’inizio alla fine del manvantara per tutte le ronde” (The Secret Doctrine, II , 6). Su questa terra, al centro di sette mari, sta il faro che indica la strada, emettendo la luce che illumina la via “maestra”. Ed ha questo punto risulta chiaro il perchè Suzuki chiama l’illuminazione “la beffa fondamentale”, la ragione sta infatti nel fatto che, una volta ottenutala, si scopre di averla sempre posseduta
Evidentemente i Maestri devono occuparsi dell’evoluzione umana nella sua totalità mentre, ai fini pratici personali, un Maestro è il proprio Ego illuminato dalla bodhi, e raggiungerlo (gnotis eautón) è nelle possibilità degli uomini (se compiono uno sforzo adeguato). Il maestro K.H. (nella lettera n. 45) dice “Guardatevi attorno, amico mio: vedete i tre ‘veleni’ che infuriano nel cuore degli uomini, la rabbia, l’avidità e l’illusione e le cinque cause dell’ignoranza, l’invidia, la collera, l’incertezza, la pigrizia e la miscredenza, che non ci consentono di vedere la luce. Non permettono di liberare un cuore malvagio dall’inquinamento e di sentire la spiritualità che c’è in tutti noi. Non state forse cercando, per accorciare la distanza tra di noi, di liberarvi dalla rete della vita che ha catturato tutti….?”.
Questo non toglie che, nel sapiente progetto che ha indotto la Monade a reincarnarsi, a divenire preda dell’illusione dell’ego, ogni principio sia, a suo tempo, necessario ed abbia pari dignità. La personalità deve essere trascesa pur amandola (com’è stupido, sacrilego, non farlo!). Per risorgere occorre amare la vita, la vita terrena, ma allo stesso tempo essere consapevoli dell’esistenza di una realtà superiore, occorre potere dire: “Padre Mio, se non è possibile che passi oltre di me questo calice … sia fatta la tua volontà” (Matteo XXVI, 42). E qui convergono terra e cielo, riuniti nell’uomo. Se no sarebbe troppo facile, per invertire il cammino occorre una forza (divina) equiparabile a quella primordiale. Nella Dottrina Segreta (II, 81) leggiamo che “nessuna entità, sia angelica che umana, può raggiungere lo stato nirvanico, ovvero l’assoluta purezza, se non dopo eoni di sofferenza e dopo avere conosciuto sia il MALE che il bene, poichè altrimenti quest’ultimo sarebbe incomprensibile”.
Se, come afferma il Maestro K.H., la liberazione dalle cinque cause e dai tre veleni (sovente definiti con nomi diversi) ha sempre, tradizionalmente, portato a trascendere la personalità, alla consapevolezza di far parte di una individualità più ampia, al servizio amorevole dei bisognosi: orbene penso che (senza cercare molto lontano, in paesi esotici o su piani trascendenti ) dei Maestri si possono quotidianamente trovare in quelle persone che quotidianamente, nascoste negli ospedali, negli ospizi, nelle famiglie, per le strade del mondo, ……dimostrano la loro “sapiente compassione”. Sono persone, buoni samaritani con i piedi per terra, a cui il Maestro interiore ha svelato chi è il “prossimo” e come agire, senza altra motivazione che la loro compassione (karunā, carità, …..amore…..). Carità che genera fede e speranza negli uomini.
Ricordando che Krishnamurti avverte che “…se hai intenzione di meditare non sarà meditazione” e che questo va inteso anche come: “…. il desiderio personale di un Maestro porta all’illusione”.

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L’EVOLUZIONE: PROSPETTIVE TEOSOFICHE Pier Giorgio Parola

16 sabato Mar 2013

Posted by ancaroni in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese, News, Piergiorgio Parola

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L’EVOLUZIONE: PROSPETTIVE TEOSOFICHE
Pier Giorgio Parola

Quando nel 1875 due Maestri decisero di sostenere la fondazione della Società Teosofica, la divulgazione, avvenuta nel 1859, della teoria evoluzionistica darwiniana ebbe, indubbiamente, il suo peso. Più di trecent’anni dopo che il “Delle Rivoluzioni dei Corpi Celesti” di Copernico aveva cacciato l’uomo dal centro dell’universo fisico, e quasi trecento da quando Giordano Bruno venne mandato “vivus in igne… per usare clemenza senza spargimento di sangue”, l’“Origine delle Specie” di Darwin cacciò i teologi dall’Eden; in pochi secoli l’uomo aveva perso quella centralità e quella diversità rispetto alla struttura dell’universo che, per tanti secoli, si era attribuita. I Maestri, sempre attenti per il bene dell’umanità, erano ben consci dei problemi che potevano presentarsi e K.H. rileva, nella sua prima lettera a Hume, come, fra l’altro, gli scienziati nel novembre 1880 fossero “divisi sulle teorie di Darwin”.
Davanti ad un pubblico che pensava (e pensa) a tutt’altro, iniziava allora quel balletto tra il creazionismo biblico, che tutt’ora alcuni dei cristiani più conservatori mantengono, ed un evoluzionismo di cui talvolta si ignorano le differenziazioni. Diversificazioni che sono state sovente attribuibili al desiderio politico di non alienarsi determinati settori.
Gli anni in cui iniziò a formarsi il moderno movimento teosofico videro quindi M.me Blavatsky confrontarsi con la nuova dottrina. L’argomento “progresso della vita” era di attualità ed HPB conosceva bene il soggetto ed era in grado di individuare quei problemi che ancor’oggi rimangono irrisolti per la scienza e di esprimere chiaramente le differenze tra la propria dottrina ed il sistema darwiniano. Che fosse in grado di farlo lo si può rilevare anche dalla lettera che, dopo la pubblicazione dell’“Iside”, Alfred R. Wallace, uno scienziato le cui osservazioni erano state utilizzate da Darwin per elaborare le proprie teorie, le inviò (gennaio 1878) dicendosi “stupefatto per l’erudizione di questi bei volumi e per l’interesse dei temi che trattano. C’è una quantità di nuove idee che sono di grande valore”.
Invero HPB riconobbe la validità del lavoro di Darwin, pur ritenendolo insufficiente a spiegare le cause che costituiscono il fondamento dell’evoluzione e rilevando l’utilizzo “in luogo di forze creatrici consapevoli…. di forze della natura agenti alla cieca, senza alcun fine…” (S.D., II, 652). “L’occultismo non nega la realtà dell’origine meccanica dell’universo, ma proclama l’assoluta necessità dell’esistenza dei meccanici…” (S.D. I, 594).
Il giudizio di Wallace rimase una rara avis, ma se, evidentemente, non si può chiedere che un insegnamento che si basa su allegorie, astrazioni, accenni ed allusioni sia considerato scientifico, si può pretendere che sia criticato con giuste considerazioni. Questo anche perchè quella stessa ricerca che ha fornito, con i geni omeotici (quelli che controllano la forma corporale), una risposta che un tempo non si poteva pretendere dalla scienza, ha fatto si che attualmente la dottrina teosofica stia ottenendo una certa considerazione da parte di alcuni (più numerosi di quanto comunemente si pensa) scienziati; se non altro alcuni temi, come quello delle estinzioni di massa, su cui Darwin preferì sorvolare, possono essere temi di discussione e confronto.
Le fazioni dei creazionisti e degli evoluzionisti quindi, le cui posizioni sono così mutate nel corso dello scorso secolo, dovrebbero essere pronte a discutere e non a rifiutare tout court, con spocchia, quella “teosofia” che, con le teorie dell’“emanazione” e della “evoluzione”, ha dato risposte che, pur evidentemente discutibili e chiaramente non verificabili con i criteri della scienza, non mancano di una non trascurabile coerenza.
Bisogna innanzi tutto precisare che l’evoluzione di cui parla la “teosofia” ha poco da spartire con quella darwiniana; a parte il fatto che il termine “evoluzione” non è mai stato usato da Darwin (sebbene lo abbia poi fatto il suo editore). L’evoluzione darwiniana infatti, che evidenzia così bene le pecche dei “fissisti”, è figlia del “TRASFORMISMO” di Lamarck ed esclude ogni intervento cosiddetto preternaturale, utilizzando dei criteri esclusivamente “scientifici” ossia materialistici. La dottrina teosofica, in cui il concetto di evoluzione pervade così diffusamente tutto l’insegnamento da influire su ogni tema, afferma che c’è ben altro al di là del piano fisico su cui indaga la scienza. E’ un tema che HPB aveva ben presente: “….non abbiamo nulla contro la parte fisica della teoria dell’evoluzione….quello su cui abbiamo da obiettare è la totale disattenzione per l’altra parte della teoria…. l’evoluzione dello spirito, che si sviluppa in silenzio e si afferma sempre più con il perfezionarsi delle forme” (C.W. II, 185). M.me Blavatsky, in breve, sosteneva la POSSIBILITA’ di applicare un METODO assolutamente scientifico ad una realtà metafisica.
La dottrina teosofica afferma la CICLICA manifestazione di un’unica eterna, immutabile ed inconoscibile realtà e qui occorre notare che, tradizionalmente, il termine evoluzione non ha mai indicato un progresso rettilineo, e che, anche etimologicamente, il termine stesso EVOLUZIONE, dal latino E-VOLV-ERE, significa “FUORI DA,….MUOVERSI IN GIRO”. Si tratta di una manifestazione in cui c’è la fondamentale unità di ogni esistenza, in cui nulla è separato dalla realtà infinita e che è guidata ed animata da una gerarchia cosmica di esseri coscienti, ognuno dei quali ha un compito specifico. In questo universo ogni cosa deve adeguarsi alla LEGGE dell’ETERNO EQUILIBRIO che i Maestri affermano essere l’UNICA e suprema legge su cui si basa ogni cosa. Questa legge comporta che a delle cause corrispondano degli effetti, in un processo, karma, che stabilisce che l’evoluzione naturale sia soggetta ad una legge di periodicità con dei cicli con fasi divergenti, che hanno però un andamento progressivo e non solo ripetitivo.
“La dottrina segreta afferma il progressivo sviluppo di ogni cosa, dei mondi come degli atomi, e che non è concepibile un inizio od una fine di questa stupenda evoluzione. Il nostro ‘universo’ è solo uno degli infiniti universi, tutti ‘figli della necessità’ in quanto anelli della grande catena cosmica degli universi, essendo ognuno in relazione con i suoi predecessori, dei quali è l’effetto, ed essendo la causa dei suoi successori.” (S.D. I, 43).
Evolvere è un impulso eterno che, al di là del tempo, risponde al richiamo del Dharma, di quella legge costituita da tutte le cause, dagli incalcolabili dharma, i piccoli fattori, i piccoli eventi dell’esistenza di ognuno, della sua esperienza soggettiva. Il nostro karma è la combinazione degli atti e dei pensieri di tutti gli esseri, di qualsiasi tipo, che hanno partecipato al precedente manvantara ossia alla corrente di evoluzione da cui deriva la nostra.
Evolvere è un impulso a cui non si può sfuggire, in una eterna sequela Christi c’è la necessità di reincarnarsi per poi risorgere, senza una fine, la teosofia ci dice che non c’è fine e non c’è inizio, non c’è mai stato. Ci sono la fine e l’inizio delle forme particolari (non importa quanto grandi), ma non ci fu un’origine e la vita EVOLVE senza una fine, ciclicamente. Secondo l’insegnamento teosofico l’evoluzione senza inizio nè fine, è un eterno viaggio verso sempre nuove esperienze. Gli esseri più avanzati di un sistema, come la nostra catena planetaria, incominceranno come “elementali” nella prossima manifestazione, al grado più basso dei tre regni che seguono il regno minerale o di una suddivisione conforme. In relazione alle scale musicali, la prima nota di ogni ottava ha lo stesso tono di quella della precedente, ma ad una frequenza maggiore.
Per essere più precisi: “….in natura esiste un triplice schema evoluzionario per la formazione delle tre periodiche upadhi (veicoli)…., l’evoluzione monadica, quella intellettuale e quella fisica. Questi sono gli aspetti definiti o il riflesso sul campo dell’illusione cosmica di atmā, il settimo, l’unica realtà.
1. La monadica è….connessa con la crescita e lo sviluppo della monade in sempre maggiori fasi di attività unitamente a :
2. l’intellettuale rappresentata dai manasadhyani (i deva solari o agnishvatta pitri) i “datori dell’intelligenza e coscienza” all’uomo e:
3. la fisica, rappresentata dai chhaya (forme) dei pitri lunari, intorno ai quali la natura ha costruito l’attuale corpo fisico. Questo corpo serve da veicolo per la “crescita”…. e la trasformazione per mezzo del manas e, a causa dell’accumulo delle esperienze, del finito nell’infinito, del transitorio nell’eterno e assoluto. Ognuno di questi tre sistemi ha le proprie leggi ed è regolato e guidato da differenti gruppi dei più alti dhyani o “Logoi”. Ognuno è rappresentato nella costituzione dell’uomo, il microcosmo del grande macrocosmo, ed è l’unione in lui di queste tre correnti che lo rende l’essere complesso che è attualmente”. (S.D., I, 181-2).
Secondo HPB le tre correnti, quelle degli architetti (dhyani ed eventualmente adepti di grado eccelso), degli operai (gli uomini) e dei materiali da costruzione (elementali e minerali), sono combinate indissolubilmente. Ed il Maestro K.H. (lettera n.9) afferma che “…la massa dei mondi celesti abitati da uomini intelligenti (tra cui il nostro pianeta) può essere paragonata ad una sfera o meglio ad un epicicloide formato da anelli come una catena, a mondi concatenati il cui complesso rappresenta un anello o cerchio immaginario senza fine”.
Ma per chiarire tutto ciò nell’ambito dell’insegnamento teosofico occorre precisare che nei testi che sono considerati canonici ci sono delle notevoli differenze e che se HPB dice che “l’intero cosmo è guidato, controllato ed animato da una serie quasi infinita di gerarchie di esseri senzienti, ognuna con un suo compito, i quali, qualsiasi nome diamo loro, sia che li chiamiamo dhyani ciohan o angeli, sono i ‘messaggeri’, nel senso che sono gli agenti della cosmica legge karmica. I loro gradi di intelligenza e di consapevolezza variano infinitamente e considerarli tutti dei puri spiriti senza alcun legame terrestre è pura fantasia……” (S.D., I, 274-5), ed aggiunge che “invero, come abbiamo appena visto, ogni cosiddetto ‘spirito’ o è un uomo disincarnato o è un futuro uomo. Dall’arcangelo più elevato (dhyani ciohan) fino all’ultimo “costruttore” consapevole (la più bassa classe di entità spirituali) sono tutti uomini, vissuti eoni fà, in altri manvantara, su questa o su un’altra sfera, mentre gli elementali inferiori, semi intelligenti o non intelligenti, sono tutti futuri uomini” (S.D. I, 277), al contrario il sistema di C.W. Leadbeater (Jinarajadasa ecc.) afferma che “gli spiriti della natura costituiscono una evoluzione a parte, a questo livello completamente distinta da quella dell’umanità….noi sappiamo che, dopo che si è ottenuta l’individualità, lo sviluppo dell’umanità ci conduce gradualmente sul ‘sentiero’ e poi avanti verso l’alto fino a divenire degli Adepti dalle possibilità meravigliose” ed inoltre “questa è la nostra linea di sviluppo, ma non dobbiamo fare l’errore di credere che sia l’unica linea…. gli spiriti della natura, ad esempio, non sono mai stati e non saranno mai membri di una umanità come la nostra” (The Hidden Side of Things, I, 116-7). Riguardo al nostro tema ci sono quindi due posizioni antitetiche di cui occorre prendere atto, che non si possono certo ignorare, ma che, almeno a mio parere, non si possono neanche conciliare e quindi, nel prosieguo della nostra chiaccherata, almeno per oggi…., ci limiteremo a considerare il sistema blavatskiano e dei Maestri. Fatta questa precisazione possiamo ancora citare la S.D. che dice che: ”Ogni forma sulla terra ed ogni punto (atomo) nello spazio cercano, operando per l’autoformazione, di seguire il modello posto per loro nell’“HEAVENLY MAN”….. La sua (dell’atomo) involuzione ed evoluzione, la sua crescita ed il suo sviluppo esterni ed interni hanno tutti un medesimo scopo: l’uomo; l’uomo, che su questa terra è la forma massima e definitiva; la MONADE, nella sua totalità assoluta e nel suo stato di risveglio, come culmine della incarnazione divina in terra” (S.D., I, 183).
Il modello creato in corrispondenza alla legge unica, il Dharma, quella legge costituita da tutte le cause, da tutte le registrazioni custodite nell’“Uovo d’Oro” che, ubbidendo alla legge karmica, danno ciclicamente origine alla manifestazione, ad un periodo di progresso, di sristi, dopo un periodo di riposo, di pralaya, è un paradigma che si riflette in ogni forma del cosmo, in ognuna delle conformazioni che veicolano quel processo interiore che costituisce il perché dell’esistenza. Ogni progresso esteriore, ogni evoluzione è aderenza al “progetto”.
Il primo volume del “La Dottrina Segreta” è dedicato all’esame degli eventi legati alla manifestazione dell’universo ed in particolare della nostra terra in quanto connessi con la nostra evoluzione; e spiega come il graduale, progressivo, realizzarsi dei corpi fisici, di cui si occupa l’attuale scienza, è avvenuto lungo cicli regolari e costanti, secondo una legge infallibile che prevede una ciclica alterna evoluzione.
“La Dottrina Segreta” dice che: “Per l’azione della sapienza manifestata, o Mahat, rappresentata dagli innumerevoli centri di energia spirituale nel cosmo che sono il riflesso della mente universale, che è l’ideazione cosmica con la forza intellettuale che accompagna questa ideazione, il fohat della filosofia esoterica buddhista diventa oggettivo. Fohat, seguendo i sette principi di akasha, agisce sulla sostanza manifestata ossia sull’elemento unico…….e differenziandolo in vari centri d’energia, mette in moto la legge di evoluzione cosmica, che, ubbidendo all’ideazione della mente universale, porta in esistenza ogni stato d’essere del sistema solare” (S.D., I, 110). HPB ci dice che durante la nostra catena planetaria, “in una fase discentente lo spirituale gradualmente si trasforma nel minerale, poi nel punto di mezzo spirito e materia vengono equilibrati nell’uomo e dall’uomo e quindi, nella fase ascendente, lo spirito, gradualmente, si riafferma a spese del fisico, o materia, cosìcchè, alla fine della settima razza della settima ronda, la monade sarà come liberata dalla materia e da tutti i suoi attributi, come era al principio, avendo in più guadagnato esperienza e sapienza, il frutto delle sue vite personali senza più il male e le tentazioni”(S.D., II, 180-1)..
Un tema che nel secolo passato, ed ancor oggi, ha creato problemi ai teosofisti è quello delle razze ed è quindi necessario rilevare (S.D., 571-4) che differenti stati di coscienza si possono trovare nei popoli più diversi e sono generalmente dovuti, a parte l’impegno dei singoli, a delle tendenze karmiche. In ogni uomo sono virtualmente presenti tutte e sette le razze, pur essendovi la predominanza di una in particolare. La settuplice differenziazione è dovuta al fatto che le monadi (i raggi monadici) sono di sette tipi, in relazione ai sette dhyani buddha che durante la presente manifestazione sono i prototipi per ogni diversità e che operano congiuntamente. Si deduce che le diseguaglianze fra le razze sono le stesse che si trovano al livello più sublime, ognuna con la stessa dignità, e che solo la misconoscenza dell’insegnamento teosofico può intravedervi una posizione razzista.
E’ interessante notare come differenti linee evolutive si intreccino e supportino nel succedersi di successivi stati di coscenza (razze, intendendo per razza un periodo d’evoluzione e derivando il termine dalla radice latina ratio, natura, genere, e non da radix), nell’ambito di una entità unica, un insieme di monadi immortali che preparano, sotto la guida dei differenti dhyani preposti, quelle “personalità” che sono lo strumento per progredire nel sistema delle tre correnti evolutive. Un aiuto si trova nell’ammonimento dei Maestri che indicano nella legge dell’analogia la sola guida sicura, e nella constatazione che quando nel canone blavatskiano si trovano dei numeri riferiti a fattori dei processi evolutivi ci sono delle innegabili ed irrinunciabili corrispondenze.
L’evoluzione individuale non è quindi limitata ad una vita, ma continua per un numero illimitato di vite, reso possibile dalla reincarnazione, dall’ingresso del Sé, la trinità di spirito, anima e mente, in un altro corpo umano; l’accettazione della dottrina dei cicli risponde a molte domande, a bazzecole del tipo: perché si deve morire? HPB afferma la necessità di non saltare nessun gradino, ammettendo che i gradini (intervalli) ci sono. La ricerca di una possibile liberazione dal doloroso, interminabile corso del samsara è una posizione che la teosofia non stima corretta. Il teosofista non dovrebbe considerare una vita personale dell’uomo come un episodio separato, avulso dalla interminabile sequenza di reincarnazioni imposta dalla legge karmica, in un susseguirsi di momenti di involuzione e di evoluzione che richiedono dei comportamenti completamente differenti, opposti e questo è importante quando si debbano giudicare i comportamenti altrui. Al contrario, la graduale evoluzione psicologica dell’uomo non è presa in considerazione da Krishnamurti che esorta alla liberazione non dell’io, ma dall’io, e questa è la grande differenza tra il suo pensiero e la dottrina teosofica, ma l’intuizione della teoria degli “equilibri punteggiati” da parte di due uomini di scienza come Stephen Gould e Niles Eldredge, può fare riflettere (così in alto come in basso in una visione temporale di strabiliante durata) sulla possibilità di conciliare le due posizioni. Se vogliamo raccontare una storiella: un giorno dopo l’altro invecchiamo, cambiamo a poco a poco, impercettibilmente, e poi un bel giorno ci mettono un vestitino di legno…. e come cambiamento non c’è male (ma ciò che cambia è la personalità: un vestito).
In questo contesto, in cui una visione chiaramente analogica è indubbiamente sconfessata dalla quotidiana esperienza della digitalità, la scienza, con quella stessa teoria dei quanti che nel secolo scorso ha tolto agli uomini molte certezze, dà molto su cui riflettere (come ha ben compreso David Bohm).
Ad ogni modo di certo c’è il fatto che quello dell’evoluzione è un cammino che, oltre un certo limite, non può essere abbreviato da nessuno in quanto mancano le condizioni per farlo, poiché il mondo non è ancora FORMALMENTE in grado di manifestare una coscienza umana così sublime.
Ora noi teosofisti siamo ad un punto dell’evoluzione in cui si dovrebbe essere come gli evangelici “fiori dei campi”, senza l’assillo di bisogni che spingono continuamente a voler divenire qualcos’altro; l’importante è conoscerci, cercare di vederci nel nostro contesto spazio temporale, consapevoli della ciclicità della manifestazione, in cui i momenti di involuzione e di evoluzione delle individualità, personali e collettive, si intrecciano ed accavallano, e fare del nostro meglio. Evolvendo nel corso dei cicli, durante miliardi di anni di cammino, di lavoro e di crescita, l’uomo diventerà sempre più maturo, consapevole della propria posizione e della propria meta, sempre più consapevole delle cause che sta seminando, di quelle cause che saranno gli skandha che caratterizzeranno il mondo futuro. L’evoluzione ha come meta ultima l’uomo, che su questa terra è la forma massima e definitiva. Nel 1875 M.me Blavatsky ed i suoi Maestri restituirono all’uomo la sua perduta dignità.
“L’uomo…. essendo un composto delle essenze di tutte le gerarchie celesti può riuscire, come tale, a rendere sè stesso superiore, in un certo senso, ad ogni gerarchia o classe, o anche ad una loro associazione” (S.D. I, 276), il che ci ricorda, molto suggestivamente, che nella “Cosmologia di Enoch” leggiamo che: “il Signore mi disse….. poichè nemmeno ai miei angeli ho aperto il mio segreto, nè ho detto la loro nascita e non hanno conosciuto la mia creazione immensa ed inconcepibile, a te oggi la rivelo”.
La dottrina teosofica può fornire una risposta ad un problema che, fin dai tempi di Giobbe, ha sempre appassionato coloro che hanno sete di giustizia e non gradiscono pensare di essere unicamente in balia dei comandamenti di un “Dio” o, in alternativa, manovrati da una ingegnosa molecola che vuole sopravvivere: di essere sempre in balia di un qualche genio, celato lassù in cielo o quaggiù nei nostri nuclei.

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Evoluzione e prospettive teosofiche, Ascona 2013, Andrea Biasca-Caroni

13 mercoledì Mar 2013

Posted by ancaroni in Andrea Biasca-Caroni, Articoli della Rivista Teosofica Ticinese

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Alain di Leo, Andrea Biasca-Caroni, ascona, Besant, Big Bang, Catene, Evoluzione, Manvantara, Monte Verità, Nassim Haramein, Razze, Ronde, Sottorazze


Scan-1 1

Diagramma II

Tavola A

classi

Tavola D

Tavola delle corrispondenze

Tavola E Tavola F

tavole delle altre razze non inserite

Evoluzione e prospettive teosofiche

Relazione di Andrea Biasca-Caroni tenutasi al seminario Europeo della Società Teosofica, Ascona, Monte Verità marzo 2013

http://www.teosofia.ch

Evoluzione è una parola rassicurante, mi fa pensare al fatto che quello che succede è iscritto in un piano divino che va in una direzione di miglioramento, di crescita e superamento della dimensione contingente.

Pensare all’evoluzione significa tentare di descrivere qualcosa che sfugge alla nostra comprensione… il mio tentativo è forse destinato a fallire… ma a me piacciono le sfide impossibili e quindi ora mi butto.

Immaginiamo l’inizio di un manvantara :

Tutto è riassunto in un punto senza dimensione, e per tutto intendo proprio tutto… significa che il tempo al di fuori di quel punto non esiste… e non esiste neppure nel punto perchè in un punto non c’è spazio (nemmeno per un attimo !!!)-

L’implicazione di quest’affermazione è estremamente vasta… oserei dire infinita e quindi la mia conferenza durerà all’infinito… no scherzo… avevate paura eh ??

Seriamente : lo spazio non esiste quindi e nemmeno il tempo nel punto (Pralaya)… ad un certo momento (però dire momento è assurdo perché il tempo non esiste e quindi siamo in un paradosso… beh insomma : evitiamo di fissarci e facciamo cominiciare ‘sta manifestazione… booommm Manvantara o Big Bang … significa che se tutto era riassunto in un punto e fuori non c’è nulla bisogna farsi spazio in questo punto… Mi ricordo Phan Chon Ton che aveva descritto in una delle sue ultime conferenze, (se non sbaglio a Porto) che la manifestazione va vista come un bicchiere d’acqua col sapone e Dio soffia con una cannuccia (Fohat, l’alito Divino… e a guidicare dal casino che c’è su questa terra secondo me aveva anche un po’ bevuto quella sera… ma questo è un altro discorso…) e fa delle bolle (quando Dio gioca alle bolle di sapone viene fuori l’universo… dev’essere bello grosso Dio !!!). Queste bolle non sono altro che spazio libero nel nulla a densità infinita… in pratica quando poi l’universo finisce implode… si sgonfia !!! se ci pensiamo i nostri atomi non sono altro che neutroni con degli elettroni che gli girano attorno ad una distanza che per farvi capire : se un neutrone fosse grande come una capocchia di spillo gli elettroni sarebbero sulla luna… capite quanto tutto sia vuoto ???  La materia che ci sembra così solida in realtà è una frequenza energetica molto bassa… che in termini di percezioni è solida… ma sempre energia è !!! Poi teniamo presente anche la meccanica quantistica che dice che questi elettroni non si sà esattamente su quali orbite girino… l’osservatore che tenta di scoprirlo ne influenza il comportamento : e per dirla in termini filosofici : l’osservatore è l’osservato (se uno influenza l’altro la separazione è solo apparente…) ecco perché è sempre necessario prendere un punto di vista diverso quando pensiamo  alla natura ultima della realtà.

Bene… ora pensiamo come faccia questo universo a manifestarsi : pensiamo alla conformazione dello spazio : ci sono i buchi neri… come fossero lo scarico del lavandino che riporta tutto nel nulla… avvicinandosi ad essi si scompare nel non manifesto ok ? ma allora dove nasce il tutto ? Se ci pensiamo bene la creazione è costante : pensate a come sono i pianteti ? Un nocciolo duro che si è solidificato in seguito alla rotazione… su pianeti ancora allo stato non solido si può constatare che la rotazione… lo spin è la costante universale : in pratica… guardate un uragano : sembra un vortice, come lo sono gli elettroni, pensiamo alla rotazione dei pianeti attorno al sole in 3 dimensioni : il sole si sposta nella galassia in un movimento a spirale 3d e i pianeti gli girano attorno seguendolo nella sua peregrinazione… ogni momento dell’universo è diverso… questa è la creazione : il tempo segna un momento differente della coscienza di Dio che si manifesta. Pensate alle eliche del DNA che sono un po’ come il movimento del sole con i pianeti che ci girano attorno. Con quattro Basi azotate (adenina, guanina, citosina e uracile) è possibile codificare tutte le informazioni che compongono poi il corpo fisico umano… incredibile no? L’universo fisico è il corpo di Dio !!! Tutto è vivo ed è solo ad uno stadio evolutivo differente. I minerali sono un momento dell’evoluzione dove lo spirito si sta evolvendo in modo lentissimo (pensiamo ai minerali e alla loro “intelligenza” fisica incredibile e alle proprietà che possono trasmettere al nostra composizione… anche spirituale ! leggevo in un libro di una signora simpaticissima che diceva che quando compriamo un cristallo è come essere al canile. Tutti (i cristalli come i cagnolini) sperano di essere scelti e di trovare un buon padrone e una bella casa !!! Nelle piante poi lo spirito è un pochino più libero di esprimersi e poi nell’animale … beh forse vado un po’ in fretta. Ritorniamo alla nascita dell’universo, eravamo a queste bolle che fanno spazio in questa massa densissima… le bolle sono il Koilon, le particelle primordiali (ma i Bosoni di Higgs cosa sono in termini teosofici ?…) che si arrotolano in spirali tridimensionali le quali fanno lo stesso non so quante volte (7 ?) e creano gli elementi… esteriormente credo che tutto sia solo un ammasso a di fuoco visto che dal non manifesto siamo passati nel manifesto … immaginate l’attrito !!! pensate ad una meteorite che arriva nell’atmosfera e si incendia… da vuoto all’aria l’attrito a quella velocità basta per incendiare e quasi distruggere un sasso… ora pensate di passare al vuoto del nulla verso la manifestazione : un calore pazzesco !!! Strano però che poi le cose si organizzino in un certo modo, non trovate ? in fondo la termodinamica dice andiamo verso il caos e che ci vuole lavoro per vincere questa tendenza : Dio deve essere un gran lavoratore se questo corpo vive e funziona !!! Finché lo spirito anima la materia cè organizzazione e manifestazione ! Torniamo alla questione del tempo pero`: lo spazio e il tempo non sono cose fisse : pensiamo alla relatività di Einstein (che era un tipo tosto a quando ho sentito… l’atomo anche se è piccolo ha fermato i Giapponesi che stavano per rompergli le scatole anche in America !!! In una di queste case qua vicino viveva l’uomo con la ditta più grossa del mondo che avendo sposato un’ebrea è dovuto scappare in America anche lui quando il male ha cercato di prendersi la terra… sto divagando ma è strano come ordine e bene siano amici e caos e male nemici… poi ci sono delle deviazioni nel corso dell’evoluzione dove sembra che il caso prevalga… ma Dio è un gran lavoratore e mette apposte le cose, è una questione di tempo !!) Bene torniamo ad Einstein : alla velocità della luce lo spazio si curva e il tempo rallenta… quindi secondo me non essendo il tempo una variabile fissa universale la nostra dimensione, dove e quando ci manifestiamo dipende dal nostro livello evolutivo e la manifestazione esiste sempre in contemporanea con il Pralaya (la non-manifestazione). Se  i buchi neri sono lo scarico verso il non manifesto… il rubinetto da dove esce l’acqua è ovunque, in ogni bolla di Koilon che viene soffiata dal creatore… la creazione è sempre in azione e anche la distruzione… la variabile tempo è solo una nostra percezione dovuta alla struttura fisica della nostra mente. Ia coscienza arriva in una dimensione senza tempo… nell’eterno, immutabile… capite che significa ? Almeno intellettualmente si riesce ad intuirlo… ecco poi dobbiamo realizzarlo nella pratica, e li le cose cambiano perché la cartina non è il territorio, e diventare tale coscienza, beh è un lavoro lungo, di molte vite ! E` solo una questione di evoluzione spirituale il dove, come e quando ci troviamo alla luce dei ragionamenti appena esposti.

Dire uomo significa parlare di uno stato evolutivo dove 3 correnti evolutive si incontrano : quella materiale, quella mentale e quella spirituale… La nostra costituzione dipende da queste tre correnti che fanno il loro lavoro in noi. Prendiamo il corpo astrale per esempio : la sua materia per esigenze evolutive discendenti vibra il più possibile ed è solo grazie ad una attenzione costante, a vigilanza mentale, meditazione e studio che riusciamo a dominarlo (anche se angosce, paure, emozioni e passioni continuano ad attraversarlo lo stesso). La sua direzione evolutiva naturale sarebbe quella del massimo casino possibile e darebbe manforte alla struttura separativa ed accentratrice dell’ego. Cos’è l’ego ? L’ego non è altro che il risultato dell’evoluzione della prima catena, il primo corpo di Brahma, del nostro sistema, quella dell’oscurità che da come risultato Ahmkara (quello degli Asura per intenderci). Il principio separativo di esseri spirituali molto evoluti, ma ribelli e turbolenti che contengono la facoltà produttrice dell’io, necessaria per l’evoluzione umana. (Dalla prima conferenza della “Genealogia spirituale dell’Uomo di Annie Besant”). Vediamo che quindi l’io è necessario alla prima fase evolutiva (chiamiamola egoista) dell’uomo. In una fase di contrasto e auto affermazione dove vengono sviluppate molte delle capacità che vengono poi messe al servizio del prossimo una volta compiuta la conversione, il riorientamento animico verso una dimensione di superamento dell’io. Tutto è sempre una questione di fase evolutiva in cui si trova l’individuo e quindi è necessaria grande cautela e astensione dal giudizio onde evitare grossolani errori di valutazione.

La materia mentale per andare oltre appartiene alla corrente evolutiva mentale e l’evoluzione consiste nel ordinare e strutturare un tipo di materia dalle vibrazioni molto elevate e “nervose”… pensiamo ai pensieri che se non dominati e ridotti all’obbedienza affollano la mente in disordine e saltano come una scimmia di ramo in ramo in maniera anarchica e disorganizzata. Ecco in cosa consiste l’evoluzione : lavoro in favore di ordine… un ordine superiore prestabilito dagli archetipi e realizzato in 7 fasi : 3 discendenti di materializzazione, 1 di conflitto e trasferimento delle qualità ottenute attraverso questa discesa nella materia da parte degli involucri più densi allo spirito in un certo qual modo “ignorante”, 3 di risalita e riorganizzazione dove gli archetipi vengono realizzati in maniera sempre più dettagliata su piani superiori. Capite ? Lo spirito per materializzarsi necessita di rivestrirsi di Uphadhi (veicoli) sempre più densi pur mantenendo il contatto con l’assoluto inconoscibile. La monade non è altro che un adombramento, un primo livello di separazione dall’unità spirituale per tuffarsi nel manifestato… in se lo spirito non si manifesta in maniera unitaria… da quando comincia a manifestarsi di separa, si ricopre, vibra ad una frequenza e questa vibrazione scendendo di frequenza diventa la materia. Tutto è vibrazione, logos, parola… a diverse frequenze. La realtà che viviamo è fatta di atomi composti da neutroni ed elettroni, i quali girano ad una distanza che facendo un paragone e pensando ad nucleo dell’atomo come ad una capocchia di spillo dovremmo situare il suo elettrone alla stessa distanza che c’è fra la terra e la luna (la terra come nucleo, la luna l’elettrone). Tutto è essenzialmente vuoto e rimane apparentemente in forma, cioè manifestato, grazie alla vibrazione costante che gli permette di non collassare. La materia non collassa per un equilibrio delicatissimo fra materia e antimateria. Basterebbe uno squilibrio infinitesimale fra le due per una frazione di secondo a far sparire tutto e terminare questa lunghissima conferenza per esempio ! Il bello poi è che questo non deve neppure essere il primo universo perché é palesemente frutto di gerarchie creatrici che hanno raggiunto la maturità in universi passati e ora creano quello che esiste, o l’hanno fatto. Per citare Besant : L’Evoluzione Intellettuale, rappresentata dai Manasadhyani (o Deva solari, o Pitri Agnisvatta), “coloro che forniscono all’uomo l’intelligenza e la coscienza” e : 3. L’Evoluzione fisica, rappresentata dai Chhaya dei Pitri Lunari attorno ai quali la Natura ha plasmato il corpo fisico odierno.

1. L’evoluzione monadica che riguarda il progresso della monade stessa in unione con le altre due correnti.

Facciamo un saltino indietro : allora riassumendo :

Ishvara (luce infinita) si manifesta nei suoi tre poteri (la Trimurti) Brahma, Vishnu e Shiva (creativo, conservativo e distruttivo) che sono poi i 3 Logoi della teosofia (perché l’idea del suono che crea, sostiene e distrugge…). Attorno a questa Trimurti si vedono i frutti di universi passati giunti a questa grande altezza spirituale.

In seguito ci sono i 7 pianeti sacri che regnano sui dodici segni zodiacali, o dodici ordini creatori dell’universo vedi tavola diagramma I

Ricerche e referenze correlate :

Deva e Asura  

Nella tradizione vedica  un gruppo di 33 divinità e demoni che governavano le regioni di cielo, aria e terra, e assistevano l’umanità con i loro poteri benigni. Nella lotta cosmica tra le forze dell’ordine e il caos, ai Deva si contrapponevano i demoniaci Asura. Questo conflitto è rappresentato nel mito che narra che gli dei più potenti sradicarono il monte Mandara, vi avvolsero attorno il serpente Vasuki e lo scagliarono nell’oceano; i Deva tiravano il serpente da una parte, gli Asura dall’altra, finché l’oceano diventò burro. Ne emersero infine il Sole e la Luna, seguiti da Dhanvantari, medico degli dei, che portava l’elisir dell’immortalità.In un altro mito una battaglia infuriò tra Deva e Asura per centinaia di anni; i Deva furono messi in fuga dal demone bufalo Mahisha, ma si salvarono grazie alla collera di Vishnu e Shiva, così violenta da materializzarsi nella forma della divinità Durga, che ebbe la meglio sul bufalo. In numerosi miti gli Asura ottennero l’aiuto di Brahma, che consentì loro, ad esempio, di costruire tre grandi città da cui dominare le regioni di cielo, aria e terra. All’apice della gloria, tuttavia, le città degli Asura furono ridotte in cenere da Shiva e gli stessi Asura vennero scagliati in mare.Nello zoroastrismo gli Asura, o Ahura, erano associati alle forze del bene sotto la guida del dio supremo Ahura Mazda, mentre i Deva o Daeva svolgevano il ruolo opposto, essendo associati allo spirito del male Arimane.

Evoluzione prospettive teosofiche :

Dove siamo arrivati in termine di evoluzione ? Ci sono così tanti livelli di evoluzione raggiunti oggi su questo pianeta che mi sembra doveroso cercare di fare un punto della situazione per quello che ho capito e quello che riesco a decifrare scrivendo. Inizio da un punto fermo doveroso che è quello del superamento del piccolo io : l’evoluzione si misura in termini di capacità di ognuno nel rendere il proprio piccolo e egoistico io servo della volontà superiore in termini di diminuzione dell’autoinganno e di utilità nella realizzazione del piano divino. Quindi partendo dal presupposto che l’evoluzione esiste ed è positiva e mettendolo come assioma per chi ha necessità di mettere dei punti fermi come credenza perché non ha raggiunto una consapevolezza del procedere verso un futuro migliore… si beh mettiamolo come assioma, come credenza. Nei trattati teosofici troviamo le razze, le catene, le ronde e i livelli raggiunti in ogni razza da un involuzione/materializzazione ad una risalita evolutiva più organizzata dove lo spirito riesce a manifestarsi in maniera sempre più ampia (esempio nella prossima razza madre, la 6a assisteremo secondo A. Besant ad una maggiore tendenza all’unità e all’aggiunta della chiaroveggenza astrale, nella 7a alla chiaroveggenza mentale e alla perfetta realizzazione dell’unità; oggi nella maggioranza dei casi assistiamo a una forte tendenza alla separatività.)

Secondo A. Besant (vedi  “La genealogia dell’uomo”, tavole e diagrammi, tavola D : la genealogia intellettuale) :

Gli Adepti della Catena di Venere (secondo lo schema di Alain di Leo la 6a catena : in ordine Saturno, Sole, Luna, Terra, Giove, Venere, Vulcano). Il loro lavoro (di questi Adepti “extraterrestri” = ricordo che il globo più denso su codesta catena è sul piano astrale.) fu quello di incarnarsi sulla Terra per fare gli istruttori le guide della giovane umanità. Essi formarono il nucleo della grande Fratellanza Bianca, il loro capo era ed è tuttora il Grande Iniziatore. Arrivarono prima della della separazione dei sessi nella 3a razza.

Un’esempio di lotta fra “il bene e il male” il “bianco e il nero”, cito : 

Durante la 3a sottorazza della razza AtlantideaCosì parlò, così visse Varãha

terzo avatar di Visnu

 

Così parlò. L’onnipotente si trasformò in cinghiale, nero come una montagna e ricoperto di oro fino, le zampe nere come i flutti del sacro fiume Yamunã, le setole contorte come gorghi, irresistibile come la sua corrente, splendente come suo padre l’Himãlaya, imperturbabile ed impetuoso, immacolato ed ammaliante nel suo corso.

Il grande corpo lucente di sudore sembra una nube di tempesta carica di fulmini, una collana di perle brilla sulla sua pelle come fosse uno stormo di aironi tra le nubi; le due zanne sono falci che brillano nel buio come luna divisa dalle nuvole; ed avanza portando nelle mani il disco e la conchiglia, come la montagna madre circondata dal sole e dalla luna.

Questo è il cinghiale Sri Varahadeva,

terza reincarnazione di Visnu, che scende sulla Terra per ripristinare l’ordine cosmico scompaginato dal tiranno Hiranyãksa.

La possanza del cinghiale, la sua strenua difesa della prole e della genie,

il suo amore per la Terra sono gli strumenti che il Signore delle creature –Visnu- userà per far riemergere il pianeta dal profondo degli oceani.

Sri Varahadeva, il cinghiale, fiutò la Terra con il suo potente senso dell’odorato e trovatala che giaceva sul fondo dell’oceano Garbhodaka

la sollevò sulle sue potenti zanne. I saggi che furono testimoni di

questa impresa glorificarono il Signore come mahidhrah,

”Colui che sostiene la Terra.”

Il poeta Vaishnava del dodicesimo secolo Jayadeva così loda

il Signore Varaha: “O Kesava! O Signore dell’universo!

O Signore Hari che hai assunto la forma di un cinghiale!

Tutte le glorie a te! La Terra, che era sprofondata nell’oceano

Garbhodaka in fondo all’universo, è ferma sulla punta

della tua zanna come un punto sulla Luna.”
La seconda incarnazione, nella forma di nero cinghiale, si manifestò per uccidere Hiranyaksha, l’archetipo Daitya, la progenie atea di Diti.

Lo Srimad-Bhagavatam narra che una volta Diti convinse suo marito, Kasyapa Muni, ad unirsi a lei al crepuscolo, ora riservata all’adorazione del Signore Supremo. Nonostante che Diti e Kasyapa seguissero rigidamente i principi religiosi, la loro trasgressione portò alla nascita dal grembo di Diti di due gemelli atei. Durante la sua gravidanza il sole rimase oscurato e quando partorì i gemelli si scatenarono grandi terremoti e comete predissero eventi nefasti, nuvole nere fecero piovere immondizie

e le mucche emisero sangue dalle mammelle invece del latte.

Uno dei gemelli fu il prepotente Hiranyaksha che sconfisse i principali governanti dell’universo e rubò le loro ricchezze. In accordo con il significato del suo nome, Hiranyaksha o “colui il cui occhio cerca sempre l’oro ed ha il cuore avido” scavò le ricchezze sepolte della Terra e sconvolgendone l’equilibrio ne provocò la caduta nell’oceano Garbhodaka.
Un giorno il perfido Hiranyaksha si tuffò nel Garbhodaka e nuotò fino

alla dimora di Varuna per combattere contro di lui. Varuna, signore dei mondi acquatici, rifiutò di combattere e lo consigliò invece di affrontare il Signore Vishnu che poteva eliminare per sempre il suo orgoglio.
Proprio allora Sri Varahade aveva tratto in salvo Madre Terra dall’oceano Garbhodaka. Hiranyaksha alla vista del pianeta Terra che posava sulle zanne del cinghiale, pieno di invidia, così lo rimproverò:

“O animale anfibio, la Terra intera mi appartiene. Non potrai uscire di qui vivo se non mi restituisci il pianeta. Oggi ti spaccherò la testa con la mia mazza.”  Il cinghiale balzò fuori dall’acqua proprio come fa un elefante maschio quando esce da un laghetto perché assalito da un coccodrillo.

Il demone inseguì il cinghiale gridandogli:

“O codardo, non provi vergogna a fuggire davanti a chi ti sfida?”
Il cinghiale nero posò la Terra sull’acqua facendola galleggiare con la sua suprema potenza. “O vanaglorioso Hiranyaksha, io sono veramente un cinghiale selvatico che desidera uccidere un prepotente come te.

Smettila di parlare in modo così borioso e vincimi se puoi.”

Così sfidato Hiranyaksha si agitò come un cobra.

Si diresse verso il cinghiale e lo attaccò con la sua mazza, ma Sri Varahadeva schivò facilmente il suo colpo. Hiranyaksha ed il cinghiale si colpirono ripetutamente a vicenda, ma entrambi schivarono abilmente

i colpi del nemico. Lo scontro brutale fece perdere sangue ad entrambi. Ogni ferita aumentava la collera degli adirati contendenti, che sembravano due tori che combattono per una mucca.
Una intera notte poi un giorno ancora e per mille anni si batterono ed erano sanguinanti e sfiniti. Varaha allora chiamò il suo indistruttibile disco Sudarsana alla cui vista il demone scagliò la sua mazza e il suo tridente infuocato contro il cinghiale. Come un rapace afferra la sua

preda, così il cinghiale afferrò la mazza e fece a pezzi il tridente

con il suo disco Sudarsana tagliente come un rasoio.

Viste le sue armi distrutte, il demone colpì con il pugno l’ampio

petto di Sri Varahadeva.   Sebbene il pugno del demone avesse

la potenza di frantumare la roccia, il suo  rumore sordo sembrò

al Signore quello di una ghirlanda di fiori.

Allora il perfido Hiranyaksha ricorse alla magia, creando con l’illusione altri mille demoni, temporali, venti impetuosi, nuvole minacciose

e un diluvio di macigni, ma il disco Sudarsana del cinghiale

dissipò queste magie. Hiranyaksha allora provò a stritolare Sri Varahadeva tra le sue braccia, ma il Signore, che non è limitato

dallo spazio e dal tempo, sfuggì alla presa del demone.

Quando Hiranyaksha tentò un ultimo assalto,

il cinghiale lo colpì con i suoi denti a falce alla base dell’orecchio, Hiranyaksha annaspò con gli occhi sporgenti che gli uscivano

dalle orbite e cadde al suolo come un albero sradicato.

Ricoperto dal sangue del demone, le gote di Sri Varahadeva tornarono ad essere rosse come un elefante diventa rosso scavando la terra.

Le lodi dei saggi

I saggi dei sistemi planetari superiori glorificarono Sri Varahadeva

–il cinghiale- come mayamaya ovvero Signore di tutta la conoscenza, di tutta la misericordia e di tutta l’illusione. Egli  aveva ritrovato

la Madre Terra, con benevolenza l’aveva inserita nella sua orbita

e con grande sforzo aveva sconfitto la magia e l’ingordigia di Hiranyaksha.
I saggi lodarono Sri Varahadeva –il cinghiale-

anche come “Insuperabile goditore di tutti i sacrifici”.

Dalla Sri Isopanishad (Mantra 1) apprendiamo che

tutto deriva dalla Terra e tutto finisce nella Madre Terra

e perciò il devoto si propone di rispettarla.

Invece chiunque stupidamente desideri di abusare di

ciò che appartiene alla Terra viene distrutto come Hiranyaksha.

Così visse

I cinghiali sono nemici da abbattere perché vivono profondamente la Terra,

essi rivendicano il diritto alla vita contro la cupidigia e l’invidia dell’uomo.

La saggezza orientale induista, mille e mille anni fa, ha saputo distinguere demone e salvatore.

Pio Acito – 2008 –


i manga dei cinghiali sorridenti sono

di Katsushika Hokusai (1760-1849)

evoluzione TABELLA CATENE E OLTRE SISTEMA SOLARE

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Some Glimpses on Evolution, Krista Umbjarv

13 mercoledì Mar 2013

Posted by ancaroni in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese, Krista Umbjarv

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Tag

age culture, ascona, contentment, gender education, inner nature, nice time


Some Glimpses on Evolution

Krista Umbjarv

Ascona, March 2013

 

We all are here to share some time and thoughts together, yet we all have different reasons for being here – we can say that we wish to learn something about evolution, to know really something about it, to gain some peace of mind by learning something about the world, to spend some nice time with friends, to find means to really change oneself or to have some change in the routine of our daily life etc. So there are diverse reasons and likely we could say that there are as many different complex and joint reasons as there are attendees present.

And yet behind each and every such reason there is an inherent wish to find some contentment or happiness. Nobody comes here to feel bad, discontent or to suffer. So after all it is the same wish which has brought us here, but it has taken different forms in which it manifests, and this due to our past. So principally the wish is same, but it manifests in different ways. One person becomes content and happy when he or she achieves something for oneself, another finds contentment in sharing and in others being happy and content.

It is not possible to find a human being, who does not have this inherent wish to find happiness and contentment. Pursuing it or not pursuing it does not depend upon age, culture, gender, education or any other characteristic. It is something which accompanies us from birth to death. We could say that it drives us towards the fulfilment of our inner nature, the main aspect of it is happiness. Maybe we could also say that this inherent longing and pursuit is an expression of our inner nature, which manifests in us in a veiled way on the plane of evolution where we are at the moment.

So based on this it could be generalized and said that in us there is a common aspect of some same source and due to evolution there is a manifestation in different forms – that there exists unity and also diversity or multiplicity. It begins from one and it becomes many. As we are this multitude and evolutionary process is slow it is not easy to comprehend it. But nature plays and expresses this same process in many ways, within very short and also immensely long periods, different processes overlapping each another.

Let us take some examples. Every year snow falls in many places and yet scientists have found that statistically it is almost impossible that there have existed any two identical snowflakes (though every year a number with 24 zeros of snowflakes falls). If you have seen images of snow-crystals, then you know that they take absolutely amazing and beautiful forms. Various outer conditions like temperature, humidity etc have moulded them to be such as they are. And yet in the core of every snowflake there is a same source which is a small peck of dust. Many water-crystals gather around a small peck of dust to create a unique snowflake. And what happens to these billions and billions of snowflakes when their existence is to end? They all melt and become water and pecks of dust again, which one day might become snowflakes again.

It is the same with physical body of human beings. It all begins from two cells merging after which a remarkable process takes place and the result of it is a very big number of cells. It is not just a pile of cells, but highly organized and complex system. When body’s existence is about end, all cells will die, though the process of cells coming into life and dying takes place inside the body since its birth.

 

In Theosophy we talk very much about evolution and we do it in great detail. We have H.P.B.’s Secret Doctrine which could be called an exposition of the scheme of evolution. We talk about different chains, globes, races, subraces etc. We can find various ways to say something about evolution, bring many examples, learn definitions and so on, and yet there is a question without which all this would be more or less in vain. This question concerns its relevance in our own lives – whether we see evolution working in our daily life or not.

I am sure that all of us have observed our life in a way or another – otherwise we would not be here. And I guess that most of us have arrived to a conclusion, that on a very practical level the cause why we become mentally-emotionally disturbed comes from some relationship of oneself to another. Of course principally it all goes back to our mind, the main trouble is there, but it is not so easy to see it in some real life situations. In daily life our discontent, frustration, fear, anxiety, irritation, etc come from situation where there are differences in characters, views and approaches to life. This can be observed in the fact that we don’t agree with somebody, we don’t understand why another person does a thing in a certain way and so on. Many examples could be listed here.

Yet all this is an expression of the diversity mentioned before, as each one of us is an expression of evolution, driven either by outer conditions or inner choices. To reformulate this point: in a way there is no acceptance of the result of this evolutionary process. We all are in a way a result of different experiences gathered over a long course of time. And these experiences, thoughts, feelings etc have constituted our aggregates which, in Buddhist and Theosophical literature, are called skandha‘s.

But coming back to the idea of accepting others, then often it is not only the question of accepting, but even more serious – we wish others to change, to become like us, that they would do things as we do them, we wish to change people so that they would please us. And if they don’t change or comply with what we think then we are discontent. Of course this point of accepting does not mean that we have to approve and support everything we see around us, but accepting a situation and another person is an entirelly different thing.

So we can see all this diversity around us and we likely concentrate on this side of the unity-diversity arc and this is presumably also one of the main reasons if not most important one, why it is so difficult for us to really realize brotherhood in our lives. We might try to practice it, but whenever we meet this diversity in extreme form for us, it makes us forget brotherhood.

When our attention is only on the side of diversity, then we can’t see the other side. There is no easy or fast way to learn to recognize the other side in our daily life, because if it were, we would have already done it – we might occasionally recognize it to a certain extent in the silence of our meditation or something similar, but it is quite different from seeing it, for instance, during an argument with somebody. Likely it is also not wrong to say that in certain situations in our lives it has been or is almost impossible for us to recognize as even an idea that there exists something divine or some source of oneness in another person, we only see the difference and separateness – which does not please us.

As it is not easy for us to see this oneness directly and as the attempt to do it in daily life is likely to end in vain, we could maybe try to bring it on a more practical plane and try to see the ways it manifests. Likely one of the best ways to do it is to learn to recognize this common and inherent wish in everybody to be content and happy. It is not something that is difficult to be realized, but the point is whether one is willing to do it.

Whenever somebody makes a mistake according to our judgement, even hurts us, we can observe in the other person this pursuit to gain some happiness. To us it might seem as reverse to happiness, but when we really observe it, we can see this motivation being there in the background. As one Indian sage has said: “Although living beings wish to be free from suffering, they run straight toward the causes of suffering; and although they wish for happiness, out of ignorance they destroy it like a foe.”

This point is something with which every person can identify with, since  everybody experience the same process though in each individual it manifests differently. If we could learn to see evolution from this standpoint in our daily actions, it could start to arose in us some genuine compassion and love, which is not a result of some artificial or technical reasoning, but as a natural outcome to what we observe in life as life itself.

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Marco Boccadoro, Relazione Ascona 2013

12 martedì Mar 2013

Posted by ancaroni in Articoli della Rivista Teosofica Ticinese, Marco Boccadoro

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Tag

Charles Darwin, Giordano Bruno, Glossary of musical terminology, Monte Verità, On the Origin of Species, Svarga


The later of two Bruno portraits often uncriti...

The later of two Bruno portraits often uncritically accepted as genuine. Engraved by C. Meyer in Paris, first quarter of the 19th century (Photo credit: Wikipedia)

February 17, 2013

Marco Boccadoro

 “L’evoluzione: prospettive teosofiche”

Evoluzione : prospettive teosofiche

Il tema di questo seminario teosofico è l’Evoluzione.

Quando si parla di evoluzione, il pensiero corre subito a Charles Darwin.

La teoria dell’evoluzione di Darwin (On the origin of species, 1859) ci dice che le varie forme di vita discendono da un antenato comune, e che le creature complesse derivano da organismi più semplici in modo naturale, con il passare del tempo. Le mutazioni casuali genetiche degli organismi che permettono la continuazione della specie rimangono, e sono trasmesse alle prossime generazioni. Questa è la selezione naturale. Gli organismi che non beneficiano di queste mutazioni si estinguono. (un  po’ come succede per le razze d’allevamento o per le piantine di pomodori selezionate…)

Se Darwin ha intuito l’Armonia e l’Unità della Vita, dove la teoria  non convince, invece, è di fronte all’ enorme complessità anche solo a  livello cellulare, persino dei batteri più semplici.

Come la Teosofia ha sempre sostenuto, il grande progetto Divino, non il caso, determina l’evoluzione.

Nessuna persona dotata del minimo buon senso potrebbe infatti sostenere  che il corpo umano, o anche solo una sua parte, nella sua perfezione, possa essere il frutto di mutazioni casuali.

Comunque il grande merito di Darwin rimane quello di aver enunciato l’Evoluzione della forma, e per quanto riguarda l’Umanità, l’Evoluzione del corpo fisico.

L’approccio olistico all’evoluzione è invece uno dei grandi meriti della dottrina teosofica.

Già un grande apostolo della teosofia, Giordano Bruno, concepiva l’evoluzione in questo modo:

L’animo umano è l’evoluzione più alta della vita cosmica. Proviene dalla sostanza di tutte le cose. Tutti gli esseri umani sono al tempo stesso anima e corpo. Tutti sono monadi viventi, riproducendo in una forma particolare la Monade delle Monadi, in altre parole il Dio- Universo.

La corporalità è l’effetto della forza espansiva della Monade, poi la Monade ritorna su sé stessa. Questo doppio movimento di espansione e di contrazione costituisce la vita della monade. Ma la Monade sparisce solo per riapparire in altra forma in seguito. [1]

 

Giordano Bruno ha predicato l’Immanenza di Dio che è la vita universale, l’eternità dello Spirito, che ne è parte, e una vita dedicata al Vero, al Buono, al Bello, l’unico modo per vivere la nostra vita particolare in  modo da renderla degna della vita universale. [2]

Anche nel campo scientifico, Bruno ha intuito che l’Universo non ha né centro né limiti,

ha anticipato la teoria di Einstein e di Darwin.

Bruno sosteneva, infatti, che spazio, tempo, dimensioni, peso, movimento cambiamenti, eventi, relazioni, prospettive sono sempre relative ad un sistema di referenza (la base della Teoria della Relatività), e la cruciale differenza tra apparenza e realtà.[3]

Si può dire inoltre che Bruno intuì la teoria scientifica dell’evoluzione organica, sostenendo che l’universo è teso al rinnovamento e alla perfezione. Sostenendo l’unità essenziale della natura come pure suggerendo lo sviluppo di forme di vita semplici in esseri complessi, Bruno ha riconosciuto la trasformazione storica di tutti gli organismi sulla terra.

Egli ha percepito l’universo intero come un’entità organica che manifesta un essere superiore immanente, l’Unità della Vita.

Sappiamo che per queste sue idee Giordano Bruno fu imprigionato per otto anni, torturato dall’Inquisizione durante tre anni, e finalmente  bruciato sul rogo il 17 febbraio 1600 in Campo dei Fiori a Roma. Nel 2000 la Chiesa Cattolica, per il tramite di Giovanni Paolo II, ha espresso profondo rammarico per l’accaduto.

Giordano Bruno non è mai stato riabilitato dalla Chiesa.

A proposito di evoluzione, la sorte subita da Giordano Bruno è tragicamente attuale anche quattro secoli dopo, pensando alle sofferenze provocate dal fondamentalismo religioso e dall’odio etnico.

Van der Leeuw scrive, a proposito dell’evoluzione:

“ Precisamente come l’evoluzione della forma ci dimostra che il nostro corpo fisico è il risultato di un lungo processo di evoluzione fisica, così nell’evoluzione della vita, la vita dentro di noi è veduta come il risultato di una evoluzione dalle manifestazioni più semplici a stadi sempre più alti, fino a che nel Grande Ritmo della creazione la vita separata ha riguadagnato l’Unità con la divinità da cui provenne “[4]

Evoluzione significa quindi creazione continua per opera di Dio. Come accennavo  nello scorso seminario qui a Monte Verità, un ordine e un equilibrio  superiori reggono l’universo, e se l’attenzione di Dio dovesse venir meno anche per un solo istante, tutto svanirebbe:

Ad esempio, basterebbe che la forza nucleare forte variasse dello 0.5 %, o la forza elettromagnetica del 4% per distruggere tutto il carbonio e l’ossigeno in tutte le stelle, e quindi ogni possibilità di vita nell’universo!

E ancora, se la forza nucleare debole diminuisse leggermente non esisterebbero le stelle, se i protoni fossero dello 0.2 % più pesanti questi si trasformerebbero in neutroni, destabilizzando gli atomi.

Quindi una leggera variazione del grande equilibrio distruggerebbe tutto.

Ma qual è lo scopo dell’evoluzione umana?

Per gli insegnamenti teosofici, si può riassumere nel raggiungere piani di coscienza sempre più elevati, in un viaggio attraverso la reincarnazione, la sofferenza, la legge del Karma, fino al ricongiungimento con l’Essere Supremo.

L’Evoluzione, il progetto evolutivo, è l’interazione dello spirito e della Materia.

Attraverso incarnazioni successive, l’Uomo raggiunge piano sempre più elevati, fino ad arrivare al Logos.

Scrive la signora Besant:

L’Uomo nel corso della sua Evoluzione è destinato, nel pensiero dei suoi costruttori, a conquistare e occupare nel corso della presente evoluzioni cinque dei sette piani dell’universo. Egli è destinato ad agire e dominare sul piano fisico, ad agire e dominare sul piano astrale , sul piano mentale , che include lo Svarga degli Indù, il Devacian dei Teosofi; …al disopra di questo viene il piano di Buddhi e più sopra ancora il piano di Nirvana o Turyia-tita. Con che si hanno le cinque distinte regioni dell’universo destinate ad essere occupate dall’umanità nel corso di questa evoluzione. Questi sono gli stadi dell’espansione della coscienza, per i quali l’uomo deve passare per poter condurre a termine il suo pellegrinaggio.[5]

Ci si può chiedere come mai l’Evoluzione dell’Umanità proceda così a stento, con tanta difficoltà.

In realtà alcuni aspetti dell’Evoluzione procedono velocemente, ma altri molto meno.

L’Evoluzione dovrebbe essere, per così dire, bilanciata.

Tutte le grandi religioni rappresentano la Divinità con Il triplice Logos:

Potere, Sapienza, Amore.

L’Uomo è un’ emanazione della Divinità , perciò il progresso dell’Umanità si deve svolgere secondo questa Trimurti. [5]

Il Potere regola l’organizzazione della società, la Sapienza le attività della mente, la consapevolezza, l’Amore comprende la Pietà, la compassione, lo spirito di servizio verso i nostri simili.

L’equilibrio il giusto orientamento di queste attività reggono  l’ Evoluzione dell’Uomo.

Per quanto riguarda un aspetto della Sapienza, e cioè la Scienza, vediamo che l’Evoluzione scientifica ha raggiunto livelli impressionanti, e sembra sempre arrivata ai suoi limiti, eppure la Scienza non riesce a penetrare l’essenza delle cose, ma sospinge solamente un po’ più in là i dubbi, le perplessità, il mistero.

Da un punto di vista materiale, le scoperte scientifiche a tutto campo permettono di vivere una vita  di agi e di comodità, di annullare le distanze, di vincere la maggior parte delle malattie, di essere in collegamento con il modo intero.

Poiché ogni cosa ha almeno due facce, in realtà, le disparità sociali e la miseria restano immense, nuove guerre si preparano, con armi sempre più potenti, la qualità di vita di troppe persone è tutt’altro che ideale, e nel frattempo si sta depredando il pianeta.

Ma, peggio ancora, il materialismo, la troppa attenzione rivolta al mondo fisico, ci distolgono dagli altri due aspetti della Trimurti.

Il Materialismo pervade il Potere, con nefandi effetti sull’organizzazione delle Società.

I governi, invece di essere una guida di moralità, non danno alcun segnale in tal senso.

Nell’ideale Teosofico, il governo dovrebbe essere ispirato dai Grandi Esseri, ma al massimo vediamo instaurarsi dei governi teocratici al servizio del Male.

L’Amore per il prossimo, la generosità, l’apertura, l’altruismo, il Servizio sono qualità troppo rare.

Quindi, mancando l’equilibrio, che è una delle grandi leggi del Cosmo, non può esserci una evoluzione rapida, ma profondo malessere, insicurezza, insoddisfazione, dolore.

Che cosa dire, allora, dobbiamo disperare? No, l’evoluzione è il progetto divino,

il Male e l’Odio non sono i poteri che reggono il cosmo, quindi tutto ciò può solo rallentare il progresso dell’Umanità, ma non fermarlo.

Per tornare a Giordano Bruno:

“Non c’è morte per noi, né per ogni sostanza; niente diminuisce sostanzialmente, ma ogni cosa, viaggiando nello spazio infinito, cambia aspetto.

E poiché tutti siamo soggetti alla legge della miglior efficienza, non dobbiamo credere, ritenere e sperare altro che siccome tutto proviene dal bene, così tutto è Bene, lavora per il Bene, e finirà nel Bene”[5]

Ancora una cosa: sembra incredibile, ma ho scritto queste righe domenica  17 febbraio di quest’anno, e mi sono accorto solo scrivendo che questa data coincide con quella della morte di Giordano Bruno, e come ricordato sul numero di febbraio della Rivista italiana di Teosofia, con la nascita di C.W.Leadbeater e la dipartita di J. Krishnamurti e di Henry Steel Olcott con l’Adyar Day. Niente succede per caso…

Marco Boccadoro

___________________________________________________________________

Bibliografia:

[1] Giordano Bruno, De triplici minimo, pp 10-17

[2] A. Besant, Giordano Bruno, The Theosophical Publishing House, Adyar, Chennai 600020, India

[3] J. Birx, Interpreting Evolution, (Prometheus Books, 1991

[4] J.J . Van der Leeuw, Il Fuoco della Creazione, E.T.T

[5]  A.Besant, Il Sentiero del Discepolo, S.T.I., Roma

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EVOLUZIONE E PROSPETTIVE TEOSOFICHE : in anteprima una relazione che verrà proposta durante il seminario di Ascona

12 martedì Mar 2013

Posted by ancaroni in Andrea Biasca-Caroni, Articoli della Rivista Teosofica Ticinese

≈ 1 Commento


EVOLUZIONE E PROSPETTIVE TEOSOFICHE

 

Una realtà sempre più chiara sta per manifestarsi in tutta la sua gravità: È la crisi della nostra civiltà occidentale-europea che è stata testimone della sua nascita e sviluppo e che sta vivendo un suo repentino declino.

È in gioco questa nostra meravigliosa ideazione e realizzazione culturale che ha favorito il fiorire dell’intelligenza e la storia di un mondo progredito e democratico.

Siamo testimoni del tramonto di una civiltà, che attraverso diverse forme politiche e una “coscienza” del diritto della libertà della persona, già annunciata nel messaggio di Gesù, aveva contrassegnato lo sviluppo sociale e scientifico, economico e politico e favorito la letteratura, la teologia, la filosofia e tutto quanto necessario attraverso la parola e le armi difensive.

La cultura occidentale-europea è stata l’artefice di avere sostenuto e favorito in un “unico centro culturale” ogni iniziativa umana in ogni campo.

Esse sono la scienza e l’arte, le persone di culto e gli artigiani, i contadini e i commercianti, siano essi poveri o ricchi, amici o nemici perché, nonostante i vari mutamenti politici e le guerre, le rivolte e i sismi, tali traversie non avevano scalfito la nostra civiltà anzi, l’avevano rafforzata.

Orbene è successo che a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, stiamo assistendo a una disgregazione della civiltà che ha smarrito la sua direzione di marcia e la meta prefissata, ma sopra tutto, il fatto che le è stata impedita una attenta e approfondita analisi storica circa il suo passato e una mancata introduzione di un progetto realizzabile in un futuro.

Credo che le ragioni basilari di una crisi di valori siano, in ultima analisi, DUE: da una parte vi erano dei politici impreparati a causa di una profonda ottusità culturale nel prendere delle decisioni attendiste come ad esempio, quelle dei moti rivoluzionari in Russia che avevano mostrato già allora sintomi di fallimento; ma, ancor di più, è stato determinante il 1968 in cui la società più viva, “quella dei giovani”, che aveva intuito come la vecchia cultura fosse ormai in uno stato di profonda angoscia e tormento, aveva cercato di crearne una nuova ma l’impresa risultò impossibile, perché la cultura che si compone di un insieme di comportamenti e di valori che si “respirano” a livello più inconsapevole che consapevole, NON poteva venire imposta.

In secondo luogo, la mancata applicazione del concilio Vaticano II (quasi un fallimento) di cui, ancor oggi, Esso è motivo di discussione, perché non ha trovato realizzazione e perché, come il ’68 dei giovani, ha mancato il tentativo di dare maggiore credibilità alla chiesa nel verbo ispirato dal Signore.

E così, con grande tristezza e rammarico, il Cristianesimo s’incammina verso la decadenza per mancanza di fede che è la fiducia in noi stessi, perché con essa ci è stata tolta la méta da raggiungere mentre nessuna istituzione è, al momento, in condizione di restituircele.

La chiesa soffre per il peccato che non viene tanto dal mondo esteriore ma, sopra tutto, dal suo stesso interno.

È così necessario e urgente un ritorno a quei valori di moralità e di etica per i quali la chiesa ha il dovere di promuovere il Regno di Dio E NON il Potere o il materialismo terreno.

Ed ecco, come per incanto, aprirsi un panorama inedito e poetico che glorifica il Signore per il quale:

–         Amare il mondo, è amare Dio che lo ha creato

–         Amare l’universo, il sole e le stelle, i pianeti, è amare il Signore che li ha creati per offrire il paradiso in terra agli uomini.

–         Ammirare le montagne e gli oceani, le piante e i fiori, è il deferente omaggio d’amore di Dio che ci ha resi partecipi di vivere su questa terra il suo Paradiso.

–         Essere consapevoli della nostra immortalità e divinità, perché Dio è nostro Padre e tutti noi siamo figli suoi.

La Teosofia non può essere disunita o separata nella sua attività e coinvolgente presenza da quella umana e dal pensiero corrente. La Teosofia offre il suo aiuto, la sua rilevanza e lungimiranza laddove vi sia il bisogno di “ristabilire” la sola ed unica verità delle cose nella misericordia e lo spirito di Dio.

La Teosofia non poteva NON essere presente in ogni vicenda umana perché essa da sempre ha saputo illuminare le coscienze e le menti dell’uomo in ogni campo e in ogni tempo spronandole verso alti ideali con un approfondita introspezione della verià, in un trionfo e a gloria della stessa.

L’evoluzione teosofica s’identifica con la lenta trasformazione dell’uomo che sarà il protagonista della sua ascesa verticistica e che attraverso i vari piani evolutivi: da quello astrale al piano mentale, e ancor oltre, arriverà a “intravedere” la luce del Paradiso.

CHI, se non la Teosofia, potrebbe sentire compassione per l’uomo e condurlo con una tranquillità celestiale, verso un mondo di pace, di luce e d’amore, dove si compirà il disegno di Dio per la rinascita di una nuova vita pronta a popolare la terra.

Si rinnovano in tal modo sempre nuove prospettive teosofiche che sono la volontà del Signore nei secoli a venire nel tempo universale e fino alla fine dei tempi.

Sia lodato Dio, per la sua infinita pietà e grandezza al servizio dell’uomo che l’ha voluto creare a sua immagine e divino.

Sono più che mai convinto, come la Teosofia offra un valido aiuto e abbia la necessaria illuminazione per contribuire a salvare la nostra storia millenaria e tradizione di civiltà che ha generato l’evento storico più meraviglioso al mondo, con l’affermazione e la presenza della dignità e grandezza dell’uomo e di quei mitici valori di etica e moralità.

NON è possibile né consentito alla nostra civiltà, un tramonto così immeritevole, perché troppo grande è stato l’intercessione dello spirito santo che l’ha alimentata nel corso dei secoli.

 

Ascona, 23 febbraio 2013                                                        Giancarlo Fabbri

-Membro della società teosofica svizzera-

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